Il Covid-19 e il maggiore bisogno di igiene modificheranno i nostri bagni?

Il bagno nell’era covid-19. Il Covid-19 e il maggiore bisogno di igiene modificheranno i nostri bagni? Arriva il catalogo d'autunno di Ikea.

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Ikea Bagno 2020

Il Covid-19 e il maggiore bisogno di igiene modificheranno i nostri bagni?

Autunno, arriva il catalogo più atteso dell’anno: il catalogo IKEA, e quest’anno appare molto diverso dal solito. Un articolo su Linkiesta ha infatti analizzato il catalogo della catena di arredamento più famosa al mondo e ha notato come IKEA sia passata dal parlare di una casa da “abitare” al parlare di una casa da “vivere”, alludendo al fatto che in casa si passi molto più tempo di prima, per alcune persone il 100% del proprio tempo.

Spiega infatti l’articolo che “Mai come quest’anno abbiamo vissuto la casa in modo così intenso e pervasivo; quindi mai come quest’anno il catalogo Ikea, che ogni anno attraverso il suo volume ci racconta quali saranno i nostri stili abitativi, risulta fondamentale da leggere.”

Le soluzioni proposte puntano tutte alla praticità, lo stoccaggio, l’ordine e l’organizzazione. Una casa che perciò non ambisce più a un design da copertina, ma che sicuramente è più funzionale, organizzata, pratica da pulire e adatta alla coabitazione (in alcuni casi forzata e h24) di tutti i membri della famiglia.

Salotti che all’occorrenza si trasformano in uffici in smart working, camerette in cui conta più la capienza dei contenitori per i giochi che il colore dei tessuti, una cucina in cui più che il mobile conta l’utensile con cui cucinare cucinare e cucinare (e quanto abbiamo cucinato infatti durante il lockdown?).

Infine i bagni, che non sono più “una piccola spa domestica come era stato proposto negli ultimi anni, ma un luogo estremamente funzionale e ottimizzato al meglio. Prima il bagno era un luogo di ristoro e benessere dopo una giornata passata fuori, oggi che invece si passa mediamente più tempo a casa, il bagno deve essere principalmente efficiente e pratico.”

Pratico anche da pulire, aggiungiamo noi, visto che l’igiene – o per meglio dire l’igienizzazione – è il nuovo mantra dell’era covid.

Le tendenze dell’arredo bagno, del resto, hanno sempre seguito i trend epidemiologici (fonte). Insomma, il covid-19 non è stato il primo virus ad aver rimodellato i bagni. Negli Stati Uniti, ad esempio, le epidemie di colera e tubercolosi, ma anche le campagne di sensibilizzazione verso le tematiche di salute pubblica, hanno imposto una serie di cambiamenti  alle stanze da bagno, anche se inizialmente riguardavano solo i ceti abbienti, ovvero gli unici che avessero bagni in casa.

Alla fine dell’800, ad esempio, il trend dell’arredo bagno imponeva l’utilizzo del legno ovunque: attorno al lavabo, ma anche attorno ai primi vasi e alle vasche. In seguito si comprese che il legno poteva diventare ricettacolo di agenti patogeni e così il legno fu abbandonato in favore degli impianti idraulici aperti. Le vasche, inizialmente di legno con rivestimenti di zinco o rame, si trasformarono in pratici catini di ghisa rivestita di smalto. Lo smalto si diffuse largamente, tanto nei bagni di casa quanto in quelli ospedalieri. Anche sui pavimenti si passò dal legno al linoleum, e i tendaggi pesanti lasciarono il posto a tendaggi in lino, più facili da lavare e in grado di far entrare più luce. Considerate infatti che tra i precetti medici del tempo c’erano i famosi “bagni di sole”, per cui un bagno luminoso era funzionale al miglioramento delle condizioni di salute dei suoi utilizzatori. Per lo stesso motivo, il colore lasciò il posto al bianco assoluto.

Ma non furono solo gli arredi a trasformarsi. Anche il numero e la disposizione dei bagni in casa variarono e proprio all’inizio del Novecento nacque il concetto di “bagno di servizio”, una stanza a sé che permetteva di non contaminare i bagni padronali.

Tra le due guerre, con la diffusione delle piastrelle, venne promosso uno stile decorativo elegante ma con elementi sempre molto facili da pulire, come appunto i rivestimenti in mattonelle. Questa tendenza proseguì finché i progressi della medicina non convinsero gli architetti che non vi fosse più bisogno di affidare al bagno una funzione preventiva delle malattie. Ecco allora, negli anni Settanta, fare di nuovo capolino la moquette e la tappezzeria in bagno, per non parlare del parquet.

E adesso cosa cambierà (o sta già cambiando) con il coronavirus?

Il bagno nell’era covid-19

Come ha sottolineato IKEA nel suo catalogo, il bagno dovrà per prima cosa essere funzionale e igienico. Largo alle superfici semplici da lavare, lasciando fuori tutto ciò che potrebbe veicolare germi, batteri o virus, dalle scarpe (lasciarle all’ingresso o addirittura fuori la porta diverrà sempre più comune) fino ad arrivare allo scopino del WC (motivo per cui si sceglieranno sempre più di frequente doccini o scopini  WC senza spazzolino (negli spazzolini da WC la concentrazione di batteri e virus è altissima e i germi non vengono eliminati da nessun metodo di pulizia domestica), si cambierà spessissimo la spugnetta (altro temibile ricettacolo di germi) e si userà, come da prescrizione ministeriale, sempre più candeggina diluita al posto dei normali detersivi). Persino i materiali si adegueranno a queste nuove abitudini, con la diffusione di resine speciali poco porose e quindi dalle proprietà antibatteriche.

Secondo Houzz  i lavabi per l’igiene delle mani potrebbero presto trovare altri luoghi di installazione. Non solo i bagni, perciò, ma anche gli ingressi, i vestiboli e persino le camere.  I bagni, invece, saranno sempre più accompagnati da pratici antibagni, in cui lasciare gli abiti e gli accessori così da non far veicolare germi da una stanza all’altra.

Il wireless e la domotica ci aiuteranno a vivere in un bagno in cui non sarà più necessario toccare tutto  di continuo. Sensori per l’accensione delle luci, per i miscelatori e per lo sciacquone creeranno degli ambienti funzionali e più igienici.

Serviranno anni affinché tutto questo si diffonda in forma massiva, ma per gli architetti e gli esperti di design la rivoluzione è già iniziata e proseguirà a lungo, ormai in maniera indipendente dagli sviluppi della pandemia, perché la sensibilizzazione verso l’igiene negli ambienti domestici è ormai avvenuta.