Il calcio locale raccontato per immagini

Walter De Bardi parla della storia del calcio locale raccontato per immagini in due libri su Roma ed i Castelli Romani

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Walter De Bardi
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Walter De Bardi

Possiamo definirlo uno storico del calcio locale: è Walter De Bardi, autore di due libri fotografici che raccontano la storia del calcio ai Castelli Romani prima e Roma poi. Al primo volume, Il calcio nei Castelli Romani ieri, oggi … presentato ad Albano Laziale con una mostra fotografica qualche mese fa, è succeduto il secondo, Pali Quadrati: “il calcio di una volta a Roma – dal dopoguerra alla fine del XX Secolo”. A lui abbiamo chiesto di tracciare un doppio confronto tra il calcio di ieri e di oggi, tra il calcio castellano e quello romano, con uno sguardo al futuro.

“La differenza la fanno gli impianti, ieri come oggi – ci dice De Bardi – laddove ci sono delle strutture adeguate si può fare calcio di qualità, anche ad ottimi livelli, in loro assenza tutto diventa più difficile”.

Questo è stato sempre il tema fondamentale?

“Si, prima era più facile costruire degli impianti e manutenerli, oggi, anche per questioni economiche spesso i campi vanno a degradarsi e non sono più adeguati”;

Roma come i Castelli?

“Certamente i Castelli Romani su questo scontano un ritardo ulteriore, soprattutto nella gestione degli impianti, vecchi e non al passo con il tempo. Penso al campo di una società a me molto cara, il Cinthia di Genzano, gloriosa società che oggi soffre uno spazio non all’altezza delle sue tradizioni. In alcuni casi ci sono impianti sottoutilizzati, per non rovinarli, vedi Pio IX di Albano, e sovraffollati come quello di Pavona che, se pur moderno vede troppe rappresentative sfruttarlo”;

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Walter De Bardi

Non si vedono spiragli per il futuro quindi?

“Restando ad Albano sembra che il campo di Cecchina possa vedere presto l’avvio di lavori di ammodernamento, e sarebbe un buon segnale, ma in generale la crisi economica e le casse dei Comuni ridotte ai minimi termini non fanno ben sperare ne in ristrutturazioni ne in nuove strutture. Una soluzione potrebbe stare nel concedere lunghe concessioni da parte dei Comuni alle società, in modo da poter pianificare progetti sportivi a lungo termine, ma anche il reperimento di privati che investano sul calcio oggi è complesso”;

Parla di società: come mai oggi rispetto a ieri il tasso di mortalità delle società è molto più elevato rispetto a qualche decennio fa?

“La crisi economica di questi anni ha colpito anche il calcio e chi sul calcio investiva. Se prima anche a livello locale era presente un certo mecenatismo per cui personalità facoltose si appassionavano alla squadra della loro città, oggi questo fenomeno è quasi sparito. Stesso discorso vale per gli sponsor. Una volta anche i politici non raramente compravano e investivano sulla società calcistica del loro paese, un po’ per passione, un po’ perché il calcio portava consenso. Quanti sindaci erano anche presidenti della società di calcio locale…”;

Eppure ci sono tantissime società che nascono ogni anno e spariscono quello successivo: non si potrebbe regolare meglio il fenomeno mettendo dei paletti e favorendo le fusioni, in modo tale da creare soggetti più solidi e competitivi?

“In linea di massima si, ma questo concetto va a scontrarsi con le ambizioni dei presidenti che preferiscono comandare in III categoria piuttosto che condividere una società di Serie C con altri soci. Pensiamo a Pomezia che ha oggi 3 squadre di Eccellenza che se si unissero, anche per potenzialità economiche delle proprietà, potrebbero rappresentare un soggetto molto più importante rispetto ad ora;

La Federazione Italiana Gioco Calcio sta lavorando su questi problemi? E’ presente per sostenere il calcio di base?

“Speravo che con la non partecipazione della nazionale ai mondiali si potesse resettare tutto il sistema e finalmente mettere mano a ciò che non va, ma la mia è stata un’illusione. La Federazione non mi pare particolarmente presente, se non con iniziative spot per fare cassetta. Si punta solo al numero di tesserati, generando di conseguenza troppe società, e troppi tesserati, senza badare ad una reale qualità del sistema calcio”;

Perché in Italia si dice che non nascano più talenti come un tempo?

“Perché i ragazzi non giocano più sotto casa. Quella era la migliore scuola calcio. Oggi con il tempo pieno a scuola, e con una scarsissima educazione sportiva nelle scuole, manca il tempo materiale per giocare al pomeriggio”;

Nelle scuole calcio ci sono differenze tra ieri e oggi?

“Non molte, spesso il denaro mantiene la supremazia sullo sport. Decenni fa come oggi si paga per un provino o per giocare in una società blasonata”;

Veniamo al capitolo violenza: oggi ce n’è di più?

“No, c’è sempre stata. Nel libro è riportato un episodio di Roma San Lorenzo di circa quarantanni fa. Gli episodi di violenza che vedono protagonisti i genitori o il pubblico sugli spalti oppure verso gli arbitri non sono una novità purtroppo. L’unica differenza tra ieri ed oggi sta nei mezzi di comunicazione e, con i social network diffondono i fatti quasi in tempo reale”.

Cosa ci può dire sulla presenza di stranieri nelle società di calcio locali?

“Il fenomeno per cui bastava fare un giro nei paesi africani per reclutare qualche talentino e portarlo in Italia a poco prezzo è finito. In primo luogo perchè in quei paesi si stanno sviluppando delle strutture, delle scuole calcio, che fanno crescere i giocatori. Molto spesso si tesserano ragazzi stranieri solo per fare plusvalenze, tuttavia il calcio, per molti ragazzi stranieri (immigrati ndr) rappresenta un formidabile strumento di integrazione e di socializzazione”.

Di Andrea Titti