Tre uomini in barca verso il Quirinale

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Barca a vela
Barca a vela chi saranno i tre sopra che vanno verso il Quirinale?

Da Tora Bora

E’ finita così, sabato mattina, all’improvviso, interrompendo un’emozione lunga tre giorni deliranti in cui è successo di tutto. E’ stata sicuramente la votazione per il Quirinale più pazza della seconda repubblica anche se nella storia repubblicana rimangono inarrivabili gli accadimenti durante le elezioni di Saragat e Scalfaro, rispettivamente presidenti nel 1964 e 1992 dopo duello interni infiniti (il primo con l’altro socialista Nenni, il secondo con l’altro democristiano Forlani).

Andiamo ai voti però, senza non sono pagelle vere e proprie:

  1. Silvio Berlusconi, voto 10. Non ne ha sbagliata una dal post-voto, nella corsa al Quirinale non ne parliamo. Torna padre della patria come ai tempi di Onna 2009, con la mossa di votare Napolitano dimostra di non voler stravincere, votando Marini tiene fede ai patti. Facendo uscire i berluscones da Montecitorio nella quarta votazione rischia il tutto per tutto, ma dimostra in maniera lampante che ci sono spaccature nel Pd. Porta a casa una cambiale in bianco da sfruttare per l’immediato (il Governo) ed il futuro (quando con il prossimo Parlamento prima o poi si rivoterà per il Colle). Invincibile;
  2. Massimo D’Alema, voto 9. Rischia di diventare il Presidente con i baffi, non si fa bruciare nel pre voto, non entra nella lista presentata al Cav. Dirige le operazioni dietro le quinte, mandando in televisione i Lothar in formato deluxe. Forse ha perso l’occasione di essere presidente, ed era il candidato più qualificato, ma ha bruciato il grande nemico Prodi. L’ha battuto in ogni votazione, nell’ultima il 4 a 2 gli avrà strappato un sorriso. Inimitabile;
  3. Gianni Letta, voto 8,5. L’uomo del dialogo torna protagonista sotterraneo. Comprende di non essere spendibile ed è ancora una volta l’uomo delle trattative di Berlusconi. Sarebbe stato sicuramente al Colle con D’Alema Presidente, ma mai dire mai per l’uomo della crostata per il futuro. Rimane in pole con Berlusconi vincitore alle prossime politiche, sempre che rimanga questo sistema di voto per la Presidenza della Repubblica… E’uno degli uomini che si spendono per il Napolitano bis. Un capolavoro. Tessitore;
  4. Giorgio Napolitano, voto 10. Non si può non dare il massimo voto al PdR. Diventa dopo essere stato monarca, il primo Papa entrato di bianco vestito in Conclave ed uscito ancora Papa. Cede alla sua voglia di pensione per il bene comune, il PD dovrebbe farlo santo e chiamare Giorgio e Giorgia tutti i nascituri da ora in poi. Chiude o si avvia a farlo prima del giuramento, anche se non si dice la parola, anche la questione Governo che ha bloccato il Paese da quasi sessanta giorni. Prima della partita per il Quirinale con la scelta dei Saggi azzarda molto ed ora dopo le critiche si trova la squadra programma già fatti. Inamovibile;
  5. Beppe Grillo, voto 8,5- Fino al Colpo di Stato e alla Marcia su Roma bis concorreva per il 10. La sparata di inizio settimana dal camper pro Rodotà mette in mutande il PD. Fondamentale la tenuta del suo gruppo parlamentare e non era così scontato. Si dice che volesse far votare Prodi, ma è credibile sino ad un certo punto. Vuol stravincere a differenza di Berlusconi e sbaglia all’ultimo chilometro: poteva anche mantenere la candidatura di Rodotà (voto in più per la santificazione dell’ex Pci, un operazione mediatica perfetta con i santini, le tessere “vecchie” del Pd bruciate dagli aficionados dell’ex Garante). Capopopolo.
  6. Pierluigi Bersani, voto 0. Sbaglia tutto, la cifra del dramma politico dell’ormai ex Segretario del Pd è in quel pianto nell’emiciclo di Montecitorio quando Napolitano è eletto. Impresentabile;
  7. Nichi Vendola, voto 4. Sale sul carro del grillismo e non c’è niente da dire, l’aveva preannunciato da tempo. Tradisce il suo benefattore Pierluigi Bersani, si scaglia contro l’elezione di Napolitano, ed è all’opposizione di tutto. E’ quello che voleva per ricostruire a sinistra, magari con Barca? Furbastro;
  8. Fabrizio Barca voto 1. Alle cinco della tarde di ieri benedice Rodotà Un fenomeno, nel momento in cui votando Napolitano si chiedeva alla politica un atto di responsabilità. Irresponsabile;
  9. Paolo Ferrero voto 0,5 More solito e come sopra. Fuori Montecitorio a solleticare le pulsioni della piazza Ridicolo;
  10. Andrea Riccardi voto 2. Emulo di Monti da Napolitano a chiedere il permesso, va dal capo partito (di che se ne dica) per votare Prodi. Respinto con perdite, continua l’afflato con i montezemoliani: Romano-Mauro bt Riccardi-Oliviero 6-0, 6-0 nel doppio presidenziale. Sinistrorso;
  11. Mario Monti: voto 6.5. Parte male tenendo una posizione coerente a non spaccare il Paese votando con il Pdl, ma insipida. Importante il passaggio con il lancio della Cancellieri con il cambio di metodo e il pressing su Napolitano da ieri sera. Il premio? Un posto nel governo. Non sarebbe poco, viste le premesse. Azzurrabile;
  12. Franco Marini: voto 4.5. Si era difeso alle lusinghe di Berlusconi con un proverbiale “mo vediamo”. 200 franchi tiratori sono pesanti da digerire e saluta subito la compagnia. Impallinato come l’ennesimo Presidente alla vigilia delle votazione e giubilato in aula. Sette anni dopo torna una scheda con “Francesco Marini” come nello scrutinio nelle elezioni per la Presidenza di Palazzo Madama nel 2006 Attapirato;
  13. Romano Prodi: voto 2. Voto in più per la meravigliosa battuta di ieri davanti ai cronisti che lo assediavano uscito dalla sua auto “sono mica il Presidente della Repubblica”. Altra categoria e altro punch l’ “arrivo appena posso” in risposta a Claudio Burlando, che gli pre annuziava la candidatura vincente al Colle più alto. Stile pubblicità anni ’90 della De Longhi per il suo condizionatore “Pinguino” si fionda letteralmente a Roma, senza considerare la scia di vendette promesse a chi lo aveva tradito nel passato, che gli si ritorcono contro (do you remember pallottoliere) . Forse non ci rende ben conto di quello che è successo: viene giubilato il padre dell’Ulivo che altro che non è se non il primo abbozzo del Partito Democratico di adesso. Sedotto ed abbandonato;
  14. Giorgia Meloni: voto 3. Votare il Capitano Ultimo come candidato di bandiera fa solo onore a Fratelli d’Italia. Continuare a farlo quando votare Napolitano era doveroso per uscire dallo stallo è stato inutile. Velletaria.

Domani con il giuramento e dopodomani con le consultazioni si ricomincia, prima all’orizzonte si vede una barca, sopra c’è un armatore meneghino, uno skipper pugliere, coi baffi ed un mozzo pronto a mediare con la moglie sotto coperta intenta a preparare crostate:

indovinate chi sono?

 Saluti, sigla, Demo

 Eretico