Ad Ariccia si presenta dipinto San Giacomo Minore

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San Giacomo Minore di Giovanni Baglione
San Giacomo Minore - dipinto di Giovanni Baglione
San Giacomo Minore di Giovanni Baglione
San Giacomo Minore – dipinto di Giovanni Baglione

CULTURA – Il dipinto verrà presentato il 16 novembre presso Palazzo Chigi in Ariccia, ore 18,00, da Claudio Strinati, uno dei massimi esperti della pittura del manierismo e caravaggismo romano, e Michele Nicolaci, che sta preparando una monografia sull’artista. La tela, che fa parte del programma iniziato nel 2008, con la partecipazione di eminenti studiosi di livello internazionale, D i p i n ti i n e d i ti d e l Barocco italiano, rimarrà poi in mostra presso il Museo del Barocco di Palazzo Chigi per tre mesi. Si tratta di un’opera firmata e datata, mai esposta al pubblico, di Giovanni Baglione (Roma 1566- 1643), pittore e biografo, autore delle celebri Vite di artisti contemporanei ed una delle maggiori personalità nel panorama artistico romano tra fine ‘500 e primo ‘600.  La tela raffigura l’Apostolo san Giacomo Miinore e la sua importanza è documentata, oltre che dalla qualità, dalla presenza di 2 disegni preparatori conservati presso il Kunstmuseum di Düsseldorf. Baglione, sebbene sia stato riduttivamente inquadrato nella corrente caravaggesca, entrò in contrasto con Caravaggio e si distaccò da quel linguaggio, cui aderì temporaneamente ed in maniera superficiale, per il rigore del disegno e una creatività libera, non vincolata al vero. Dopo un tirocinio presso il pittore fiorentino Francesco Morelli, la sua formazione avvenne nei grandi cantieri manieristi sistini, partecipando alla decorazione della Biblioteca Vaticana, della Scala Santa, del Palazzo Lateranense. Oltre a partecipare alla decortazione di S. Martino a Napoli, realizzò affreschi nel coro di S. Maria dell’Orto a Roma, nel transetto di S. Giovanni in Laterano e numerose pale per chiese romane. Tra i suoi capolavori L’Amor divino che abbatte il demonio, dipinto per il card. Giustiniani e noto in tre versioni. Famosa è la sua querela per diffamazione del 28 agosto 1603, contro il Caravaggio, Orazio Gentileschi Onorio Longhi e Filippo Trisegni, e un conseguente processo durato fino al 25 settembre, con il definitivo distacco dal naturalismo e l’avvio di una “maniera propria”, tra tardo manierismo, barocco e reminiscenze caravaggesche. Tra le più prestigiose commissioni la Resurrezione di Tabita per la Basilica di S. Pietro del 1607, che gli valse l’altissimo riconoscimento del Cavalierato di Cristo.