Alessandra Carletti, “Istituzioni proteggano di più le donne”

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Alessandra Valeria Carletti
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Alessandra Valeria Carletti

Meta Magazine ospita le parole di Alessandra Valeria Carletti, giovane liceale vincitrice del concorso regionale contro la violenza di genere.

“Mi chiamo Alessandra Valeria Carletti, ho 16 anni e vivo in Provincia di Roma. Frequento la classe terza D presso il liceo classico “Ugo Foscolo” di Albano Laziale. Sono cintura nera di karate e mi alleno tre volte a settimana (quando lo studio lo permette) nella stessa palestra da circa 7 anni. Adoro leggere, soprattutto romanzi. Le mie scrittrici preferite sono donne, Oriana Fallaci e Margaret Mazzantini, che considero letteralmente due “guru”. Amo scrivere nel tempo libero. Non per forza storie, tutto quello che mi passa per la testa. Mi libera la mente e mi fa sentire felice.

Sei stata la vincitrice di un concorso promosso nelle scuole per sensibilizzare sulla tematica della violenza di genere: puoi spiegarci di cosa si è trattato?

“Il concorso, dal titolo “Mai più violenza: esci dal silenzio”, era indirizzato a tutti i ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione Lazio e prevedeva che si mandassero brevi componimenti in prosa o poesia, elaborati grafici e multimediali che incoraggiassero le donne a sconfiggere la barriera del silenzio e a denunciare le violenze subite”.

In cosa è consistito il tuo lavoro che poi è stato premiato dalla giuria?

“Ho inviato un racconto in prima persona dal titolo “Rosso”. E’ la storia di una donna vittima di violenza da parte del suo compagno. E’ stata appena picchiata e giace a terra priva di sensi. Nonostante la mente offuscata dalla violenza subita, le si pone uno schermo davanti agli occhi: rosso. E proprio in quegli istanti, ricorda il momento in cui l’ha conosciuto, quando erano al liceo, il loro primo bacio, la loro relazione adolescenziale, il primo schiaffo e le prime violenze. E poi la rassegnazione, l’addossarsi tutte le colpe, nascondendo i lividi sotto un maglione a collo alto. Il mio testo vuole essere un’esortazione, un grido a tutte le donne che vivono condizioni del genere. Non siete voi il problema, il problema è il vostro uomo. Non c’è niente da nascondere, da giustificare. Azioni del genere non sono giustificabili. L’unica cosa da fare è denunciare e scappare più lontano possibile da uomini del genere”.

Perchè hai scelto di impostare così il tuo elaborato e quale idea ti ha convinto a scegliere certi contenuti?

“In realtà non c’era un’idea di base, un qualcosa come “ora scrivo così con un determinato scopo”.

Ho scritto questo testo di getto, buttando giù parole che sentivo dentro.

L’argomento, da donna quale sono, mi è sempre stato molto a cuore e devo dire che la mia famiglia,fin da quando ero piccola,mi ha messo a conoscenza di situazioni come queste, di donne che soffrono in silenzio per colpa di uomini troppo violenti. Quello che ho scritto è stato tutto molto spontaneo, direi genuino”.

Secondo te, oltre alla violenza perpetrata da un uomo verso una donna, può esistere violenza tra donne? Se si, perchè accade?

“Certamente esiste,ma è un tipo di violenza diversa, più che altro verbale. Tra donne si litiga, si dicono cattiverie, si parla male l’una dell’altra, ma difficilmente si ricorre alla violenza fisica”.

La violenza secondo te esiste anche all’interno del mondo della scuola? In quali casi? Ne conosci qualcuno direttamente?

 

“Credo che in alcuni ambiti scolastici il bullismo sia un problema molto sentito. Conosco ragazzi che hanno subito bullismo ed emarginazione soprattutto alle scuole medie, ma nell’ambiente scolastico del nostro liceo non ho mai sentito casi di questo genere. Non che andiamo tutti d’accordo, certamente ci sono simpatie ed antipatie, ma credo stia alla nostra maturità non arrivare mai a certi livelli”.

A scuola, con i professori o con i tuoi compagni, affrontate mai, e se si come, l’argomento della sessualità?

“Lo scorso anno abbiamo partecipato agli incontri con gli esperti del progetto EAS. Ostetriche e psicologhe sono venute in classe e abbiamo parlato di sessualità sotto tutti gli aspetti, fisico, affettivo e psicologico”.

Se una tua amica ti confida di aver subito o di subire una violenza tu cosa le consiglieresti di fare?

Di correre dalle autorità, di raccontare tutto a persone di cui si fida. Le consiglierei soprattutto di reagire prima che sia troppo tardi. Come dico nel mio testo: non è giusto restare in silenzio”.

Cosa secondo te le istituzioni locali possono o potrebbero ancor di più fare per aiutare le donne vittime di violenza?

“Sicuramente. Molte volte sentiamo al telegiornale notizie di donne uccise anche dopo aver sporto denuncia alle autorità. Io lo trovo assurdo. Le istituzioni dovrebbero dare sicurezza, non permettere che le violenze continuino. Dopo aver sporto denuncia per stalking o violenze, le autorità dovrebbero tenere sotto controllo la situazione, contattando la vittima e chiedendole se i casi si sono ripetuti e, nel caso, prendere seri provvedimenti. E comunque queste donne hanno bisogno di un supporto morale, e dovrebbero essere accompagnate nel loro cammino da psicologi che le facciano sentire di nuovo sicure di sé, di nuovo belle”.