Andreacchio su Foibe, onore al Pd, destra senza più memoria

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Foibe
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Da ex dirigente del Fronte della Gioventù ai Castelli Romani, del Movimento Sociale Italiano prima e tra i fondatori di Alleanza Nazionale ad Albano Laziale poi, non avrei mai pensato di sentire l’esigenza morale di scrivere ciò che sto per scrivere, su un tema tanto caro a generazioni di militanti, elettori e cittadini della destra Italiana.

Ho il piacere di scriverlo sulle colonne di questa testata, perchè è stata l’unica a spendersi realmente su questioni identitarie e valoriali, direi ideali, quali quelle delle Foibe e dell’Esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, che per decenni sono state uno dei principali motivi di passione e militanza per tanti giovani e meno giovani che non ambivano ad un posto di potere, ma soltanto ad esprimere il proprio senso di appartenenza ad una comunità nazionale, in tempi in cui era tutt’altro che agevole farlo, fisicamente più che politicamente. In tempi in cui la demonizzazione e l’odio politico si nutriva di quel negazionismo storico a danno della verità e soprattutto a detrimento di un popolo intero. Vedere l’On. Roberto Menia ospite della mia città, non in qualità di uomo di partito, ma di simbolo di una cultura politica che è stata capace, quella si, di vincere una battaglia storica, non contro qualcuno, ma ottenendo un consenso ampio, trasversale e condiviso, per un uomo di destra è una delle più grandi soddisfazioni che si possano ottenere dopo anni di impegno.

Il senso, tutto politico che voglio sottolineare è un altro: in primo luogo la capacità che il Partito Democratico ha dimostrato e sta dimostrando, di andare oltre gli steccati ideologici del passato, senza rinunciare a nulla della propria identità, proiettandosi in una dimensione culturalmente e autenticamente nazionale, propria di tutti i grandi partiti, di destra e di sinistra, progressisti o conservatori, che in Italia purtroppo per tutto il secondo dopoguerra è mancata.

Non è Albano il centro del mondo, ma il fatto che si sia ospitato un evento sulle Foibe nel Palazzo del Comune, ha un valore in se, che anni fa non sarebbe stato possibile, aimè neppure quando la maggioranza politica in quel palazzo era di centrodestra. E’ un valore che simili consapevolezze maturino dal basso e non siano calate dall’alto in maniera asettica e burocratica, perchè questo è il segno di una convinzione vera, di una volontà, anche politica. Non solo il patrocinio del Comune di Albano Laziale e della Regione Lazio, che pur rappresentano un unicum in materia dal giorno dell’approvazione della legge sul Giorno del Ricordo, ma le presenze autorevoli di dirigenti politici, incluso il Segretario del Pd di Albano Laziale Massimiliano Borelli ed il Sindaco Nicola Marini, le parole che non lasciano equivoco alcuno, riportate dalla stampa, sono un fatto politico, importante.

Una verità storica non può essere soltanto patrimonio di una parte ma coscienza collettiva di un popolo, oltre ogni barriera ideologica e culturale:. questo rappresenta a pieno non solo il rispetto di una legge dello Stato, ma lo spirito autentico per cui centinaia di migliaia di persone che hanno sofferto l’esilio in Patria e sacrificato la propria vita per non rinunciare ad essere Italiani.

 

il rovescio della medaglia, rispetto a questa doverosa e piacevole presa d’atto, sta nel registrare l’assordante silenzio di coloro che, invece di presenziare nelle prime file a momenti come quelli del 21 e del 3 Febbraio, hanno scelto, pur dicendo e volendo rappresentare oggi la destra italiana e quindi i continuatori di quella battaglia storica, di defilarsi. Se la memoria deve essere identità, come ci insegnavano nelle sezioni dirigenti politici di cui tanto si sente la mancanza, oggi in tempi in cui orde di avventurieri sono travestiti da classe dirigente, chi ha vinto il concorso per ospitare il simbolo della fiamma, mostra di aver perso la memoria, proprio quando quella memoria è diventata di tutti.

Se quando ero giovane e organizzavamo noi convegni sulle Foibe, all’esterno incrociavamo le proteste di certa sinistra, faziosa e negazionista, certa destra di Albano, attraverso i suoi ultimi arrivi in squadra, nell’anno di grazia 2016, è stata capace di protestare rispetto ad un fatto unico nella storia della nostra città. Una cosa triste, financo offensiva per chi si ritiene appartenente ad una storia politica che non può essere rappresentata da chi non ne ha cura ne ricordo, mostrando di volerla rivendicare, financo nei suoi aspetti più estremistici, solo dopo aver perso il potere che attraverso quel simbolo aveva, a questo punto immeritatamente, guadagnato.