Ai Musei Capitolini la Roma della Repubblica

Le sale al terzo piano di Palazzo Caffarelli ospitano il secondo capitolo del Racconto dell’Archeologia

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Fino al 24 settembre 2023, l’emozionante secondo capitolo de “Il racconto dell’Archeologia”, ai Musei Capitolini di Roma, consentirà un tour privilegiato tra materiali e contesti mai esibiti prima, direttamente dai magazzini e musei della Sovrintendenza.
Dopo la “La Roma dei Re” (tra il 2018 e il 2019), questa mostra, al terzo piano di Palazzo Caffarelli (dov’è ancora visitabile quella dedicata all’imperatore Domiziano), illustra i caratteri e le trasformazioni della società romana attraverso ben 1800 opere: soprattutto, manufatti in bronzo, pietra e terracotta, sapientemente curati da Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce. E non è un caso, visto che gli aspetti legati all’artigianato sono da sempre un più che valido punto di vista per seguire lo sviluppo dei sistemi di produzione più diffusi.
Di questo percorso espositivo, basato su un complesso lavoro di recupero (coadiuvato da innovative tecniche di ricostruzione) e grazie a un allestimento davvero accattivante, quello che attrae di più è la (ri)scoperta del colore, qui restituito anche come “proposta” fondata sull’analisi dei “cocci”. Lo spettatore, infatti, abituato a vedere tutto in bianco, si meraviglia per la bellezza e la modernità di queste testimonianze “in tinta”, tutte diverse per qualità, ma tutte valide per importanza storica. Menzione speciale per i resti di affresco dalla “Tomba Arieti” e per la ritrattistica di età tardo-repubblicana, gli altri reperti archeologici, restaurati per l’occasione, sono sorprendenti perchè
colgono la quasi totalità delle forme artistiche del periodo.
Tra una grossa teca con gli ex voto e una ricomposizione, dunque, le sale si snodano su tre direttive principali. La religione – e la religiosità -, anzitutto, tra devozione popolare e decorazione templare: la prima espressa negli ex voto; la seconda, negli edifici pubblici. Quindi, l’organizzazione delle infrastrutture cittadine e le abitazioni; e l’autocelebrazione dell’aristocrazia e delle famiglie emergenti.
Di grande impatto, il monumentale frontone del Tempio di Giove Ottimo Massimo, presentato assieme a materiali votivi dal più importante santuario dedicato a “Minerva Medica all’Esquilino”. Ma anche la Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), riconsegnata dopo

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una lunga attività di studio dei frammenti originali con tecnologie di rilievo, scultura digitale e stampa 3D. Quindi, l’organizzazione dell’approvvigionamento idrico, prima della diffusione degli acquedotti, attraverso decine di brocche con inscrizioni, accumulate nei pozzi di Largo Magnanapoli sul Quirinale. O i resti delle domus patrizie del Campidoglio, testimoniate da frammenti di pavimenti decorati, in tessere bianche/nere o con pietre policrome. Ma pure le stoviglie verniciate in rosso e nero, o decorate con le figure. Infine, i numerosi oggetti e simboli attraverso cui alcune categorie sociali comunicavano l’alto status raggiunto o per rimarcare l’antica appartenenza. Tra i più ragguardevoli luoghi di espressione in tal senso? I monumenti funerari sulle vie di accesso alla città…

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La “Roma della Repubblica” è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Organizzazione, Zètema Progetto Cultura.
Info: www.museicapitolini.org; www.museiincomune.it