Alle Terme di Diocleziano Roads of Arabia

Alle Terme di Diocleziano, Roads of Arabia, 17esima tappa di un evento itinerante dedicato all’archeologia saudita fino al primo marzo 2020

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Roads of Arabia

Sono le meraviglie di “Roads of Arabia” a mostrare quanto il mondo sia un’unica, grande placca fatta di Storia e di uomini; fatta dalla Storia degli uomini. Fino al 1 marzo 2020, il Museo nazionale Romano propone un’esposizione che esplora il ricco patrimonio della penisola arabica per mezzo di 450 oggetti preziosi e documenti antichi che accompagnerà lo spettatore in un viaggio nel tempo milioni di anni. Capolavori archeologici oggi visibili grazie alla sinergia del Mibac con il ministero della Cultura saudita: in cinque sezioni (Preistoria; l’isola di Tarut, Dilmun e Gerrha; Tayma, Al-‘Ula and Qaryat Al-Faw; la Mecca e il pellegrinaggio; Stato Saudita) il lungo racconto incrocia i principali siti archeologici della penisola arabica. L’allestimento (realizzato con la Fondazione Alda Fendi), curato da Alessandra Capodiferro e Mohammed A. Alahmari, punta su un ricco corpus espositivo con pitture e gioielli; maschere funerarie e statue monumentali, in un percorso che pesca dalle rotte delle antiche carovane, dai pellegrinaggi alla Mecca, dalle suggestioni degli europei; intrecciandosi e snodandosi fra reperti iconici e opere d’arte scelte tra centinaia. Sì, perché, benché sembri piuttosto soddisfacente, quanto esposto a Roma è solo un “assaggio” del patrimonio archeologico dell’Arabia, tenuto conto che, al momento, vi sono attive ben 44 missioni archeologiche. Il nostro ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, e quello saudita della Cultura, Badr Bin Abdullah Bin Mohammed Bin Farhan Al-Saud, si sono incontrati in occasione di “Roads of Arabia”. Alle Terme di Diocleziano (una delle quattro sedi del Museo nazionale Romano), tra tradizione e modernità, eventi come questo sono il segno tangibile di quanto la cultura sia veicolo anche di migliori relazioni internazionali. Questa Capitolina è la 17esima tappa internazionale della più importante mostra archeologica itinerante del Regno saudita, inaugurata al Louvre anni fa. Prima di Roma: Berlino, Washington, Tokyo, Atene e altre importanti città. Ma la tappa italiana è indubbiamente singolare, soprattutto per la location, di suo già decisamente stupefacente: le terme di Diocleziano sono, in effetti, un luogo magico. Qui, per la prima volta, “Roads of Arabia” apre un dialogo con i resti romani, incitando a guardare alla ricchezza del Regno saudita non solo in termini “petroliferi”. Una ricchezza, dunque, che viene “da un’antica civiltà” (come ha sottolineato il Direttore generale del Museo di Riad da cui provengono tante delle opere esposte, l’archeologo Abdullah A. Al-Zaharani), quando il territorio era ricco di acqua e le condizioni climatiche erano così favorevoli da farla divenire un ponte fra Oriente e Occidente, un luogo di contatti tra le genti, scambi commerciali e contaminazioni culturali. “L’Arabia Saudita – ha spiegato – intrattiene relazioni culturali con l’Italia da oltre duemila anni, contribuendo al reciproco arricchimento civile. Il territorio del Regno, il più ampio della penisola arabica, in passato, è stato ricco di vita animale e umana, ospitando fiumi, laghi e quel verde che l’ha resa un punto d’incontro cruciale”.
L’evento è organizzato dal ministero della Cultura del Regno in sinergia con la Commissione saudita per il Turismo e il Patrimonio nazionale (Scth). Sponsor, la compagnia petrolifera Saudia Aramco. Lungo l’itinerario, nella prima parte, le tracce più antiche degli insediamenti umani (utensili, punte di frecce), poi le figure umane e di animali (statuine in arenaria e dromedari in argilla). Quindi, due colossi di re o dignitari lihyaniti; la maschera funeraria in oro e i gioielli; la pittura parietale e la sezione dedicata all’Islam e alla Mecca (con esemplari del Corano). Infine, mantello e vessillo del Re Abdulaziz (recenti vessilli d’Arabia). È, dunque, solo un mondo in apparenza distante? Una meta esotica, per lo più oggetto di vacanze di lusso?  Vasellame e alabastri sono prodotti di uomini con idee in perenne movimento; idee che connettevano l’Arabia al mondo (l’India e Grecia e Roma). E oggi? Oggi, proprio questi ci ricordano che i confini sociali e religiosi non sono certo frutto di distanze culturali. E l’intento dell’evento, come ha evidenziato la Soprintendente Daniela Porro: “È aprire lo sguardo di tutti”.

Info: museonazionaleromano.beniculturali.it