Alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma L’Autoritratto come San Paolo

Alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, si potrà ammirare il capolavoro di Rembrandt fino al 30 settembre prossimo a Palazzo Corsini, “L’Autoritratto come San Paolo”

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L’Autoritratto come San Paolo

Alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, si potrà ammirare il capolavoro di Rembrandt fino al 30 settembre prossimo a Palazzo Corsini, “L’Autoritratto come San Paolo”

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L’Autoritratto come San Paolo


Il COVID-19 e le misure di sicurezza non hanno fermato il successo della mostra “Rembrandt: l’Autoritratto come San Paolo” alla Galleria Corsini, affascinante sede “distaccata” delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, che resterà aperta fino al 30 settembre 2020. A cura di Alessandro Cosma, l’esposizione ruota proprio attorno al capolavoro dell’artista olandese, protagonista di una storia picaresca che lo riporta in patria dopo oltre due secoli, confermandoci che la storia dell’arte è fatta, talvolta, anche di percorsi intricati. Di andate e ritorni. Sì, perché l’opera, nel Settecento, era nella collezione Corsini, acquistata da Neri Maria dalla vedova del direttore dell’Accademia di Francia a Roma: 100 scudi per una magnificenza che il cardinale espose nella “Galleria dei quadri”, la stanza principale del suo appartamento in via della Lungara. E qui venne ammirata da ospiti e viaggiatori (anche pittori come Turner che, colpito, ne fece una copia), fino a quando l’occupante governo francese (a seguito dell’avvento della Repubblica Romana del 1798) indusse la famiglia Corsini, come altri nobili romani, a “contribuire” alla causa. “L’autoritratto come San Paolo” venne venduto per far fronte a queste tasse forzose. Si sa che, assente il principe Tommaso, la trattativa fu condotta dal maestro di casa, Ludovico Radice, che fu arrestato più volte e minacciato al punto da vedersi costretto a (s)vendere 25 dipinti della collezione. Il principe, saputa la cosa, tentò di fermarne l’esportazione, ma solo una parte dei dipinti tornarono indietro. Molti furono venduti e sono ancora oggi in Inghilterra, e anche questo quadro gli sfuggì, facendo la fortuna di Rembrandt in Inghilterra. Dopo numerosi passaggi, poi, l’Autoritratto giunse al Rijksmuseum di Amsterdam nel 1960. E lì è tuttora. Dipinto a 55 anni, questo “Autoritratto come San Paolo” (lo spiegano le lettere in mano e la spada che fuoriesce dal mantello) è l’unico in veste biblica ed è uno degli ultimi realizzati. Il maestro è l’apostolo accecato sulla via di Damasco: il recente restauro ha rivelato la presenza di una finestra con sbarre sullo sfondo a destra (riferimento ad una delle tante prigionie) e la luce che irrompe dall’angolo in alto a sinistra. La tela mostra la modernità della tarda pittura di Rembrandt, il suo realismo e il sapiente uso della luce. Un’abilità che sa catturare la parte intima dei soggetti con tocchi e materia piena di colore, specie per la parte principale – il viso del pittore – mentre sfuma nella parte bassa. In occasione della mostra, l’Autoritratto del maestro di Leida è di fronte al mosaico che raffigura il suo collezionista italiano, quasi a riprendere un dialogo interrotto 221 di anni fa. A corredo, una selezione di stampe originali di Rembrandt appartenute alla famiglia Corsini (che possedeva anche oltre 350 incisioni). Nel mentre, la Galleria Corsini rievoca un periodo storico in cui tante opere d’arte andarono disperse: recenti studi documentaristici lo attestano clamorosamente. Ricostruire questo lato dimenticato della storia del collezionismo europeo è davvero importante perché equivale a raccontare al grande pubblico uno dei momenti più critici e bui del patrimonio culturale italiano.