Maria Rosa Bellezza si racconta attraverso il romanzo Le Lesioni dell’Anima

Intervista con l'avvocato e scrittrice Maria Rosa Bellezza. Autrice del romanzo Le Lesioni dell'Anima

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Maria Rosa Bellezza

“Fino a 10 anni circa non ho avuto alcun problema fisico particolare. Ero una bambina normale, molto tranquilla, che amava leggere e sognare. Pian piano mi sono ritrovata a vivere in un mondo sempre più ovattato fino a che non si è spento del tutto. Da lì ha avuto inizio un percorso faticoso ed estenuante di riabilitazione, esami medici e logopedia nel corso del quale ho dovuto imparare a convivere con le mie protesi e con il diverso suono che mi restituivano rispetto a quello che ricordavo. Ho dovuto anche reimparare a parlare. La mia caparbietà mi ha aiutato, anche se ho avuto grossi momenti di sconforto, e ho realizzato tanti sogni, tra cui quello di costruire una famiglia e non ultimo la soddisfazione attraverso la scrittura. Sono stata fortunata perché intorno a me ho incontrato solo persone che mi hanno amato e mi hanno fatto sentire benvoluta”. Con queste parole si presenta Maria Rosa Bellezza, mamma, avvocato, scrittrice ed autrice del romanzo: “Le Lesioni dell’Anima”.

Come è nata l’idea della scrittura?

“Era il classico sogno nel cassetto che ho accarezzato per una intera vita. Per molti anni è stata un po’ la mia coperta di Linus, l’idea astratta di avere sempre un’alternativa a cui aggrapparmi. Poi un giorno ho realizzato che non sarebbe mai potuto uscire dal cassetto se io non mi decidevo ad aprirlo. E l’ho fatto. E da quel momento si sono incastrate magicamente le occasioni e le opportunità, fino ad approdare alla pubblicazione”.

In che modo ti ha aiutata nella vita?

“La scrittura mi fa sentire libera. Posso vivere tutte le vite che voglio e scegliere quelle che mi appartengono. Mi ha aiutata molto anche ad analizzare emozioni, sensazioni e pensieri che a volte neanche sapevo di avere”.

Come descriveresti a un lettore il tuo romanzo Le Lesioni dell’Anima per incuriosirlo?

“Le lesioni dell’anima è un balsamo che lenisce ferite ataviche. Ti aiuta a fare pace con te stesso. Ada e Mizio sono due anime delicate, sensibili che vivono esperienze magiche, che possono spiegarsi solo aprendo il cuore e lasciandosi trasportare dalla passione e dall’alchimia delle anime che si riconoscono”.

A chi o cosa ti sei ispirata?

“Come lettrice sono affascinata dal realismo magico di certa letteratura brasiliana o per fare esempi più concreti quello dei romanzo di Isabelle Allende o Gabriel Garcia Marquez , nonché dal nagualismo di cui l’esponente più noto è Castaneda. La vita del vero Mizio, il mio amico Maurizio Zeni, si prestava molto a una trasposizione romanzata che mi ha dato modo di costruire in modo non banale e accademico il personaggio di un sensitivo mostrandone anche i lati umani, le debolezze, i momenti di vigliaccheria e di scoraggiamento. Intorno a lui sono nati in modo spontaneo gli altri personaggi e le loro vicende, con la storia d’amore tra Mizio e Ada che fa da cornice di completamento ad una storia complessa e delicata”.

Cosa significa davvero per un disabile poter vivere in un ambiente accessibile ed inclusivo?

“Significa, secondo me, smettere finalmente di dedicare la maggior parte della propria esistenza a capire come adattarsi alla vita degli altri cosiddetti abili e avere finalmente l’opportunità di vivere con pienezza la propria”.

Cosa servirebbe alla società italiana di oggi per fare delle nostre città spazi davvero per tutti?

“La capacità di mettersi nei panni degli altri e ampliare i propri orizzonti per creare strutture che livellino, senza omologarle, le varie diversità”.

Progetti futuri in campo personale, artistico e professionale?

  1. Progetti futuri in campo personale, artistico e professionale?

“Confido molto nella crescita professionale dello studio di avvocato che ho con due mie care colleghe. Nonostante la crisi della professione continuiamo a riscuotere successi importanti. A me personalmente auguro di continuare a scrivere libri che sappiano