Castel Gandolfo, “riemerge dall’oblio l’antica Fonte Giuturna di Albalonga”

Alla scoperta della storia e dei luoghi dei Castelli Romani

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giuturna

Giuturna o Diuturna era una antica divinità legata al culto delle acque e alle  loro proprietà benefiche al tempo dei re di Alba. Ad essa sono legati , come attestano tantissimi autori (Dionigi,Livio,Varrone, Servio commentatore di Virgilio etc.), moltissime tradizioni e miti. Si racconta di come fossero le stesse Vestali Albane a custodirne e usarne le acque sia a scopo rituale che benefico e che l’antica sorgente ne formasse quel “Lacus Juturnae” da molti ritenuto l’attuale Lago di Turno nel territorio di Castelgandolfo,(sede oggi del prestigioso Country Club Circolo del Golf) e che gli stessi Dioscuri, Castore e Polluce dopo la vittoria dei Romani sui Latini nell’epica Battaglia del lago Regillo (499 a. C.), fossero stati visti abbeverare i loro due cavalli bianchi proprio alle sue acque. Tutti gli autori sono concordi che il culto legato alla Ninfa Giuturna fosse stato trasferito a Roma già al tempo dei primi re. Ricordiamo  a tal proposito come Padre Luigi Lami, francescano del Terz’Ordine,nel suo libro “Notizie critico-storiche dell’Acqua Santa di Roma…”del 1777,avesse trattato tale argomento e di come lo stesso re Numa,per accordare alle necessità di poter officiare gli antichi riti anche in Roma,avesse provveduto ad edificare il Tempio delle Vestali e la loro Casa nel Foro presso il Velabro, tra il Palatino e il Campidoglio, con annessa Fonte e Lacus Giuturnae (“Ut patrio ritu Albani sacra facerent”,Tito Livio Lib. I, cap. 5).Gli scavi eseguiti nel 1900 dall’illustre archeologo Giacomo Boni, confortando le tesi di quegli antichi scrittori, riportarono alla luce quelle straordinarie vestigia che ancora oggi possiamo ammirare. Lo stesso Lami nella sua dissertazione pone l’annosa questione della origine di queste salubri acque(“Juturnafons est in Italia saluberrimus,cui nomen a juvando est inditum” Servio Ad Aen. L. 12 ),di come fossero in uso nei tantissimi templi dell’Antica Roma, arrivando a concludere che molto probabilmente fosse stato lo stesso re Numa  a condurle attraverso la costruzione di un acquedotto dal Monte Albano. Stimava inoltre che le stesse acque della Ninfa Egeria nella Valle delle Camene (Valle della Caffarella),quelle dello stesso Almone e della Fons Giuturna del Foro derivassero tutte dall’originaria fonte albana. A sostegno di questa brillante ipotesi possiamo oggi aggiungere diversi studi e testimonianze che potrebbero ben presto portare a risolvere la questione legata al sito e all’origine di queste acque e alla loro corretta fruizione ( “A spasso per Frattocchie …2017, Marco Bellitto, cap. X La sorgente e il mito, pgg 85-86). In una recente pubblicazione, la dott.ssa Maria Mangiafesta, ricorda la testimonianza diretta di Pirro Ligorio che visitando i luoghi ne da una straordinaria descrizione già a metà del 1500,descrivendo oltre alla Fonte,il Lago di Turno e i resti di una prestigiosa villa rinascimentale rasa al suolo nelle vicinanze .La stessa Mappa di Eufrosino della Volpaia del 1547 mostra un edificio a monte del Laghetto di Turno  e la stessa “Fons Joturna” che, insieme a due disegni corredati da un’ampia descrizione del Ninfeo e dei luoghi circostanti,di Fra Giocondo da Verona, oggi conservati all’Hermitage di San Pietroburgo, confermerebbero tale localizzazione. Oggi nel giardino della Villa Costaguti possiamo riscoprirne il luogo anche se probabilmente rimaneggiato e alterato nella sua composizione originale  al tempo della costruzione della Villa a metà del ‘600, come appare dalle stelle ad otto punte presenti negli stemmi di famiglia dei Cardinali Vincenzo e   Giovanni Battista Costaguti, realizzate nell’emicupola del Ninfeo. Appare infatti evidente come l’antica fontana faccia parte  di un ben più antico edificio che era adibito a frantoio ad acqua, già al tempo dei monaci di Santo Spirito in Sassia, di cui rimane il toponimo e l’antica coltivazione ad ulivo dei luoghi. Un frantoio che come ricorda Edmondo Del Gobbo, un abitante del luogo, era ancora funzionante sino agli anni 50 del secolo scorso ed ora ridotto a villino con vista sul lago.  Rimane aperta la discussione di come fosse condotta anticamente l’acqua alla fonte già in epoca romana come la  ritroviamo nella cosiddetta “sorgente” di Secciano(Tomassetti , Via Appia),lungo Via di Santo Spirito in recenti sprofondamenti del terreno, testimoniati dalla presenza di grotte,e lungo la via Appia a Frattocchie (Bovillae)sino a Via del Divino Amore, dove ancora ne permane  la probabile conduzione. Un sistema di cunicoli idraulici afferenti acque potabili da non confondere con quelli derivanti dal vicino emissario del Lago Albano (oggi in secca),e del loro  riutilizzo nei vari secoli ad uso irriguo dei campi e meccanico per le mole dei mulini.