E’ ufficiale. Dopo la decisione di ieri (giovedì 28 maggio ndr) sul calcio, in Italia riparte tutto. Tutto tranne la scuola. In fondo, sulla pericolosità dei bambini come vettori di contagio ci si è sviluppata una vera e proprio teoria, qui da noi. Al punto da dover combattere una battaglia in Parlamento per equiparare i diritti dei bambini a prendere una boccata d’aria a quelli dei cani. Ai quali, il diritto alla passeggiata non è mai stato negato.
“Diversi fattori suggeriscono che è altamente improbabile che i bambini siano i principali motori della pandemia di COVID19. È altrettanto estremamente improbabile che l’apertura di scuole e asili abbia un impatto sui tassi di mortalità COVID-19 negli anziani e nelle categorie maggiormente a rischio”
Questa è la conclusione a cui sono arrivati gli scienziati del Karolinska Institutet riportandola in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Acta Paediatrica. Le loro analisi partono dalla revisione sistematica delle 47 pubblicazioni ritenute più rilevanti per lo studio della trasmissione della malattia nei bambini
Secondo l’autore, Jonas Ludvigsson, pediatra presso l’Orebro University Hospital e professore presso il Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica medica, Karolinska Institutet, i bambini non solo non sono i principali driver della pandemia ma raramente iniziano la diffusione dell’infezione in una famiglia. Teoria sostenuta dal fatto che i bambini tendono ad avere sintomi respiratori più lievi o assenti, riducendo, probabilmente, il rischio di trasmissione virale. Carica virale che nei bambini è, di per sé, già più bassa che negli adulti.
Lo studio ha riguardato naturalmente anche i Paesi che hanno scelto di mantenere le scuole e gli asili aperti come la Svezia. Il risultato è di estremo interesse: non si registrano casi significativi in cui i bambini con COVID-19 abbiano causato focolai
È assolutamente evidente come, oggi, potendo disporre di una grandissima mole di dati, sia molto più semplice giungere a conclusioni rispetto all’inizio di una pandemia in cui davvero si navigava a vista.
È pur vero che queste considerazioni, oggi, sono chiare e provate da un punto di vista scientifico. E allora in Italia, perché mentre tutto riparte, le scuole restano chiuse? E le modalità di riapertura sono demandate a labirintiche e cervellotiche indicazioni del comitato tecnico scientifico, che sta ragionando su cosa non si sa, o “semplicemente”, sta prendendo tempo per vedere come evolve la situazione?
Domande alle quali mi piacerebbe che qualcuno rispondesse. E vivere in un Paese in cui tutto riparte, tranne la scuola, mi confonde, mi destabilizza… e mi mette tanta tristezza.