A Palazzo Caffarelli la mostra su Caravaggio

Musei Capitolini, riapertura con Caravaggio. A Palazzo Caffarelli la mostra sul Genio ribelle e la sua lezione su coevi e posteri dalla collezione di Roberto Longhi

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Musei Capitolini, riapertura con Caravaggio. A Palazzo Caffarelli la mostra sul Genio ribelle e la sua lezione su coevi e posteri dalla collezione di Roberto Longhi

A Palazzo Caffarelli la mostra sul Genio ribelle e la sua lezione su coevi e posteri dalla collezione di Roberto Longhi

Capitolini, riapertura con Caravaggio

Questo tempo appartiene ancora al COVID-19? Se non è così, allora bisogna proprio che, in alternativa, spetti a un indiscusso artista italiano. Magari Caravaggio. Dunque, questo potrebbe essere “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi”, che, ai Musei Capitolini, ci farà compiere un salto fuori dalla caverna, esorcizzando un periodo decisamente poco felice per il nostro Paese.  La raffinata esposizione cerca di inaugurare al meglio possibile la stagione  dei musei civici di Roma post lockdown. Una prima tappa di quella che è stata definita una “mostra itinerante” (in linea con l’esistenza dell’artista lombardo che, per diversi motivi, si spostava di luogo in luogo). Dopo la Capitale, infatti, sarà in Francia e in Polonia. A cura di Maria Cristina Bandera, direttore scientifico della Fondazione Longhi, l’evento a Palazzo Caffarelli sarà visitabile fino al 13 settembre 2020 ed è dedicato alla “mitica” raccolta di dipinti caravaggeschi del grande storico dell’arte – e collezionista – Roberto Longhi, scomparso negli anni Settanta. Ergo, se i numeri non mentono, lo scorso 3 giugno sono ricorsi i 50 anni dalla scomparsa di uno dei massimi storici dell’arte che, oltre ad aver riabilitato la memoria di un artista del Nord, tale “da Caravaggio”, ha riletto Giotto e Piero della Francesca. Una mostra, insomma, che funziona pure da memorandum. A villa “Il Tasso” (la sua casa di Firenze, ora sede dell’omonima Fondazione), Longhi raccolse un notevole numero di opere dei maestri di tutte le epoche, scovati soprattutto in occasione delle sue ricerche. Tra queste, il nucleo più rilevante è quello composto dalle opere di Caravaggio (soggetto della sua tesi di laurea) e dei suoi seguaci: Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo, Giovanni Lanfranco, Mattia Preti, per citarne alcuni. Protagonista indiscusso il “Ragazzo morso da un ramarro” che il Merisi dipinse intorno al 1595, autografandolo, e che Longhi acquistò alla fine degli anni Venti. Ai Capitolini, riunite al capolavoro del maestro, si potranno ammirare circa 40 tele da cui bene s’intende quanto, lungi dal volerlo emulare, tutti gli autori abbiano introiettato l’eredità di Caravaggio, la sua poesia pittorica, il suo “teatro degli affetti”, l’importanza di ispirarsi a qualcosa di nuovo, di vero. E, però, esprimendosi in maniera autonoma, ognuno a suo modo: perché quei seguaci furono una cerchia, un cenacolo con personalità ben distinte.
È storia nota che Caravaggio rappresenti le emozioni attraverso le espressioni dei volti. Per l’arte fino a quel momento, perciò, fu un artista di “rottura” di cui, al pari di un magnete, coevi e non hanno subito, in varia misura, il fascino irresistibile, l’influsso della rivoluzione figurativa, l’importanza capitale per l’arte che s’apprestava al moderno.  È possibile che quest’evento sia un riflesso ideale di quello che, al Palazzo Reale di Milano, nel 1951, fece esplodere “l’affaire Caravaggio”: quel pittore così umano (e non umanistico), popolare, vicino alla “pancia” dello spettatore? Allora, si contarono ben 500mila visitatori…
Questa rassegna è promossa da Roma Capitale, assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi; organizzata da Civita Mostre e musei e Zètema progetto cultura.
Una mostra, come hanno sottolineato i curatori, che è stata soprattutto “un lavoro di squadra”. Per ripartire da qui, da Roma (un palcoscenico caravaggesco ideale) e tagliare il nastro dei festeggiamenti per Roberto Longhi che tanto ha fatto per la cultura italiana e che, non a caso, alla sua morte, ha lasciato la sua collezione d’arte, la fototeca e la biblioteca “per vantaggio delle giovani generazioni”.

Info: www.museiincomuneroma.it; www.museicapitolini.org