Mia nonna è arrivata prima alle Olimpiadi

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Phelps
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«Solo nella tradizione è il mio amore»

Pier Paolo Pasolini

Un pezzetto di foglio di giornale, un fiammifero e un bicchiere. Nonna dà fuoco alla carta, la appoggia sulla schiena di mio zio e con una rapidità inaspettata rinchiude il piccolo incendio nel bicchiere. La fiamma si spegne, l’aria scarseggia e dal vetro si vede solo la carne che si gonfia come un ciambellone nel forno. Lascia il bicchiere che sfidando le leggi della forza di gravità rimane avvinghiato alla schiena di zio. Qualche minuto e via. Un cerchietto rosso, tendente al viola, è il marchio di una magia passata di lì, e ogni dolore scompare.

Per questo, quando ho visto per la prima volta quei cerchietti sulle spalle del nuotatore Michael Phelps non mi sono stupita più di tanto. Per me non erano una novità. Certo, mai mi sarei aspettata di vederli sulle spalle di un campione olimpico della sua portata. Pensavo si trattasse semplicemente di un’usanza partenopea che mia nonna tramandava come sua mamma prima. Un’usanza da classificare quasi alla stregua dei riti propiziatori di alcune tribù africane. E invece no, ho scoperto che si tratta di una tradizione cinese millenaria. Come sia arrivata a Napoli, più precisamente ad Arzano, dentro casa di mia nonna, lo ignoro.

Ma è stato bello vederla lì. Sì, perché per me in fondo in vasca con quel gigante c’è stata anche nonna e la sua tecnica di coppettazione. Me la immagino dentro gli spogliatoi che si fa capire pure da un americano, che dal basso del suo metro e sessanta lo azzittisce con due parole, che gli riempie la schiena di bicchieri di vetro e poi magari gli rifila pure una melanzana alla parmigiana prima di buttarsi in acqua. Perché per le nonne non hai mai mangiato a sufficienza.

Coppettazione o meno, rimedi della nonna o meno, certo è che Michael Phelps non è entrato nella storia, perché già lo aveva fatto in passato, ma è diventato la storia in questa Olimpiade di Rio. Ha battuto ogni record, ha vinto quante più medaglie siano solo lontanamente immaginabili, ha sfatato il mito che una volta abbandonato il campo non si possa più tornare ad alti livelli. Ha persino mangiato un piatto di pasta prima di tuffarsi in acqua, rendendo orgogliose le nonne di tutto il mondo, compresa la mia che ormai ha un diploma da fisioterapista attaccato in camera e mi riceve solo su appuntamento.