Arresto cardiaco in campo, muore giovane calciatore di 15 anni

Stefano Sette: “Occorre lavorare sulla prevenzione e sulla formazione di tutti gli operatori sportivi”

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defibrillatore

E’ tragedia nel mondo del calcio. Un ragazzo di appena 15 anni, Matteo Pietrosanti di Bassiano, mentre si allenava insieme ai suoi compagni sul campo “D’Annibale” di Priverno si è accasciato al suolo e a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione compiuti dal personale del 118 immediatamente allertato. Questo tragico avvenimento ci ricorda quanto accaduto il 24 febbraio del 2006 sul campo di Tor Sapienza. Giorgio Castelli anche lui giovane atleta sedicenne, perde la vita per un arresto cardiaco tra le braccia del fratello gemello Alessio e dell’altro fratello maggiore Valerio. Quel giorno sul campo della periferia romana non c’era ancora un defibrillatore e nessuno dei presenti sapeva come comportarsi in una simile condizione di emergenza. La scomparsa di Giorgio suscitò una enorme ondata di cordoglio in tutto lo sport romano e la famiglia, con in testa il papà, Vicenzo Castelli, medico ospedaliero e la mamma Rita presero la decisione coraggiosa di dedicare la propria esistenza a fare in modo che quello che era accaduto al loro Giorgio non dovesse più accadere ai figli di altri. Da quel giorno la Fondazione “Giorgio Castelli” ha formato migliaia di operatori laici, donato decine di defibrillatori a scuole, comunità, società di calcio e organizzazioni sociali e sviluppato progetti di cardioprotezione.

“La tragedia di Priverno – ci dice Stefano Sette, patron dell’Albano calcio a 5 e tra i primi a collaborare con la Fondazione – riporta in primo piano la necessità di cardioproteggere i nostri ragazzi che frequentano i centri sportivi che gestiamo. La legge ci impone di avere defibrillatori e personale formato all’utilizzo, in modo da garantire un intervento immediato nel caso di necessità. Ma questo non basta. Occorre lavorare anche sulla prevenzione, aggiornando i protocolli di rilascio dei certificati di idoneità che, allo stato attuale non prevede un esame fondamentale come l’ecocardiogramma. Noi da anni abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione delle famiglie dei nostri atleti più piccoli, invitandoli ad effettuari anche quegli accertamenti che,anche se non richiesti dalla normativa sportiva, consentono di individuare problematiche altrimenti non individuate con le visite standard. Inoltre – continua Sette – tutto il nostro personale, tecnici, dirigenti e collaboratori amministrativi sono in possesso del brevetto di operatori laici rilasciato dopo il corso con la Fondazione “Giorgio Castelli” Onlus che ci consente di intervenire immediatamente con le manovre salvavita e con la defibrillazione precoce. Purtroppo – conclude il dirigente rossoblu – la pandemia ha sospeso per un periodo significativo i momenti di aggiornamento e di retraining. Speriamo che si torni a regime in tempi brevissimi”.