Accadde  oggi : 18 gennaio 52 a.C. sulla Via Appia a Bovillae

Approfondimento tra storia e territorio ai Castelli Romani

0
503
incisionepogliaghi

Clodio e Milone erano due nobili romani di opposte fazioni (Populares  e Optimates) che si contendevano  la carica di console all’epoca di Giulio Cesare e che si scontrarono nel primo pomeriggio del 18 gennaio del 52 a. C.(hora undecima)proprio di fronte all’edicola della  Bona Dea di Boville sulla via Appia tra il fondo agricolo di Clodio la cui proprietà iniziava al XII miglio della Regina Viarum (“Ante fundum eius”odierna via delle Castagnole a Frattocchie)e la villa rustica di Tito Sestio Gallo (legato di Cesare in Gallia ,da cui il nome )che partiva dall’XI miglio. Era questo un  luogo sacro,un vero e proprio tempio (pronao) quello di Boville con un’area sotterranea (naos),custodito da  alcune Vestali albane  che avevano la loro casa non molto distante  nei pressi della villa di Clodio (odierna Villa Santa Caterina,presso Castelgandolfo) situata proprio sulla via Appia,tra il XIII e il XIV miglio.

Cicerone ricorda come per Clodio si fosse trattato di una vera punizione divina in quanto dieci anni prima, nella notte tra il 3 ed i 4 dicembre del 62 a. C., aveva osato profanare, travestito da suonatrice di cetra , i riti della stessa divinità nella dimora di Roma  dello stesso Giulio Cesare (Pontefice Massimo in quel momento) per incontrane la moglie Pompea  sua amante. Dove era il Sacello a lei dedicato in  Boville è ricordato nei minimi particolari  dallo stesso Cicerone nella “Pro Milone” a proposito dell’uccisione di Clodio ad opera dei servi di Milone.Fu infatti il servo Marco Saufeio a dare il colpo di grazia a Clodio che ,ferito gravemente da Birria , uno dei più forti gladiatori di allora, si era rifugiato con la sua scorta nei pressi di una locanda di Boville.Lo schiavo ,credendo di vendicare il proprio padrone quando si era diffusa la notizia  che nella mischia Milone fosse rimasto ucciso come racconta Cicerone nella “Pro Milone”, fece ciò che avrebbe fatto qualsiasi schiavo fedele lasciandone  il cadavere spogliato sulla stessa via Appia.Fu il senatore Sesto Teidio di ritorno dalla sua villa di Ariccia a riconoscere il corpo straziato e a farlo trasportare sino a Roma dove nel frattempo si era sparsa già la notizia e dove i “Populares” non mancarono  di protestare mettendo a ferro e fuoco la città al limite di una guerra civile .

I fatti narrati da Cicerone nella “ Pro Milone” pur essendo di parte  in quanto ben conosciuta era la rivalità dello stesso Principe del Foro nei confronti di Clodio, sono raccontati con dovizia di particolari ,raccontando anche i luoghi stessi dell’attentato che lo stesso Clodio aveva preparato contro Milone ma che, per ironia della sorte,ebbe l’epilogo proprio di fronte a quella statua della Bona Dea , la stessa divinità nei  confronti della quale nell’aprile del 62 a. C. era stato  giudicato per lo scandalo di empietà ed assolto grazie a giudici e testimoni  corrotti. Lo stesso Giulio Cesare a quel tempo interrogato sui fatti ,non volendo destare sospetti sulla propria moglie non presentò alcuna denuncia, limitandosi a ripudiare la moglie: “la moglie di Cesare doveva essere al di sopra di ogni sospetto”.