Antologica dedicata a Luigi Bolle a Roma

Fino al 3 novembre i Musei di Villa Torlonia di Roma ospiteranno una grande antologica dedicata al maestro dell'informale Luigi Bolle

0
2073
antologica_bolle_roma
Antologica di Luigi Bolle a Roma

Sono le opere di Luigi Boille dal 1958 al 2015, quelle in mostra al Casino dei Principi dei Musei di Villa Torlonia, fino al 3 novembre 2019. Una mostra curata da Claudia Terenzi e Bruno Aller (in collaborazione con l’Archivio Luigi Boille) che restituisce un’immagine il più completa possibile del pittore italo-ungherese che, dopo la nascita a Pordenone, arriva nella Capitale (dove si diploma all’Accademia di Belle Arti, e si laurea, in Architettura), approda a Parigi e torna all’ombra del Colosseo, per restarvi fino alla fine. “Luoghi di luce, scrittura del silenzio” è la prima grande antologica che Roma dedica all’artista dopo la sua scomparsa: una selezione di più di ottanta opere che illustrano il percorso artistico di Boille. Un percorso scandito da un’incessante, infaticabile ricerca del “senso”: dell’infinito, del cosmo, della vita. Un percorso che, per molti versi, non è errato definire Zen (con la sua scrittura surreale su un colore di fondo), e che nel segno – il tratto del pennello, la linea fluida, volontariamente contorta – ha il suo valore massimo, la chiave di un’indagine interiore durata una vita; il leit-motiv ritornante, irrinunciabile. Luigi Boille è uno dei protagonisti dell’informale, sodale di Fontana e Capogrossi. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni di grandi musei italiani e stranieri. Mai lontano dalla pittura pura, lavora controllando i suoi colori raffinati e l’effetto che hanno sulle tele. Il segno di Boille è scrittura, è una sorta di grafia surreale; è l’elemento distintivo che, nel corso dei decenni, è stato oggetto di un’evoluzione continua. Riassume la sua cifra stilistica. Il percorso di Villa Torlonia inizia, a piano terra, con opere della fine degli anni ’50: più direttamente segniche, il colore si espande creando forti tensioni luce e ombra; quindi, una serie di opere su carta dal 1958 al 2015; una sala con dipinti dal 1964 al 1966 (gli anni della mostra al Guggenheim), e una che riporta alle 5 grandi opere esposte alla Biennale di Venezia. Al piano superiore, una sala dedicata esclusivamente al “giallo” e le opere degli anni ’70/’80 in cui il segno sottile si intensifica su una vasta gamma di colori, e, in altre, lo stesso emerge in rilievo come materia: tutto diviene una tela senza limiti con tracce di luce. Infine, gli anni 1992-2015 e la ricerca di equilibrio compositivo; il raffinamento pittorico con un segno rarefatto, più dinamico, su un colore di fondo in uno spazio indeterminato. L’osservatore, davanti alle sue tele, non può non avvertire il richiamo a un mondo ancestrale, superiore. Forse, perché il mistero di queste creazioni è collegato alle leggi segrete dell’universo? Forse, ma ciò che importa è non cedere all’inganno del primo acchito: in Boille, dinamismo e irrazionalismo non significano mancanza di rigore formale. La sua ricerca resta fedele a un’espressività quasi maniacale che riporta tracciati solo in apparenza caotici, ma ben inseriti in un processo creativo che tutto riempie. Di lui colpiscono ancora la serenità personale e la velocità con cui passava dall’idea al segno. Luigi Boille, artista appartato e rigoroso, che nel proprio studio non consentiva quasi a nessuno di entrare, coltivava la sua arte senza curarsi di mode e denaro. Un grande pittore che aveva un sogno (“Vorrei fare un quadro molto grande, tutto bianco, con un piccolissimo segno al centro, ma piccolo”). E che è stato ingiustamente sottovalutato: come accade spesso in Italia.

Info: www.museivillatorlonia.it