Nell’ultimo consiglio comunale di Albano si è stabilità l’aliquota della Tasi, la nuova tassa sugli immobili destinata a rimpinguare le casse degli enti locali. L’imposta approvata è al 2,5 per mille, l’aliquota massima prevista dalla legge.
La Tassa sui servizi indivisibili (Tasi), approvata dal patto di stabilità interno tra il Governo e gli Enti Locali del 2014, è un’imposta che pagano i proprietari di prima e seconda casa (questi ultimi aggiungono alla Tasi anche l’Imu). La Tasi è, insieme alla Tari (tassa sui rifiuti), una delle due componenti della Iuc (Imposta unica comunale). Tra i Comuni Italiani la media percentuale di questa imposta è al 2,46 per mille, ed indica che la nuova tassa sulla casa è ai massimi nella maggior parte dei comuni. Probabilmente si è trattata di una scelta obbligata per preservare almeno parte del gettito che l’Imu assicurava ai municipi, con un’aliquota dal 4 per mille in su. La sostanziale differenza con la precedente Imu è che la Tasi si distribuisce in modo diverso: se l’entità del gettito è la stessa, ora versano di più gli immobili con rendite catastali medio—basse, e le famiglie con figli. Una distribuzione che ha fatto piuttosto discutere, sia per la sua farraginosità che per una sostanziale iniquità ravvisata da molti nel dispositivo predisposto dal Governo e dal Ministero dell’Economia. L’aliquota della nuova tassa è scelta dal Comune e varia in un range tra l’1 e il 2,5 per mille, mentre l’Imu andava dal 4 al 6 per mille, ma quest’ultima contava sulla detrazione fissa di 200 euro per tutti, più 50 euro per ciascun figlio sotto i 26 anni. Mentre per la Tasi, le detrazioni sono opzionali e molto più basse.