LE POCHE COSE UTILI DA SAPERE SUL VACCINO ANTI COVID
Riceviamo e pubblichiamo un contributo dalla dottoressa Luisa Paese, coordinatrice del Cantiere di Futuro Sanità di Italia Viva della Provincia di Roma, in merito alla sensibilizzazione sulla campagna vaccinale contro il SARS-CoV-2.
“Domenica 27 dicembre 2020 siamo partiti in maniera simbolica in tutta Europa con la vaccinazione anti Covid-19. Le prime dosi, meno di 10 mila, sono arrivate allo Spallanzani di Roma per essere stoccate a temperatura controllata (-70 gradi centigradi) e distribuite per le prime vaccinazioni “simboliche” in tutta Italia. Da questa settimana in poi arriveranno le altre dosi e la più grande campagna di vaccinazione di massa andrà avanti. Siamo solo all’inizio di una campagna di vaccinazione finalizzata a raggiungere più persone possibili e che ci vedrà impegnati per tutto l’anno 2021. Sappiamo che il vaccino non è obbligatorio ma il mondo scientifico sa che, ad oggi, è davvero l’unica arma utile per prevenire questa drammatica infezione e limitare i danni da Sars Cov2. Diciamo da subito che il rifiuto di utilizzare questa opzione va contro le regole minime di responsabilità civile e sociale; evidentemente per raggiungere un’immunità di gregge bisogna vaccinarsi in maniera massiccia (almeno 80/90% della popolazione), in tempi più rapidi possibile, con l’obiettivo finale di sconfiggere, al massimo in un anno, questo virus e assicurare libertà dalla malattia anche a chi, per fragilità immunitarie, non possa ricorrere alla vaccinazione stessa. La libertà di ognuno non può limitare quella degli altri, soprattutto quando si parla di salute pubblica, e termina quando lede quella altrui. Per questo serve una campagna di sensibilizzazione sulla vaccinazione chiara, oggettiva e responsabile, priva di sensazionalismi, dove ognuno deve fare la propria parte con senso civico, intelligenza e serietà. A undici mesi, o forse più, abbiamo acquisito la consapevolezza che il virus è forte, è infido e a volte, in soggetti fragili, molto cattivo. I decessi ce lo insegnano, in Italia come nel resto del mondo. E non è accettabile sentir dire “si però era anziano”. Ogni decesso è una sedia vuota, è un sorriso che non c’è più ed è una storia chiusa prima del tempo. In una società civile ci vuole rispetto per tutti, soprattutto per i più fragili. Abbiamo imparato, anche, che questa emergenza sanitaria ha prodotto danni enormi all’economia ed al tessuto sociale del paese, che, come dopo una guerra, andrà ricostruito. Abbiamo acquisito quindi la consapevolezza che dobbiamo ripartire ad ogni costo. Il distanziamento, l’igiene e la mascherina sono armi che non dobbiamo dimenticare di continuare ad usare ma il vaccino è oggi l’arma più potente che abbiamo e diventa un dovere per tutti sfruttare questa opportunità, senza se e senza ma.
Per essere consapevoli delle nostre scelte e liberarci da dubbi e retropensieri vediamo, in pochi passaggi, cosa c’è da sapere sulla vaccinazione anti-covid-19 cercando di rispondere alle domande più frequenti.
SICUREZZA
E’ sicura, anche se come tutte le vaccinazioni potrebbe avere, in pochissimi casi, effetti collaterali limitati e insignificanti che non giustificano un rifiuto. Se così fosse stato oggi non avremmo debellato la poliomelite o il vaiolo. Ha avuto un altissimo numero di persone arruolate per la sua sperimentazione, infatti i vaccini in commercio e quelli di prossima autorizzazione, sono stata testati su moltissimi volontari sani. Ad esempio solo per il vaccino appena autorizzato in Italia, quello della Pfizer BioNThec, sono stati arruolati 44.000 persone volontarie, con una risposta immunitaria efficace e insignificanti effetti collaterali. Il fatto che ci siano voluti pochi mesi per le autorizzazioni è legato alla urgenza della pandemia che ha abbattuto tutte le remore brevettuali e costretto, forse per la prima volta nella storia, ad uno sforzo comune di ricerca e alla condivisione di ogni dato. Per fare presto si sono anticipate alcune fasi sperimentali, con il rischio di buttare anche molto lavoro; inoltre su queste ricerche si sono convogliate molte risorse, sia umane, con team di esperti di tutto il mondo, che economiche, con il risultato che i tempi si sono accorciati e si è arrivati prima a trovare una soluzione soddisfacente. Ricordiamo però che siamo quasi ad un anno dalla partenza della pandemia. Inoltre non sì è partiti dal nulla perché alcune intuizioni, come quella di usare pezzi di RNA messaggero (innocuo per l’uomo e facilmente degradabile) per allestire il vaccino, erano già state brevettate con successo in epidemie endemiche degli anni passati. Queste ricerche in stato avanzato, l’ingente numero di risorse stanziate, la collaborazione del mondo scientifico e della ricerca hanno perciò fatto la differenza per arrivare al risultato in tempi relativamente brevi. Inoltre, trattandosi di un’emergenza sanitaria che interessa tutto il mondo, la capacità di produzione è stata tale da garantire prima possibile l’utilizzo del vaccino e globalmente anche un’equa distribuzione.
TIPOLOGIA DI VACCINI
L’Organizzazione Mondiale di Sanità, tramite la Coalition for Epidemic Preparedness and Innovations (CEPI), organizzazione internazionale che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo e lo stoccaggio di vaccini contro microorganismi in grado di causare nuove e spaventose epidemie, sta coordinando numerosi progetti per la preparazione di vaccini contro il virus SARS-CoV-2. A causa della recente scoperta del virus, nonché della difficoltà di prevedere il tipo di risposta immunitaria, le strategie risultano molto diversificate fra loro e, di conseguenza, lo sarà anche il tipo di vaccino in grado di proteggere dall’infezione. In particolare, i ricercatori hanno lavorato su tre tipologie di vaccini:
“Vaccino a RNA: una sequenza di RNA sintetizzata in laboratorio che, una volta iniettata nell’organismo umano, induce le cellule a produrre una proteina simile a quella a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria (producendo anticorpi che, conseguentemente, saranno attivi contro il virus)
Vaccino a DNA: il meccanismo è simile al vaccino a RNA. In questo caso viene introdotto un frammento di DNA sintetizzato in laboratorio in grado d’indurre le cellule a sintetizzare una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria
Vaccino proteico: utilizzando la sequenza RNA del virus (in laboratorio), si sintetizzano proteine o frammenti di proteine del capside virale. Conseguentemente, iniettandole nell’organismo, combinate con sostanze che esaltano la risposta immunitaria, si induce la risposta anticorpale da parte dell’individuo.”
In tutti questi vaccini non vengono utilizzati virus interi vivi o attivi ma solo una componente genetica che porta nell’organismo di chi si vaccina l’informazione per produrre anticorpi specifici, perciò il vaccino finale non può causare malattie.
Il primo vaccino, autorizzato da EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, ed oggi disponibile in Italia è quello della Pfizer-BioNTech, nome commerciale Comirnaty®, da somministrare come ciclo di 2 iniezioni, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra e che produce una risposta immunitaria pari al 95%; mentre negli Stati Uniti è già in commercio il vaccino della società Moderna, ed altri ne arriveranno a breve dalle società farmaceutiche: AstraZeneca, Johnson&Johnson, Sanofi/GSK, Curevac. In totale saranno 6 le società farmaceutiche che forniranno i vaccini al nostro paese. L’Italia ne ha prenotati, tramite la comunità Europea, in totale circa 200 milioni di dosi, la maggior parte delle quali, oltre 80 milioni, dovrebbero arrivare nel terzo trimestre 2021 per completare poi eventuali vaccinazioni nel secondo trimestre 2022. Con 80 milioni di dosi, considerando che sono due le dosi da somministrare a ciascun cittadino e che la vaccinazione ad oggi non è possibile effettuarla in età pediatrica e fino a 16 anni, c’è la capienza per poter vaccinare tutta la popolazione adulta prima della fine dell’anno 2021. Le tempistiche e le cifre sopra riportate, pari al 13,46% di tutte le dosi acquisite a livello europeo e divise secondo la popolazione, potranno essere soggette a variazioni in funzione dei processi di autorizzazione e assegnazione delle dosi. Sicuramente la reale disponibilità delle dosi prenotate (ad oggi abbiamo il problema AstraZeneca con uno slittamento dell’autorizzazione) potrà essere la fase più critica di tutta l’operazione.
Di seguito una tabella riassuntiva con le dosi prenotate dall’Italia e la previsione degli arrivi:
AZIENDE PRODUTTRICI DOSI PRENOTATE ARRIVO PREVISTO
Pfizer-BioNTech, 26.920.000 I. II e III trimestre 2021
Moderna 10.768.000 I, II e III trimestre 2021
Astra Zeneca 40.380.000 I e II trimestre 2021
Johnson&Johnson 53.840.000 Dal II al IV trimestre 2021
Sanofi/GSK 40.380.000 I e II trimestre 2022
Curevac 30.285.000 Consegne frazionate dal 2021 al I trim. 2022
Totali 202.000.000
SOGGETTI DA VACCINARE
Come detto sopra le dosi autorizzate fino ad oggi sono destinate ai cittadini adulti e, in considerazione della momentanea disponibilità di dosi, il ministero della Salute ha definito dei target di priorità per la vaccinazione, ispirato sempre a” valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere.” Per questo motivo la strategia di sanità pubblica si focalizzerà inizialmente sulla riduzione diretta della morbilità e della mortalità, nonché sul mantenimento dei servizi essenziali più critici. Successivamente, si focalizzerà l’attenzione anche sulla riduzione della trasmissione, al fine di ridurre ulteriormente il carico di malattia e le conseguenze sociali ed economiche. Ecco perché i primi vaccini sono destinati al personale sanitario degli ospedali e delle strutture per anziani, ai residenti delle strutture di cui prima e alle persone di età avanzata e perciò più fragili, che hanno dato il maggior contributo negativo in numero di decessi durante questa pandemia. I numeri stimati dal Ministero della Salute sono i seguenti: 1.404.037 gli operatori sanitarie e sociosanitari, 570 mila il personale e gli ospiti delle RSA, 4.442.048 gli anziani sopra gli 80 anni. Il totale di questi numeri porta a circa a 6 milioni e quattrocentomila persone vaccinabili. Seguiranno le persone dai 60 ai 79 anni, circa 13 milioni e quattrocentomila e la popolazione con altre comorbilità stimata in oltre 7 milioni e 400 mila. Oltre 27 milioni di persone vaccinabili. Poi, all’arrivo delle altre dosi si procederà con la vaccinazione di tutta la popolazione; soprattutto utile sarà procedere con la vaccinazione della fascia di età che va dai 30 ai 59 anni, circa altri 25 milioni e 600 mila persone, ovvero popolazione attiva, che ha dimostrato nelle statistiche il più alto numero di infezioni e trasmissibilità del virus. E’ indubbio, come già evidenziato, che i volumi di potenziali dosi disponibili e la % di copertura della popolazione dipendono dai tempi delle autorizzazioni delle agenzie regolatorie e quindi dalla disponibilità reale delle dosi di vaccino prenotato. E’ certo anche che se non si arriverà ad una copertura vaccinale di oltre 45 milioni di cittadini, circa il 70% della popolazione, non si sarà in grado di arrivare ad una immunità tale da poter ricominciare una vita normale. Inoltre a causa delle diverse varianti del virus, a cominciare da quella inglese, è probabile che sarà necessario aumentare i numeri della copertura vaccinale al di sopra dell’80% di popolazione, se non oltre il 90%. Sono tutte variabili che potrebbero portare la necessità dell’obbligatorietà del vaccino. La variabile più seria potrebbe però essere quella dell’approvvigionamento e per questo bisogna tenere sotto controllo le autorizzazioni di immissione in commercio e trattare con i produttori di vaccini affinché le dosi necessarie siano disponibili ancora prima della tempistica sopra rappresentata ma anche predisporre ordinativi a ditte diverse in caso di evidenti indisponibilità o ritardi nella consegna delle dosi programmate.
LOGISTICA, APPROVVIGIONAMENTO, STOCCAGGIO E TRASPORTO E ORGANIZZAZIONE DELLE SEDUTE VACCINALI
Molto clamore c’è stato sulla logistica, sulla catena del freddo per i primi vaccini arrivati da mantenere a -70 gradi centigradi, e per quelli che verranno autorizzati in fasi successive , da mantenere a temperature di -20 gradi (il vaccino Moderna) o standard ( +2 a+08 gradi tutti gli altri), ma anche qui lo sforzo di reperire ed acquistare sistemi di refrigerazione idonei, l’utilizzo di sistemi di logistica integrata per gli scali aerei e di trasporto alle sedi deputate allo stoccaggio, il coinvolgimento dell’esercito, ad oggi non desta particolari problemi. Le dosi arriveranno nei siti destinati alla somministrazione e non si ravvisa neanche particolare preoccupazione per l’allestimento delle singole fiale di vaccino dai flaconcini multi-dose del vaccino appena arrivato, in quanto in ogni struttura ospedaliera, grazie ad operatori formati e addestrati, tra cui farmacisti ed infermieri, c’è da anni una cultura di sicurezza e abbattimento del rischio validata nell’allestimento di terapie personalizzate. Stessa cosa per la somministrazione che sarà assicurata in tutta sicurezza dagli operatori che hanno curato le campagne vaccinali in tutti questi anni, centri vaccinali e medici di famiglia, con deroghe proprio per il Covid-19 a farmacie private e strutture private. Certo la sfida sta nei grandi numeri da gestire, ma la pandemia ha ormai reso tutte le risorse sanitarie, pubbliche, accreditate e private, flessibili ed integrate tra di loro per cui ognuno ha preso in mano “un remo di questa barca” e voga per portare in salvo la barca e l’equipaggio! Abbiamo degli operatori sanitari eccellenti e sapranno fare la loro parte senza risparmiare alcuna energia. Si confida inoltre nel grande sforzo fatto e che si continua a fare, a livello nazionale e regionale, per facilitare le assunzioni di ulteriore personale se necessario. Su questo fronte è estremamente necessario essere chiari perché bisogna, adesso, aumentare la capacità giornaliera di fare vaccini con un impegno enorme, che poteva essere gestito meglio e forse anche dall’esercito con allestimento di tende mobili in ogni piazza (anche senza il fiore!), in ogni palazzetto sportivo, stadi, musei e locali dismessi sparsi in tutto il paese. In questo caso sarebbe servito il pragmatismo tedesco che già da mesi ha allestito luoghi destinati ad una vaccinazione di massa e ad oggi ha vaccinato molti più cittadini di noi. La sfida, quella vera, adesso è questa! Aumentare la capacità di fuoco vaccinale.
VACCINO-VIGILIANZA E SORVEGLIANZA IMMUNOLOGICA
Per parlare di vaccino-vigilanza partiamo con un breve cenno sulla sperimentazione clinica del vaccino che è identica a tutte le sperimentazioni sui farmaci. Essa si realizza in 3 fasi: Fase I: prima somministrazione del vaccino sull’uomo per valutare la tollerabilità e la sicurezza del prodotto (il numero dei soggetti coinvolti è molto ridotto). Fase II: se la fase I ha mostrato risultati positivi, il vaccino viene somministrato ad un numero maggiore di soggetti (sempre basso) per valutare la risposta immunitaria prodotta, la tollerabilità, la sicurezza e definire le dosi e i protocolli di somministrazione più adeguati. Fase III: se la fase II ha mostrato risultati soddisfacenti, il vaccino viene somministrato a un numero elevato di persone allo scopo di valutare la reale funzione preventiva del vaccino. Se tutte le fasi hanno dato esito positivo, il vaccino viene registrato e si procede alla produzione e distribuzione su larga scala. La vaccino vigilanza, come tutta la farmaco-vigilanza, ovvero la vigilanza sui farmaci, può essere considerata come la Fase IV. Ovvero l’impatto di un farmaco, in questo caso il vaccino, su un elevatissimo numero di popolazione sottoposto all’uso del principio attivo autorizzato in commercio. E’, al pari delle altre, una fase importantissima che permette di monitorare su larga scala gli eventuali effetti collaterali, confrontare le risposte tra i diversi vaccini sotto il profilo di rischio ed effetti collaterali, valutare attentamente ogni aspetto ed eventualmente stabilire allerta fino ad arrivare, in urgenza, anche al ritiro dal commercio. È la fase della sperimentazione clinica che include gli studi condotti dopo l’approvazione del farmaco nell’ambito delle indicazioni approvate e in piena osservanza di quanto contenuto nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP); è detta anche fase della “sorveglianza post marketing” perché viene attuata dopo l’immissione in commercio. In questa fase si acquisiscono ulteriori e nuove informazioni e vengono valutate le reazioni avverse più rare, quelle che negli studi clinici non potevano emergere, ma che con l’uso di massa del nuovo farmaco possono diventare rilevabili. Nel caso del vaccino, dove parliamo di massimo due dosi, e dove una eventuale reazione allergica grave si potrebbe sviluppare solo nella fase appena successiva alla somministrazione e perciò viene gestita subito, quello che è importante è la risposta anticorpale. E’ importante perché, i vaccini per il Covid-19 sono nuovi, e vanno perciò studiati per definire quando e se la risposta anticorpale, quindi al protezione dalla malattia, è duratura oppure no. Serve perciò per definire quando si dovrà rifare eventualmente una nuova dose. Sarà infine importante valutare la risposta immunitaria indotta dal vaccino in diversi gruppi di popolazione, in particolare su durata e qualità della risposta. Per questo è prevista anche un’indagine sierologica su un numero rappresentativo di individui vaccinati con i singoli vaccini utilizzati, con l’obiettivo di valutare la specificità della risposta immunitaria, la durata della memoria immunologica, e identificare i dati di protezione. Il monitoraggio, coordinato dall’ISS, Istituto Superiore di Sanità, coinvolgerà un campione rappresentativo di vaccinati stratificati per area geografica, età, genere, e stato di salute. Gli esami saranno eseguiti immediatamente prima della vaccinazione (tempo zero) e a distanza di 1, 6 e 12 mesi. Le evidenze scientifiche raccolte saranno pubblicate ed utilizzate a fini informativi e valutativi.
CONCLUSIONI
Per poter gestire al meglio questa campagna ed imparare da essa è quindi necessario:
– arrivare ad una copertura vaccinale di oltre 45 milioni di cittadini Italiani, che corrisponderebbe almeno al 70% della popolazione; valutare anche se a causa delle diverse varianti del virus sia necessario aumentare i numeri della copertura vaccinale al di sopra dell’80% – 90% di popolazione. Fattore questo che potrebbero portare la necessità di ragionare sull’obbligatorietà del vaccino;
– tenere sotto controllo la fase dell’approvvigionamento, monitorando e sollecitando le autorizzazioni di immissione in commercio; avviare eventuali trattative, se necessario, con i produttori di vaccini affinché le dosi siano disponibili ancora prima della tempistica sopra rappresentata e se mai implementare con nuovi ordinativi il numero delle dosi eventualmente non consegnate da qualche azienda;
– aumentare la capacità giornaliera di fare vaccini con un impegno maggiore, ad es. coinvolgendo, come detto sopra, anche l’esercito con allestimento di tende mobili in ogni piazza, in ogni palazzetto sportivo, stadi, musei e locali dismessi sparsi in tutto il paese. Aumentando quindi la capacità di fuoco vaccinale;
– trasparenza dei dati, con piattaforme semplici e gestibili in maniera integrata, sui numeri delle vaccinazioni effettuate, regione per regione ogni giorno, per definire eventuali correttivi da intraprendere e valutare gli step successivi;
– valutare infine le mutazioni del virus, il suo propagarsi ma soprattutto la risposta immunitaria sierologica per programmare l’eventuale futura ondata con la prossima stagione invernale 2021/2022 e non farci trovare impreparati. Dobbiamo capire adesso e bene se questa sarà una delle prossime campagne di vaccinazione, come quella antiinfluenzale, da ripetere tutti gli anni”.
Luisa Paese: Coordinatrice Cantiere di Futuro Sanità di Italia Viva della Provincia di Roma