Aurigemma eletto Presidente del Consiglio e il Pd scarica il Terzo Polo

Alla Pisana prove tecniche di sinistra formato Schlein

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Antonello Aurigemma è stato eletto Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, affiancato dai Vice Presidenti, Giuseppe Cangemi e Daniele Leodori, con l’Ufficio di Presidenza che si completa con i Segretari d’Aula Micol Grasselli, Fabio Capolei e Valerio Novelli.

Una seduta che apre la 12ma legislatura come da copione, ma solo apparentemente, perché nelle pieghe dei numeri delle votazioni a scrutinio segreto, emerge un primo significativo dato politico, che va ben oltre i confini della Pisana.

Già dalla prima votazione infatti, in cui per eleggere il Presidente servivano 34 voti, con la maggioranza di centrodestra che ne disponeva di 31, Aurigemma ha ottenuto 33 voti, almeno 2 in più della sua maggioranza, mentre nella seconda, risultata decisiva per l’investitura, l’esponente di Fratelli d’Italia si è aggiudicato 36 suffragi, 5 in più rispetto al centrodestra.

Come spiegare questi movimenti? Erano noti alcuni mal di pancia provenienti da Lega, Forza Italia e soprattutto UDC, insoddisfatti per le caselle a loro assegnate nella formazione della giunta e nei primi assetti di Consiglio, ed era ipotizzabile qualche segnale arrivasse nel primo scrutinio, magari con Aurigemma che si attestasse sotto i 30 voti.

Ammesso ci siano realmente stati, i malpancisti non avevano fatto i conti con le crisi gastriche del campo del centrosinistra, evidentemente assai più acute.

Si perché se tutte le cronache riportavano di un accordo tra Pd e Terzo Polo sui nomi da indicare in Ufficio di Presidenza, rispettivamente un Vice Presidente ed un Segretario d’Aula, nella giornata di sabato qualcosa deve essere cambiato, così da vedere un esponente del Movimento Cinque Stelle sostituire quello del Terzo Polo nelle indicazioni giunte dal Pd.

La cosa non è andata giù ad Italia Viva, ed in particolare ai 2 eletti, Marietta Tidei e Luciano Nobili, che hanno firmato una nota ripresa anche dai social nazionali del partito di Matteo Renzi.

“Abbiamo appreso solo oggi, all’apertura della prima seduta del consiglio regionale, che il Partito Democratico ha di fatto rinunciato alla coalizione con cui ha partecipato alle elezioni solo un mese fa per riabbracciare il Movimento Cinque Stelle.

Nella scelta sugli assetti dell’ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale – per quel che riguarda le posizioni riservate alle opposizioni – il Pd invece di aprire un confronto con le forze insieme alle quali ha condotto la campagna elettorale per Alessio D’Amato ha scelto di sostenere il M5S che invece ha fatto di tutto per far vincere la destra e sconfiggere il centrosinistra. Scelta politica legittima, ma unilaterale, da alleati ci saremmo aspettati almeno un confronto”. Hanno dichiarato congiuntamente.

In effetti appare quantomeno curioso che il Pd sostenga un esponente di un partito, il M5S, avversario nelle consultazioni laziali, a discapito di un partito alleato, nel caso la seconda lista più votata della coalizione.

In pratica ciò si spiega con la nuova linea impressa da Elly Schlein: un Pd che guarda solo a sinistra, disinteressandosi del centro moderato.

Se a ciò uniamo il fatto che nel Lazio, la corrente maggioritaria è quella di Dario Franceschini e Daniele Leodori, che proprio la Schlein hanno sostenuto alle primarie, tutto si chiarisce.

Il Lazio potrebbe essere il laboratorio della nuova sinistra, forse l’unica regione dove Elly Schlein può contare anche sui tanto maltrattati capi-bastone , senza i quali nelle istituzioni e sul territorio non si tocca palla.