All’Ara Pacis retrospettiva su Robert Doisneau, fotografo della gentilezza

Mostra aperta fino al prossimo 4 Settembre a Roma

0
228
mostrarapacis

Roma continua a puntare lo sguardo sulla fotografia.
Fino al 4 settembre 2022, anche con la retrospettiva dedicata a Robert Doisneau, al Museo dell’Ara Pacis. L’autore di uno dei “baci” più noti al mondo (e quello da lui più odiato…) è il protagonista di questo appuntamento con la vita quotidiana di uomini e donne della Parigi di inizi Novecento e fino agli anni ‘70; della sua periferia e delle emozioni di situazioni che ancora ci parlano.
Assieme a Cartier-Bresson (che lo adorava…), Doisneau è uno dei padri fondatori della cosiddetta “fotografia umanista francese” e, al contempo, del fotogiornalismo di strada. L’occasione romana ci spiega perché godesse della stima incondizionata dei colleghi più famosi: qui sono esposti oltre 130 scatti ai sali d’argento, in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier di Montrouge (con, in loop su uno schermo, spezzoni tratti dal film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux”, e un’intervista al curatore, Gabriel Bauret).
Il percorso è variegato e si articola in 11 sezioni: “Concierges”, con una serie di scatti dedicati ai portinai di Parigi; “Enfances”, per i bambini delle banlieu; “Occupation et Libération”, per restituire l’effervescenza del momento post bellico; “L’Après-Guerre”: la rinascita del Dopoguerra; “Le Monde du travail”: per “conoscere il mondo di coloro che si svegliano presto”; “Le Théâtre de la rue”: per strada, a cercare una bellezza, un disordine e uno splendore che lo seducono; “Scènes d’intérieur”: con “il lato ridicolo delle situazioni”; “Mode et Mondanités”: ovvero, la cronaca della vita del tempo; “Portraits”: i ritratti, spesso realizzati su mandato d’altri, a pittori, scrittori, teatranti, attori e scienziati; “Une certaine idée du bonheur”: ovvero, “Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”; “Bistrots”: l’esplorazione metodica degli universi più inaspettati.
Nato nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly, Doisneau ha uno stile che, alla libertà d’espressione, mescola fantasia, empatia e partecipazione. Perde la madre a soli 7 anni e forse comincia a cercare nella fotografia le cose che gli sono mancate nella vita: voleva “mostrare un mondo in cui si sentiva a suo agio e in cui le persone erano gentili e dove poteva trovare la tenerezza che desiderava ricevere…”.
Dunque, il suo fascino potrebbe essere tutto racchiuso proprio nei personaggi e nelle storie che popolano i suoi scatti, fors’anche perché, nell’identificarvisi, spesso vi imprimeva la sua stessa inquietudine o malinconia di vivere. “Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo dal tempo e, a poco a poco, arriviamo alle cose importanti…È bellissimo far luce su chi non è mai sotto i riflettori”, diceva.
Su commissione o no, nei suoi lavori non si trattava mai di improvvisare: ore e ore spese in appostamenti sono il frutto di tanta bellezza!
La mostra è la terza tappa di quella che ha debuttato nell’autunno 2021 a Rovigo, per poi spostarsi ad Aosta. Ma è anche un viaggio in equilibrio fra foto celebri e non; una sfida per il pubblico a muoversi anche su sentieri meno battuti.
Inoltre, per quest’occasione (promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura) è stata dedicata un’attenzione particolare all’accessibilità, tanto per le persone con disabilità visiva, che per il pubblico sordo.
Info: www.arapacis.it