Caterina Boccardi, “E quindi?” Acqua e amore veri salvavita

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Caterina Boccardi
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Caterina Boccardi

Incontriamo Caterina Boccardi a Guidonia, nel centro sportivo dove lavora come istruttrice di nuoto e nuoto sincronizzato. Caterina ha da poco scritto un libro già in seconda ristampa, E quindi?!, sua opera d’esordio edita da Alter Ego Edizioni. Un libro che ripercorre il tracciato biografico dell’autrice, che all’età di quarantaquattro anni decide di fare un resoconto del proprio vissuto. Seduta in riva al mare, Caterina incontra casualmente Andrea, scrittore dilettante ma talentuoso, che la aiuta a mettere ordine nel proprio passato. Con uno stile lineare viene ricostruita la storia di una donna coraggiosa, che affronta la vita senza mai nascondersi, senza mai tirarsi indietro.

La narrazione muove dall’incontro con un misterioso personaggio, lo scrittore Andrea. È una figura reale? Come è veramente nata l’idea del libro?

“Dietro il personaggio di Andrea vi è la figura di Sergio Maffucci, poeta e scrittore, assiduo cliente del centro sportivo dove lavoro come allenatrice e come responsabile della comunicazione. Lessi un suo romanzo che mi piacque molto e gli confessai di avere un sogno nel cassetto: scrivere un libro. Mi consigliò di iniziare subito e non me lo feci ripetere due volte, colsi subito l’opportunità che la vita mi stava offrendo. Sergio mi ha guidato nella stesura del canovaccio, dandomi la chiave per aprire quel cassetto che altrimenti sarebbe rimasto chiuso. Scrivere per me era sempre stato un sogno: fin da bambina scrivevo lettere ai miei genitori e ai miei zii per trasferire loro sentimenti, pensieri, emozioni. Sergio è stato un mentore, una guida spirituale nel percorso che mi ha condotto alla scrittura del libro”.

La protagonista del romanzo si chiama Caterina. Quanto c’è di autobiografico e quanto di inventato? Quanto si assomigliano le due Caterine?

“Nel libro c’è molto di me, più parti invece sono completamente inventate. Ho spaziato molto con la fantasia anche per suscitare l’interesse del lettore. Le due Caterine si assomigliano abbastanza, condividono l’aspetto razionale e quello istintivo che le caratterizza. Quello che ho voluto sottolineare è che al di là del lato razionale della vita si può arrivare a fare qualsiasi cosa, dipende dal momento che si vive, dallo stato d’animo che si prova”.

Caterina è una donna dalla personalità aperta e dal carattere forte e tenace. Che ruolo ha avuto lo sport nella formazione del tuo carattere?

“Caterina è una donna forte che ha dovuto attraversare momenti di instabilità, di profondo timore. Nuoto da quando avevo due anni e mezzo, vengo dal nuoto sincronizzato. Posso dire, quindi, che lo sport è qualcosa di immenso che può aiutarti a superare le difficoltà, ad acquisire autostima, a rispettare le regole, ti abitua al sacrificio e ti fa capire che non sempre si può vincere. La vita è una gara continua e nella nostra quotidianità siamo continuamente esposti a conflitti. Nonostante le sconfitte, però, dobbiamo avere la forza e il coraggio di ripartire, di andare avanti. Grazie allo sport si impara a rispettare il prossimo. Insieme all’amore, lo sport è un salvavita, uno stimolo salutare alla felicità, qualcosa che ti fa osare nell’incognito”.

Oltre allo sport, l’altra polarità tematica del libro è l’amore, raccontato in ogni suo aspetto, compreso quello della sessualità.

“L’amore e la sessualità alimentano la nostra vita giorno per giorno. Mi sono ritrovata con un matrimonio fallito e una serie di relazioni andate male, ma non ho mai smesso di credere nell’amore. Sono una grande sognatrice, il bello dell’amore è che non si finisce mai di provare emozioni e di trasmetterle. Casualmente ho rincontrato il mio attuale compagno Iginio (l’artista e performer Iginio De Luca, N.d.R.) che è stato anche il mio primo fidanzatino all’età di nove anni: ci siamo ritrovati dopo esserci persi di vista per trent’anni. Stare insieme a un’altra persona è una scelta, non deve diventare un’abitudine. L’amore ci permette di vivere al massimo attraverso la condivisione, è l’unico gioco che non vinci mai. La sessualità è un aspetto importante nella coppia, senza il quale il rapporto diventerebbe monotono, e purtroppo ci sono ancora troppi tabù e troppe ambiguità al riguardo. Non è un semplice atto meccanico, ma sinergia, scambio di emozioni, seduzione mentale. Amore, cibo e sport ci fanno stare bene”.

Caterina, istruttrice di nuoto, incontra Andrea in riva al mare: l’acqua è un motivo ricorrente nel libro. C’è una simbologia particolare dietro quest’elemento?

“L’acqua è rinascita ed energia, veniamo dall’acqua, è qualcosa di primordiale che già conosciamo. Attraverso l’acqua riscopriamo noi stessi, le nostre origini naturali. Molti sono i riti che usano l’acqua, a cominciare dal battesimo cristiano. Anche quando piangiamo, di gioia o di dolore, le nostre lacrime sono d’acqua. È un elemento che crea una dimensione di benessere, che ci dà una sensazione di leggerezza: quando nuoto non penso, mi rilasso. L’acqua è per me l’elisir della felicità, una terapia, qualcosa di cui ho assoluto bisogno e di cui non potrei fare a meno. È soprattutto una passione, come lo è anche la scrittura”.

Continuerai a scrivere? Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Sto scrivendo un secondo libro, dove riappare l’elemento acqua. Da questo primo libro, poi, forse verrà tratto uno spettacolo teatrale con la partecipazione dell’attrice Monica Seller, con la quale ho lavorato lo scorso novembre al Teatro Petrolini di Roma; proprio la direzione di questo teatro mi ha proposto un riadattamento del romanzo. Per l’autunno del prossimo anno, invece, è prevista l’uscita del nuovo film di Marco Daffra, dal titolo orientativo Il giglio de’Medici. Marco mi ha voluta nel suo cast, le riprese inizieranno il prossimo aprile e interpreterò la parte di Sofia de’Medici”.