Castel Gandolfo, il lago ha il suo angelo

Un 58enne colpito da arresto cardiaco salvato a Pasquetta dal pronto intervento di un cittadino formato alla pratica delle manovre di rianimazione cardiopolmonare sulle rive del lago a Castel Gandolfo

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Per la seconda volta in meno di due anni Marcello Saroli salva una vita, intervenendo con il Defibrillatore. E’ un operatore laico formato dalla Fondazione “Giorgio Castelli” Onlus.

Si è risvegliato, è stato estubato e interagisce con sanitari e familiari il cinquantottenne di Castelgandolfo andato in arresto cardiaco a Pasquetta sulle spiagge del lago Albano e salvato dal provvidenziale intervento di quello che ormai non esiteremmo a definire come “l’Angelo del Lago”, quel Marcello Saroli che in due volte, nell’arco di pochi mesi, ha restituito alla vita due giovani padri di famiglia, applicando le manovre di rianimazione cardipolmonare e, soprattutto, la defibrillazione precoce, apprese durante le sessioni di formazione da parte della Fondazione “Giorgio Castelli” Onlus, alle quali Marcello prende parte da anni, insieme alla moglie Anna e ai figli Arianna e Francesco.

Un intervento pressochè immediato che ha consentito ai soccorritori del 118,come hanno testimoniato gli stessi sanitari, di poter intervenire su un paziente ancora in vita e in grado di essere trasportato in eliambulanza al Policlinico di Torvergata

“E’ stata una Pasquetta che ricorderò tutta la vita – ci racconta un emozionato Francesco Saroli – Appena si è verificato il malore del nostro amico, a poche centinaia di metri dal nostro impianto sportivo, i famigliari ci hanno immediatamente chiamato, sapendo che la nostra struttura è stata tra le prime cardioprotette in Italia, che abbiamo il defibrillatore e che tutti noi sappiamo usarlo correttamente. In una manciata di minuti siamo intervenuti e ci siamo sostituiti a chi, fortunatamente, aveva già iniziato il massaggio cardiaco. Solo quando, alla seconda scossa sono ripresi i segni vitali e il nostro amico ha ripreso a respirare, abbiamo capito quello che eravamo riusciti a realizzare. Ho provato una emozione che non si riesce a raccontare.”

“Non sono un eroe – si schernisce Marcello – ma solo una persona che vuole fare fino in fondo quello che dovrebbe essere il dovere di ogni buon cittadino di questo paese. Certo – sorride – pensare che sarei dovuto intervenire due volte nel giro di pochi mesi, non me lo sarei certo aspettato! Ma la cosa che mi sta riempendo di gioia è che in tutte e due le volte il nostro intervento ha avuto l’esito che ci si aspettava. E aver contribuito a salvare due padri di famiglia, credo sia il riconoscimento più grande a cui un uomo possa aspirare.”

Marcello coglie l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni: “Per due volte due vite umane sono state restituite all’affetto dei loro cari solo grazie ad una combinazione di eventi fortunati. Sarebbe bastato che per qualsiasi motivo io e i miei figli non fossimo stati raggiungibili o, molto più semplicemente, chi era sul posto non era a conoscenza che eravamo in grado dii intervenire o non conosceva il nostro numero di telefono e oggi erano altri i discorsi che si sarebbero fatti. Occorre un progetto di cardioprotezione strutturato, con defibrillatori disponibili e volontari addestrati a intervenire. Ogni giorno questo luogo meraviglioso è frequentato da migliaia di persone, molte delle quali fanno attività sportiva non sempre sotto controllo medico. Non dobbiamo sfidare la buona sorte – conclude Saroli -, ma darci da fare perché il nostro lago, oltre che essere uno dei luoghi più belli del mondo, sia anche uno dei più sicuri.”

Tra i primissimi a complimentarsi con Marcello sono stati Vincenzo e Rita Castelli, fondatori della Onlus “Giorgio Castelli”, nata all’indomani della scomparsa per arresto cardiaco su di un campo di calcio, di loro figlio Giorgio: “Siamo felici ed emozionati di apprendere questa bellissima notizia – ci dice al telefono il Dottor Castelli. – Marcello e la sua famiglia sono stati tra i pionieri del nostro progetto e il loro Circolo ha avuto il Defibrillatore, e tanti volontari abilitati ad usarlo, ben prima che diventasse un obbligo di Legge. E quanto accaduto, addirittura per due volte, è la dimostrazione che formare volontari, anche non sanitari come Marcello, alle manovre di rianimazione e, soprattutto, alla defibrillazione precoce, è la strada maestra per riportare tra noi tanti amici la cui sorte, senza nessun intervento, sarebbe purtroppo irrimediabilmente segnata nella stragrande maggioranza dei casi. E nessun intervento dei soccorsi arriverebbe in quel brevissimo lasso tempo che segna il confine tra la vita e la morte, come ha invece fatto Marcello che era sul posto e sapeva come intervenire nel modo appropriato. Sono queste cose che danno un senso all’opera a cui stiamo dedicando la nostra vita  nel ricordo del nostro Giorgio e che ci vede contornati dall’affetto e dalla disponibilità di tanti amici come Marcello e l’intera Famiglia Saroli”.