Alessio Chiodini, da Un posto al sole al successo al Teatro Sette

"Fare l'attore mi fa sentire vivo. Non avrei potuto fare altro"

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Classe 1989, ha recitato in numerose fiction di successo, sia Rai sia Mediaset, con registi del calibro di Neri Parenti senza farsi mancare una nutrita esperienza teatrale. Alessio Chiodini è stato anche il volto di Sandro Ferri, uno dei personaggi più complessi e sfaccettati di Un posto al sole, la soap italiana più famosa e longeva.

Lo abbiamo incontrato al Teatro Sette, diretto da Michele La Ginestra, reduce dal successo de Il cappello di carta, spettacolo ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui interpreta il ruolo di Candido.

Ogni sera sold out, teatro sempre pieno che di questi tempi non è una cosa da poco. Chi è Candido?

Siamo molto contenti, veniamo da un mese di spettacolo e ringraziamo, emozionati e soddisfatti, il pubblico del Teatro Sette. Non è da tutti, in un periodo in cui il teatro non se la sta passando tanto bene. Candido è stato un personaggio con cui c’è stato amore a prima vista, mi si è attaccato subito addosso. Un personaggio romano, verace, che vuole ribellarsi alla condizione che molti vivevano all’epoca: quella di avere come unica ambizione di raccogliere il mestiere del padre. Lui vuole provare a fare altro, è un personaggio caloroso e grintoso; ma anche spiritoso per cui non potevo non amarlo.

Il cappello di carta, Teatro Sette

Hai interpretato Sandro Ferri, in Un posto al sole. Un personaggio dalle tante sfaccettature. Cosa ti ha lasciato e cosa hai tu portato a questo ruolo?

Ho dei ricordi bellissimi dei quattro anni che mi hanno legato alla famiglia di Un posto al sole, e a Napoli in particolare. Sandro è un personaggio che è cresciuto con me e che mi ha fatto crescere tantissimo, un personaggio che da quando sono arrivato io ha dovuto affrontare tutto il percorso di scoperta della sua omosessualità, di lotta contro i pregiudizi. Ha una grande sensibilità ed empatia. Questo percorso è stato affrontato dagli autori in maniera che io definirei quasi poetica e delicata e mi ha avvicinato a molte persone che nella vita hanno affrontato lo stesso percorso e che lottano ogni giorno per gridare al mondo i propri diritti e la propria libertà.

Hai lavorato con un regista come Neri Parenti, ci parli di che esperienza è stata?

Era Vacanze di Natale a Cortina e l’esperienza su quel set per me è stata il coronamento di un sogno essendo io fan delle commedie di Natale, in particolare di Christian De Sica che è stato uno dei miei idoli comici sin da piccolo. Poter recitare con lui in un film, per di più a Cortina, che è stato un ritorno alle origini dei film di Natale, è stato come giocare con Totti, essendo io un grande tifoso della Roma. Ricordo i primi giorni sul set, lui è stato con me carinissimo come tutti gli altri a cominciare dal regista, Neri Parenti, che è stato il primo a scegliermi. Ricordo i complimenti che dispensava nei miei confronti, li porterò sempre dentro.

Le fiction, il cinema, il teatro. Qual è il tuo più grande amore e perché?

La televisione, il cinema e il teatro sono pianeti differenti dello stesso universo che è la recitazione. Hanno tutti delle difficoltà e dei fascini differenti. Io amo fare tutto, il cinema, il teatro, la Tv, il doppiaggio, tutto ciò che ha a che fare con l’interpretazione che è per me fonte di gioia e passione. Se proprio devo scegliere, il teatro lo considero il mio habitat naturale per il rapporto che si crea col pubblico, il contatto che c’è, la soddisfazione che ti lascia la restituzione immediata delle emozioni da parte di chi assiste. È qualcosa di impagabile, che non è paragonabile a nient’altro.

Quando hai deciso di fare l’attore? C’è stata una molla?

Ho scoperto la mia passione quando ero ragazzino, grazie alla mia professoressa di italiano che mi coinvolse nella messa in scena di uno spettacolo durante le scuole medie. Poi ho accantonato questa passione perché ritenevo quasi un’utopia riuscire a diventare un attore. Ma il destino, poi, mi ci ha riportato quando ho terminato il liceo e da lì ho capito che poteva essere una strada percorribile. I risultati sono arrivati praticamente da subito. Essendo io una persona molto pragmatica, ho pensato che recitare potesse essere la mia strada. È la cosa che nella vita mi fa sentire meglio e che mi viene meglio. Mi fa sentire vivo e credo che non avrei potuto fare nient’altro.

Cosa c’è nel futuro di Alessio Chiodini? Ci puoi dire cosa bolle in pentola?

Nell’immediato futuro c’è ancora il teatro, ad aprile debutterò con un nuovo spettacolo al Teatro Sette off, che di chiama Hotel due mondi, dove interpreto un ingegnere italiano in India che viene coinvolto in una sorta di attentato. Passerà momenti in compagnia di un indiano che ha vissuto in Italia che presterà il fianco a un dialogo molto esilarante ma anche profondo sulle differenze tra queste due culture. Dopodiché, inizierò un nuovo spettacolo che mi vedrà protagonista di una messa in scena molto affascinante del Dr. Jekyll e Mr. Hyde.