Aldo Ferraro Orafo

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Aldo Ferraro nasce nel 1964 a Brancaleone (RC) e fin da ragazzo dimostra la passione per l’arte, in ogni sua sfumatura, in particolar modo verso l’arte della Grecia Antica, quella importantissima fase di colonizzazione greca del Meridione d’Italia iniziata nel VIII secolo a.C.

Si diploma nel 1983 all’Istituto Statale d’Arte “P.Panetta” di Locri (RC) e, al termine degli studi, bramoso di creare, comincia ad addentrarsi in piccoli manufatti su commissione, che sottolineano fin da subito il suo talento e la sua originalità nell’immaginare e, immediatamente, creare.

Nel 1987 avvia la sua attività commerciale, un laboratorio orafo per creazioni e riparazioni con gioielleria annessa e i migliori marchi tra articoli da regalo, argenteria, orologi e bigiotteria, non perdendo mai di vista il fulcro centrale del suo lavoro e, perché no, della sua vita, la creazione orafa.

L’anno 2000 è quello che lo consacra come artista incontrastato nel creare i pinakes, in oro e/o argento: questa era una tavoletta votiva in legno dipinto o un bassorilievo in terracotta, marmo o bronzo, generalmente appeso sulle pareti dei santuari o sugli alberi sacri nella Magna Grecia, prodotti solitamente per la devozione alle divinità; un pregio per Aldo realizzarle, sia per l’indiscutibile bellezza di questa opera d’arte che per le innumerevoli personalità note a cui è stato consegnato come premio o onorificenza come ad esempio il Premio Nobel Dario Fo o l’Avvocato Giovanni Agnelli.

Nel 2004 si laurea presso l’Accademia Di Belle Arti “Fidia” di Stefanaconi (VV) con una tesi sperimentale e uno studio approfondito sull’oro come metallo dal titolo “L’oro, dalle origini ai giorni nostri”. Realizza su commissione una spilla in oro giallo per la regina del Belgio Paola Ruffo di Calabria, mentre per la chiesa dell’Eremo di Santa Maria della Stella (Pazzano-RC), un calice e una pisside in argento, con rifiniture in oro giallo e impreziositi di pietre quali rubini e acqua marina. Gli vengono commissionati un rosario per la Madonna Della Grotta di Bombile (RC) in oro giallo e due corone in argento, oro e pietre preziose per il Santuario della Madonna del Monte Carmelo di Palizzi (RC). Ogni gioiello da lui realizzato è sicuramente un unicum, unendo arte e passione, riesce a trasformare un desiderio in realtà. I suoi gioielli rappresentano un viaggio nella storia e, contemporaneamente, nell’arte, riuscendo a unire il gusto con l’originalità, partendo dallo stile greco o bizantino, passando dalle perle, diamanti, zaffiri e smeraldi e, arrivando infine, a gioielli classici e moderni, tanto apprezzati dai giovani e non. La peculiarità dei gioielli del maestro Aldo Ferraro è sicuramente la semplicità, non perdendo mai di vista l’originalità che, a tratti, diventa rarità.

Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato per noi e per voi di “Meta Magazine” il Maestro Orafo Aldo Ferraro.

La nostra intervista esclusiva ad Aldo Ferraro del marchio di gioielli amatissimo da It-girl e celebrity.

I gioielli di Aldo Ferraro sono diventati dei veri e propri oggetti di design, pronti ad “arredare” la nostra vita quotidiana… con la loro leggerezza formale, come fosse un ornamento pronto ad accompagnarci ovunque con gioia.

Il Maestro Aldo Ferraro è un uomo frizzante, luminoso e di straordinaria accoglienza. Aldo è dotato certamente di un grande estro creativo, ma la sua forza risiede soprattutto in un’altra caratteristica: quella dell’aver seguito e coordinato, da sempre, tutte le fasi del suo lavoro, dall’ideazione alla commercializzazione dei gioielli, imparando da altri quello che c’era da imparare, accettando anche i No, senza arrendersi mai.

Dove e quando nasce la tua passione per la gioielleria?
“Ho sempre avuto una spiccata passione per il gioiello che mi è stata trasmessa dai miei genitori. Volevo creare qualcosa di facile, una forma famigliare a tutti, di uso comune, ma allo stesso tempo non banale”.

Chi sono le tue muse?
“Ogni gioiello porta i nomi delle persone che mi hanno aiutato in qualche modo a rendere il mio brand famoso”.

Le tue creazioni, al pari del nostro corpo, entrano in rapporto con lo spazio.
“Creare una struttura regolare di partenza, intesa come costruzione logica, è da sempre la base progettuale per tutte le mie collezioni di gioielli contemporanei. Composizioni spaziali che entrano in relazione con il corpo. E proprio il corpo, è parte inscindibile dell’abitare. E’ in questo senso che considero i miei gioielli Oggetti di Design. Questo è il modo che ho scelto per fare la mia architettura”.

Quali sono quelli che utilizzi per realizzare i tuoi gioielli?
“Nell’ambito del “gioiello contemporaneo” la preziosità risiede nell’idea e nell’uso del materiale scelto. Mi piace moltissimo usare anche ad esempio il plexiglass in tutte le sue declinazioni, utilizzato sin dagli anni ’60 per la realizzazione di accessori moda e complementi d’arredo. Oppure il laminato plastico, la formica per intenderci, utilizzato anch’esso in arredamento. Entrambi si prestano perfettamente alla lavorazione tramite taglio laser. Mi piacciono i materiali leggeri ed entrambi lo sono. Dunque la sfida è quella di trovare materiali decontestualizzati dal loro utilizzo tradizionale”.

Hai sempre lavorato in proprio?
“Il mio brand nasce nel 1987 e da sempre lavoro solo con una collaboratrice, la mia maker, mia figlia Krizia Ferraro. Nel mio caso si tratta di “autoproduzione”. Seguo tutto il processo, dalla creazione, alla produzione e alla realizzazione e infine alla commercializzazione dei prodotti. Munari non parlava mai di metodologia e di regola come di un qualcosa che togliesse alla creatività, anzi. Nel momento in cui tu hai un’intuizione solo grazie ad una metodologia progettuale riesci a ottenere un prodotto reale. Questo ti dà modo di vedere il tuo lavoro a 360 gradi. Un workshop sul personal branding mi ha aiutato a capire come sono arrivato a determinate scelte, quali tratti della personalità ho messo in campo. Come tu sei, fai! Se rifletti sul tuo passato, sui tuoi desideri, ti accorgi di come tutto questo si riflette sul lavoro che fai e sulle tue scelte. Questa è la mia personale e ambiziosa metodologia progettuale”.

Da dove nasce un’idea?
“Chissà! La creatività appartiene ad una sfera intima e sentimentale. La parola ‘creatività’ per me corrisponde a un momento di libertà e di non giudizio: non sono giudicante con me stesso, lascio scorrere nella mente un flusso infinito e disordinato di immagini, di colori, dai quali poi traggo degli elementi. Ed è bene non innamorarsi subito della prima idea. Questo mi hanno insegnato in accademia. I miei professori di progettazione mi dicevano “Ok, questa è la prima idea. Tirane fuori altre”.

Come nascono le tue creazioni?
“Nascono spesso dalla scoperta di alcuni materiali che mi incuriosiscono, dal disegno di una forma ricorrente nella mia testa, oppure da una particolare lavorazione o soluzione tecnica scoperta in oggetti anche di uso quotidiano o nei laboratori dove faccio realizzare alcune lavorazioni”.

Come mai la scelta di creare gioielli “fatti a mano”?
“C’è dietro moltissimo lavoro, dedizione e ricerca. Un lavoro artigianale di questo tipo, dove nel mio caso vengono creati pezzi unici e irriproducibili, richiede moltissimo tempo a disposizione, dove ogni gioiello creato parla molto di me”.

So che hai un rapporto speciale con la fotografia.
“Mi piace fotografare i miei oggetti in fase di realizzazione. Fotografandoli mi accorgo meglio delle proporzioni, degli equilibri e di quello che non va. I gioielli sono per me degli “oggetti” autonomi e hanno un loro modo di stare al mondo. Fotografare durante l’elaborazione di un prototipo mi aiuta a distaccarmene, anche emotivamente. E’ come se ci fosse un terzo occhio che li guarda. Ma la fotografia è per me soprattutto fonte di ispirazione perché educa l’occhio all’osservazione”.

I momenti più difficili nel tuo lavoro e quelli che ti fanno sentire al top.
“Una volta una persona mi ha detto che due miei gioielli sembravano “sopravvissuti ad un disastro nucleare” e la cosa mi piacque molto perché vorrà dire che sopravviveranno ancora a lungo! Momenti difficili ce ne sono, ovviamente. Partirei dal fatto che vivere di arte è (quasi) impossibile e quindi bisogna destreggiarsi su più fronti. Se guardo al mio lavoro per ora posso dire di essere soddisfatto di me stesso e di quello che sto facendo, ma non bisogna mai fermarsi”.

ILARIA – Come ti vedi nel futuro, sulla base del percorso che hai fatto?
ALDO – Facciamo così, lasciamo finire quest’anno e mi rifai questa domanda, che ne dici?!

Sito ufficiale

https://aldoferraroorafo.it/

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META MAGAZINE 2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente da Aldo Ferraro alla giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).