L’Aiac ospita la mostra “Sii bella e stai zitta. Perchè l’Italia di oggi offende le donne”

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mostra aiacUna frase detta piano, a volte sussurrata, che nessuna donna dovrebbe mai ascoltare, da nessuno, in nessun momento della sua vita: Sii bella e stai zitta. Quell’invito a mostrarsi carine e morigerate, sagge e prudenti, è stato troppe volte fatto da madri, sorelle, nonne e zie. Perché con le sembianze da angelo del focolare sarebbe stato sicuramente più facile, secondo quel tipo di mentalità, trovare il maschio di turno in cerca della donna remissiva, dolce e, soprattutto, sempre bellissima. Muta e bellissima. Mai farsi trovare con la piega fuori posto, sarebbe un guaio. Per fortuna questo modo di crescere le bambine inizia pian piano ad estinguersi e il tipo di educazione differente per maschi e femmine sembra aver vita breve. Fin da piccoli, quindi, con uguali doveri e diritti anche sotto lo stesso tetto. Non si pretende di fare del femminismo, tanto mento scontato,  ma quando si parla di tirar su gli uomini e le donne del domani, va prestata molta attenzione al modo in cui lo si fa, parlarne non è mai abbastanza. E’ racchiuso tutto qui il futuro della nostra società. E’ il momento di un’educazione sentimentale improntata sul rispetto della persona in generale, al di là di sesso, razza ed età. Gli stereotipi rischiano di influenzare le relazioni e i comportamenti sia di chi li applica sia di chi ne è colpito. Quelli di di genere poi sono tra i più frequenti e anche maggiormente condivisi dalla società: possono portare a una forte limitazione per le donne, nel pensiero così come nell’azione, poiché vengono influenzate scelte e aspettative riguardanti il futuroE con un certo umorismo, la mostra Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne, che aprirà dal 2 al 23 luglio presso Interno 14, lo spazio dell’AIAC, Associazione Italiana di Architettura e Critica di Roma, ci parla di questo.

Curata da Vera Agosti e ispirata dall’omonimo saggio di Michela Marzano (Mondadori, 2010), la retrospettiva fa riflettere, attraverso le opere di diversi artisti, su come in Italia certi stereotipi siano durissimi a morire. Una donna che fa carriera è ancora oggi spesso chiacchierata o si pensa che trascuri la famiglia, oppure, a parità di condizione lavorativa, il gentil sesso guadagna meno degli uomini. Mentre a casa è ancora la donna la figura che si fa peso della maggior parte dei lavori domestici e dell’organizzazione. In mostra i ritratti di Angela Pellicanò (Reggio Calabria, 1963) e Ninni Donato (Falcone, 1959): i primi hanno come protagoniste donne affascinanti e drammatiche, immobilizzate da lacci, ormai entrati dentro di loro; i secondi presentano acerbe fanciulle dalla fisionomia androgina che sottolineano la difficoltà della crescita in entrambi i sessi. L’interiorità e la fragilità contemporanea dell’universo femminile è invece sottolineata dai raffinati disegni a matita di Anna Madia (Torino, 1976), mentre Iacopo Raugei (Firenze, 1975) cala nel nero le sue allegorie, dipingendo dettagliatamente una giovane donna legata a un vecchio televisore tramite i cavi dello stesso, mentre viene trasmessa una scena di vita perfetta, dove la madre, sempre in forma smagliante, riesce a conciliare alla perfezione la vita lavorativa con quella familiare, senza affanni e difficoltà (Perfect Lie, 2014). Una toccante storia viene raccontata da Emila Dimitrova Sirakova (Sofia, 1984) nei suoi  disegni compositi su strati di carta (Wall of Breath, 2013; I mille nomi, 2012): secondo una leggenda, quaranta vergini, destinate a divenire schiave dell’imperatore ottomano, scelgono di perire nel Mar Nero, piuttosto che vivere l’umiliante esperienza dell’harem. Per questo si legano i capelli tra loro e tenendosi per mano si gettano dalla fortezza di Kaliakra, annegando. L’artista si concentra sulle ragazze, ormai cadute nel mare (Hypotermia, 2013): belle, snelle e ripiegate su se stesse come boccioli indifesi. Fanciulle velate sono, invece, al centro dei ritratti polimaterici di Lara Pacilio, mentre Elisa Filomena (Torino, 1976), guarda al passato, con i suoi dipinti di figure femminili, ispirati alla pittura medievale e rinascimentale, ricchi di simboli esoterici.

Una mostra per ricordarci che è ora di insegnare alle nostre bambine che l’amore di un uomo va bene oltre un bell’aspetto e l’essere accondiscendenti. L’amore, il rispetto, sono un’altra cosa.