Ciampino, “Storia di un degrado annunciato”

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“I cittadini di Ciampino sono quotidianamente condannati a vivere in una città, la nostra, che un tempo veniva definita “Città giardino” quando ancora rappresentava la storia di una città ideale  che ora si mostra, ai nostri occhi,  indossando le vesti di una desolazione ormai consolidata – inizia così l’articolo di Roberta Sconci che riceviamo e pubblichiamo.

Anche noi vorremmo non solo sognare ma vedere alberi, verde curato, manti stradali che non rievochino, percorrendoli,  movimenti sussultori, vorremmo parchi attrezzati con nuovi giochi, contrariamente a quelli di cui siamo serviti e che hanno vissuto sicuramente giorni migliori, vorremmo scuole meno fatiscenti, piste ciclabili percorribili, vorremmo ricrederci e non continuare a pensare di vivere in una “città dormitorio”, vorremmo più luoghi di aggregazione per il futuro di questo comune i nostri ragazzi, vorremmo più sicurezza, vorremmo…..quante cose vorremmo!!!!

Questa è solo un piccolo spaccato di quanto non è stato fatto finora, che invece si sarebbe potuto fare e che forse, chissà, un giorno si realizzerà.

Se poi vogliamo fare degli esempi il materiale, potete fidarvi, di cui parlare c’è – prosegue Roberta Sconci.

Possiamo cominciare con l’Igdo (Istituto Gesù Divino Operaio) ex complesso religioso costruito nel 1922 per ospitare le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù con annesso collegio femminile, ora paragonabile ad un mostro gigante che, con la sua imponenza, sovrasta “Piazza della Pace”,  possiamo continuare, per rimanere in tema, con i resti della Villa di Messalla, nella zona di “Mura dei Francesi”, oggetto di accanite lotte per la loro tutela e la salvaguardia del patrimonio archeologico e naturale di Ciampino.

Ma facciamo una panoramica più recente e ci accorgiamo che percorrendo le strade cittadine quello che vediamo è, in molte zone del nostro comune, uno spettacolo poco edificante e irrispettoso della denominazione, ormai non più consona, di “città giardino”.

Spesso mi capita – ancora la Sconci – di passeggiare nel mio quartiere e ogni giorno di più mi rendo conto di come “La Folgarella”  naufraghi nel mare dell’indifferenza e del degrado. Dalla mia finestra ogni mattina mi saluta, con fare quasi beffardo, lo “scheletro” della Asl ricettacolo di rifiuti e non solo, quando passeggio su Viale Kennedy i marciapiedi, in alcuni tratti divelti dalle radici dei pini, rendono il passaggio impossibile e solo dopo numerose segnalazioni si è corso ai ripari,   i pini sono stati abbattuti, la zona è stata recintata peccato però che, dopo un anno, la recinzione è ancora li, sfiancata dalle condizioni atmosferiche, e sta cedendo ogni giorno di più. Se percorro la parallela “Via Pirzio Biroli” lo scenario non cambia anzi è in netta concorrenza con la via principale.

Per non parlare della vicinanza al “Campo Rom La Barbuta” di cui ne subiamo gli effetti dannosi in termini si sicurezza ambientale e sociale.

Ma ultimamente il nostro umile quartiere – si avvia alla conclusione del suo pezzo Roberta Sconci – sta vivendo un momento di gloria, ironicamente parlando, a seguito dell’approvazione del “Piano Integrato di Via Reverberi G4” che avrà un’ impatto sostanziale a livello urbanistico e che ha  attirato l’attenzione di “politici” e “politicanti”, perdonerete la sottile distinzione, per perseguire i loro scopi.

Chissà se da questa “colata di cemento” (definita tale da chi si è sempre opposto ma anche da chi si opponeva fino a qualche mese fa e all’improvviso si è miracolosamente  ravveduto) non si possa trarre qualche beneficio ……….ai posteri l’ardua sentenza”

I miracoli sono sogni che diventano luce” (Alan Drew)…..noi umili cittadini non chiediamo miracoli ma una nuova luce che abbagli i nostri occhi mentre guardiamo una città, la nostra, che ha abbandonato le vesti – si conclude così l’articolo della Sconci – del suo squallore!”