Into the Inferno alla Festa del Cinema di Roma

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Herzog e Oppenheimer
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Herzog e Oppenheimer

Il cinema tedesco arriva a Roma con Werner Herzog, tra i più grandi cineasti viventi e autore del documentario Into the Inferno, nella selezione ufficiale della Festa del Cinema. Considerato tra i principali esponenti del cosiddetto “Nuovo cinema tedesco”, Herzog ha scritto, prodotto e diretto più di 60 film e documentari. Insieme a Clive Oppenheimer, Professore di vulcanologia presso l’Università di Cambridge, ha intrapreso un viaggio alla scoperta di alcuni dei vulcani più leggendari del mondo, dalla Corea del Nord all’Etiopia, dall’Islanda fino all’arcipelago di Vanuatu: confrontandosi sia con scienziati che con le popolazioni locali, hanno cercato di scoprire il profondo rapporto tra l’uomo e una delle più grandi e misteriose meraviglie della natura. Il documentario, ispirato al libro di Oppenheimer Eruptions that shook the world, unisce con maestria reportage, storia e filosofia in un’avvincente esperienza naturalistica e cinematografica. Ne abbiamo discusso in conferenza stampa con il vulcanologo inglese:

Come è avvenuto l’incontro con Herzog?

«Ci siamo incontrati dieci anni fa mentre Werner stava girando il documentario Encounters at the End of the World in Antartide, dove stavo studiando i vulcani: lui effettuava delle riprese vicino alla bocca del cratere e io ero lì. Immediatamente è scoccata la scintilla dell’amicizia: mi piacevano i suoi racconti, le sue narrazioni. Avevo avuto modo di vedere alcuni dei suoi film e gli dissi che con i vulcani non aveva ancora finito. Ci siamo tenuti in contatto e cinque anni fa, quando avevo appena pubblicato il mio libro sulle eruzioni del passato, gliene ho mandata una copia dicendogli “è arrivato il momento di fare sul serio”. Quindi abbiamo messo insieme la produzione e iniziato a raccogliere i finanziamenti»;

Tra le cose più affascinanti del film c’è la dimensione spirituale che accompagna l’osservazione della realtà. L’impatto delle eruzioni dei vulcani sul clima, sulla vita sociale, sulla religione delle persone rientrava nel vostro progetto originario?

«Mi interessava realizzare un film più da un punto di vista antropologico che scientifico: questa è la motivazione che mi ha spinto a essere coinvolto nel progetto. Fino a quel momento non ero soddisfatto dei documentari sui vulcani realizzati, ad esempio, da “National Geographic” o dalle televisioni nazionali, in cui si esamina solo l’aspetto catastrofico, senza guardare la vita che c’è intorno ai vulcani. Per me, invece, era più interessante individuare le cosmologie e le mitologie che si sviluppano intorno alle eruzioni dei vulcani, come si adattano la cultura e i sistemi di credenze. Attraverso i racconti orali delle popolazioni siamo venuti a conoscenza di eruzioni che non erano state registrate, di cui non c’era traccia neanche nell’esame delle rocce: abbiamo poi scoperto che in queste narrazioni c’era un fondamento di verità anche dal punto di vista scientifico. Tutto ciò è fondamentale anche per prevedere quello che può succedere, o come procedere alle evacuazioni»;

Personalmente ha mai avuto paura dei vulcani?

«Certo che ho avuto e ho paura, anche perché la minaccia è più che tangibile, ha a che fare con rocce bollenti e incandescenti. Sono molto felice che questo film sia stato portato a Roma, l’Italia è il paese dal quale è partita la mia formazione scientifica in vulcanologia. Ho cominciato studiando il vulcano di Stromboli, effettuando misurazioni sul bordo del cratere, da cui fuoriusciva la lava. Ero incantato e affascinato, ma dentro di me avevo paura. Ho una paura razionale dell’altitudine e dei vulcani»;

Le popolazioni che vivono alle falde dei vulcani credono più facilmente che esista l’inferno, come il titolo del film sembra suggerire?

«Sì, credo che ci sia una grande differenza in termini di esperienza tra chi cresce alle pendici di un vulcano, ad esempio a Napoli, o chi cresce in Groenlandia. Ci sono una mitologia e una serie di dei che provengono dai vulcani, e c’è un collegamento satanico con il mondo degli Inferi, gli spiriti dei defunti si ritiene risiedano all’interno del vulcano. In Occidente, anche attraverso la mediazione di Dante, il titolo che abbiamo dato al film crea una connessione con il satanico e con la morte, ma c’è anche un contrappunto, quello della creazione: in fondo ciò che respiriamo sul cratere di un vulcano è un suo prodotto».

C’è qualcosa che personalmente ancora la colpisce nel lavoro che fa?

«Quando mi avvicino a un vulcano mi concentro solo sul mio lavoro, sulle misurazioni che devo compiere, ma una volta azionate le macchine mi lascio attrarre dall’ambiente che mi circonda e lascio che questa esperienza mi entri dentro: è qualcosa di multisensoriale, che ti tocca al livello emotivo. Tutti i sensi sono coinvolti: sei ipnotizzato dal lago di lava, percepisci delle vibrazioni sotto i piedi, con l’odorato e con il gusto catturi i gas acidi che il vulcano emette. Anche l’aspetto paesaggistico ti toglie il fiato, non è un caso che preferisca lavorare sul campo piuttosto che in laboratorio».

Avete avuto difficoltà a girare in Corea del Nord?

«Sono cinque anni che opero come vulcanologo in Corea del Nord, fui invitato da uno scienziato locale. Mi sono reso conto che il vulcano è parte integrante della vita dei nordcoreani: è ovunque, nelle immagini e nelle fotografie, anche i due presidenti sono ritratti sul bordo del cratere. È la montagna sacra della rivoluzione, ogni nordcoreano vorrebbe realizzarvi un pellegrinaggio. È una vera e propria icona culturale, rappresenta la loro origine, in quanto si ritiene che essi siano venuti su dal vulcano cinquemila anni fa. Ho portato avanti l’idea di un film su questo vulcano: se c’era un regista che poteva girare alla luce del sole, quello poteva essere Werner Herzog. Il nostro film documenta la situazione politica e sociale di questo paese molto più di quanto avrebbe potuto farlo un reportage investigativo girato clandestinamente. Abbiamo realizzato le riprese senza intoppi».

Into the Inferno è prodotto da Spring Films, Werner Herzog Film e Matter of Fact Media, e sarà disponibile su Netflix (rete di Internet TV, ndr) dal 28 ottobre in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.