Chiari e coerenti per il presidenzialismo

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Doraemon
Doraemon cartone animato giapponese anni’80

Le urne da cui dovrebbe sortire il nome del Capo dello Stato somigliano alla tasca magica di Doraemon, cartone animato giapponese celebre negli anni ’80. Il protagonista di quella serie manga era infatti un giovanissimo studente sfaticato con l’innato fiuto per mettersi nei guai, affiancato da un simpatico e paffuto gatto bianco e blu, il quale possedeva, oltre ad una spiccata saggezza intellettuale, una tasca posta sulla sua pancia dalla quale tirare fuori oggetti di ogni tipo da usare all’occorrenza nei momenti difficili per aiutare l’imbranato padroncino. Inutile dire che in ogni puntata gli stravaganti oggetti sfoderati dal rotondo felino riuscivano a capovolgere a favore del protagonista le situazioni piu’ intricate. Volendo applicare questo schema al Parlamento Italiano, chiamato in queste ore a scegliere il successore di Napolitano, potremmo dire che non basterebbe una colonia felina dotata di marsupio per toglierci dagli imbarazzi. Dopo cinquanta giorni in cui Bersani ha rasentato piu’ volte l’incriminazione per stalking politico, a causa delle reiterate “denunce” presentate contro di lui da Grillo, verso ciò che il comico genovese considerava “proposte moleste”, provenienti dall’ex benzinaio di Bettola, ci si poteva attendere una due giorni movimentata all’atto del voto. Nessun accordo serio, nessun nome che abbia raccolto un consenso solido, insomma si è arrivati al red rationem di stamattina alla cieca. L’imposizione del nome dell’uomo della marsica Franco Marini, indigesta per ampie fasce del centrosinistra, ha scatenato la fantasia dei franchi tiratori che nell’urna hanno dato il meglio di loro. Ecco allora uscire, come dalla tasca di Doraemon, di tutto e di piu’, i nomi piu’ stravaganti: il migliore per distacco è stato senza indugio colui, o colei, non sapremmo, il voto è segreto, che sulla scheda ha vergato il nome di Rocco Siffredi. Accanto al pornodivo hanno troneggiato anche Valeria Marini e Sofia Loren, per il gentil sesso, Giulio Andreotti, presente nelle urne per il Capo dello Stato dal 1948 crediamo ininterrottamente, Arnaldo Forlani, per citare la “vecchia guardia”, Mussolini, ignoto se i 15 che così hanno scritto intendevano riferirsi alla nipote Alessandra o al piu’ famoso nonno, Michele Cucuzza, forse ricordato da qualche ex velina presente oggi per sbaglio sui banchi di Montecitorio, Il Conte Raffaello Mascetti, con tanto di “supercazzola” ovvio, Gianfranco Fini, non sappiamo se come “onore alla memoria” o ulteriore accanimento, Giovanni Trapattoni, Roberto Mancini, per gli sportivi, e certamente dimentichiamo qualcuno, che non ce ne voglia, ci è sfuggito. Tra gli stravaganti non includiamo Sergio De Caprio, detto Ultimo, celebre alle cronache per aver catturato Totò Riina e per essere stato misteriosamente messo ai margini da uno strano modo di concepire giustizia da parte di taluni “magistrati giramondo”, per rispetto, stima e ammirazione verso di lui e perchè infondo la scelta del gruppo di Fratelli d’Italia di indicarlo ci è sembrata intelligente in quel contesto. Al di là delle nostre ironie, è possibile che un Paese come l’Italia nel 2013 possa permettersi di esibire al mondo simili spettacoli? E’ realmente una democrazia un sistema che ha perso ogni riferimento e che, incapace di prendere qualsiasi scelta e portarla avanti, fa emergere chi propone una delirante “democrazia della rete”? Non sappiamo chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, forse D’Alema, ma di certo chiediamo sin da oggi a lui ed a coloro che ci governeranno nei prossimi anni di prendere solenne impegno di piantarla con certe rappresentazioni teatrali. Il sistema Istituzionale Italiano ha dimostrato ancora una volta di essere fuori dal tempo e improduttivo, ecco perchè, onde evitare il trionfo del televoto si proceda a qualcosa di davvero nuovo, perchè antico e non vecchio, ossia una sana riforma Presidenziale dello Stato, con elezione diretta del Presidente della Repubblica, e una conseguente scelta dei parlamentari attraverso un sistema maggioritario uninominale a turno unico, con annessa divisione del territorio in collegi in cui i cittadini possano tornare a scegliersi la persona oltre il partito e lo schieramento. Gli Stati Uniti non sempre sono capaci di attirare simpatie, ma senza dubbio in merito al funzionamento delle loro Istituzioni non ammettono paragoni con gli Italici costumi. Si vota una persona che incarna una filosofia, un modo di essere, di vivere, un programma e dei valori, la si chiama per quattro anni a gestire un potere immenso e si da a coloro che non hanno avuto la maggioranza, il piu’ ampio potere di controllo. Finchè l’Italia non sceglierà di affrontare la primaria delle riforme, cioè quella della forma di Stato e di Governo non potranno mai essere affrontate e possibilmente risolte le questioni economiche e sociali che oggi così duramente colpiscono le famiglie ed i cittadini, per il semplice fatto che senza un governo stabile, legittimato e dotato di opportuni poteri, senza un’assemblea legislativa eletta e non nominata, realmente indipendente, nessuna riforma seria potrà essere portata a termine. Tutto il resto sono le solite favole che da quindici anni ci vengono propinate di volta in volta in tutte le campagne elettorali.

Andrea Titti