Nel calcio non ci sono nemici, ma solo avversari. Un dogma che ogni atleta, tifoso, dirigente porta nel cuore, dal fischio d’inizio all’uscita dal rettangolo verde. E fuori dal campo, l’agonismo lascia spazio alla solidarietà. Così anche a Santa Palomba, dove l’omonima associazione sportiva locale ha deciso di condividere il suo defibrillatore con quanti ne avessero bisogno. Stimolati dall’imminente attuazione del decreto legge Balduzzi, approvato sotto il governo Monti, quattro dirigenti hanno seguito un corso di primo intervento. Nelle strutture della Cecchignola Giovanni Ceccarelli, Umberto Giansanti, Alessandro Micocci e Stefano Vannozzi hanno conseguito il brevetto di operatore Basic Life Support and Defibrillation. Per finanziare le lezioni e l’acquisto dell’attrezzatura, l’associazione ha indetto una pesca di beneficenza, a cui hanno partecipato non solo i residenti della zona, ma anche quelli dei quartieri vicini. Consci della fondamentale importanza di questo strumento, i dirigenti hanno deciso di iscriversi a un sito internet per registrare l’effettiva presenza di un defibrillatore sul territorio. «Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo per raggiungere questo obiettivo – ha dichiarato Umberto Giansanti, dirigente dell’associazione –. Mi piace definire questa attrezzatura come il “defibrillatore della comunità”, perché è stato acquistato grazie alla bontà della gente e alla generosità dei volontari. Nel caso in cui forze dell’ordine o personale medico viaggiassero senza il macchinario, con l’iscrizione a questo portale potranno identificare subito la nostra posizione e, magari, utilizzarlo per salvare delle vite umane». Un punto fermo, la sicurezza negli impianti sportivi, che può dirsi raggiunto anche in un territorio difficile come quello di Santa Palomba? «Il rischio zero non esiste, ma con questo passaggio abbassiamo notevolmente la possibilità di incidenti dentro e fuori dal campo – ha commentato Paolo Ceccarelli, presidente dell’associazione –. Sono anni che risiedo nel territorio e finora abbiamo avuto casi di atleti che neanche sapevano di avere malattie cardiache. Inoltre, la struttura è sita a ridosso della via Ardeatina, una strada particolarmente pericolosa sia di giorno che di notte. I nostri numeri sono esposti in bella vista, fuori dalla sede sociale, per qualsiasi evenienza. Speriamo che non ci sia mai qualche incidente nelle vicinanze ma, nel caso accada, ora siamo pronti a fronteggiare anche questo tipo di emergenza».