A Roma la Masterclass di Smetto Quando Voglio

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Smetto Quando Voglio
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Smetto Quando Voglio

La banda dei ricercatori è tornata. Anzi, non è mai andata via. Se in Smetto quando voglio, primo capitolo di una “saga” in tre parti, Pietro Zinni (Edoardo Leo) e i suoi colleghi per sopravvivere avevano lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale diventando poi dei criminali, adesso è proprio la legge ad aver bisogno di loro. Sarà infatti l’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) a chiedere al detenuto Zinni di rimettere in azione la banda, creando una task force al suo servizio in grado di fermare il dilagare delle smart drugs. Agire nell’ombra per ottenere la fedina penale pulita: questo è il patto. Il neurobiologo (Leo), il chimico (Stefano Fresi), l’economista (Libero de Rienzo), l’archeologo (Paolo Calabresi), l’antropologo (Pietro Sermonti) e i latinisti (Lorenzo Lavia e Valerio Aprea) si ritroveranno loro malgrado dall’altra parte della barricata, ma per portare a termine questa nuova missione dovranno rinforzarsi, riportando in Italia nuove reclute, un anatomista (Marco Bonini) e un ingegnere (Giampaolo Morelli), tra i tanti “cervelli in fuga” scappati all’estero. La banda criminale più colta di sempre si troverà così ad affrontare molteplici imprevisti e nemici sempre più cattivi, come un chimico industriale interpretato da Luigi Lo Cascio, tra incidenti, inseguimenti, esplosioni, assalti e rocambolesche situazioni. In questo secondo capitolo Smetto quando voglio – Masterclass, presentato in anteprima a Roma alla presenza del cast e al cinema dal 2 febbraio, il regista Sidney Sibilia unisce la commedia all’italiana al film d’azione, dando vita a un’action comedy che non risparmia citazioni da pietre miliari della cinematografia moderna, da James Bond a Indiana Jones e Ritorno al Futuro. Attraverso il registro ironico, il film mette in luce la condizione dei ricercatori italiani che hanno difficoltà a valorizzare gli studi e a trovare un lavoro adeguato, evidenziando che spesso i giovani talenti vivono una quotidianità fatta di espedienti e compromessi. «È un film che crea empatia tra gli intellettuali, che si trovano a non poter spendere quello che sanno. Un paese in cui gli intellettuali si trovano a essere guardati con sospetto e disprezzo è un paese in cui tira una brutta aria», ha commentato al riguardo Pietro Sermonti. A questa pellicola ne seguirà una terza, dal titolo Ad honorem, ugualmente prodotta da Domenico Procacci e Matteo Rovere con Rai Cinema: «La saga di Smetto quando voglio» – ha dichiarato il regista – «è stato un viaggio lunghissimo e bellissimo. Una vera “epopea” che ha richiesto un anno e mezzo di scrittura, una lunghissima preparazione dedicata ad alcune sequenze che non avevano un precedente in Italia, oltre trecento persone che hanno lavorato gomito a gomito con un unico scopo: farvi fare due risate».