Comune di Grottaferrata “Beni confiscati, servono tempestività, spirito di comunità ed efficienza”

La Città di Grottaferrata in campo a favore del riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata. 

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“BENI CONFISCATI, SERVONO TEMPESTIVITA’, SPIRITO DI COMUNITA’, EFFICIENZA

IL COMUNE DI GROTTAFERRATA: “PRONTI A UN TAVOLO CON IL TERZO SETTORE”                                

Un forum tra istituzioni e stakeholder del sociale per dare il via a una nuova stagione di legalità da valorizzare come bene comune:

co-progettazione e destinazione consapevole degli immobili sequestrati alla criminalità organizzata la strada individuata da tutti.

La Città di Grottaferrata in campo a favore del riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

Tre ore di incontro dibattito per fare il punto con tutti i protagonisti, in ambito regionale, di una battaglia complessa ma che, a giudizio dei numerosi e autorevoli ospiti intervenuti, si vince in due modi: agendo con tempestività e con spirito di comunità.

Al fianco dell’Amministrazione comunale, rappresentata in forze dal sindaco Luciano Andreotti e dalle due assessore competenti: Tiziana Salmaso  (Politiche sociali) e Simona Caricasulo (Patrimonio), ha preso parte con convinzione anche il Consiglio regionale e la Regione Lazio.

Il sindaco Andreotti in apertura, ha sottolineato il valore fondamentale del confronto e della condivisione che il Comune di Grottaferrata aveva iniziato a portare avanti con gli attori individuati e presenti al forum, prima della pandemia, immaginandolo come caposaldo della nuova stagione della città criptense, allora da pochi mesi capofila del Distretto Socio-Sanitario Rm 6.1.

Il sindaco ha sottolineato la particolare importanza per Grottaferrata di mettere “un punto fermo” e “tracciare una rotta” proprio attraverso il dialogo inter-istituzionale, sulla destinazione che le undici particelle catastali confiscate alla criminalità presenti sul territorio di Grottaferrata attendono da troppo tempo.

In rappresentanza del Consiglio regionale è intervenuta Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione, ininterrottamente a lavoro, da inizio legislatura, sui temi della legalità e del sociale con le sue proposte di legge, la quale ha sottolineato come “la Regione Lazio sia da sempre impegnata nella lotta alla mafia. Una sfida che deve vedere in primo piano tutte le istituzioni che assieme devono sostenere le forze dell’ordine e la magistratura. Le mafie possono essere sconfitte sia dal punto di vista strategico che culturale attraverso una alleanza tra le istituzioni, con il terzo settore. Ogni volta che un bene viene confiscato è una vittoria di tutta la collettività”.

La consigliera regionale del Partito Democratico si è detta quindi d’accordo con il sindaco Andreotti sulla prospettiva di ragionare della questione sotto l’egida del Piano di Zona.

Il dottor Guglielmo Muntoni, presidente dell’ Osservatorio sulle politiche di contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio Roma e già presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, ha riflettuto sull’importanza dell’assegnazione provvisoria cioè dell’attività che già dal sequestro mira immediatamente a garantire già l’esito finale ovvero la destinazione a fini sociali che senza una assegnazione tempestiva rischia non arrivare a compimento perché il bene si deteriora, viene vandalizzato o rioccupato abusivamente. Qualcosa che è peraltro anche nell’interesse del proprietario che nel malaugurato caso di una revoca, eventualità che a Roma non superano in genere il 10%, non potrà lamentarsi sulla mancata manutenzione, ha spiegato il giudice. Se poi il bene è già assegnato anche l’Agenzia Nazionale trova il proprio lavoro agevolato.

Muntoni ha quindi riportato alcuni esempi: una sala bingo a Roma assegnata all’associazione Libera che lì troverà la propria sede assieme a una sorta di museo fotografico della legalità e un centro di ricerca universitario, così come la realizzazione, a Ostia, della palestra della legalità, destinazione particolarmente significativa proprio nel periodo durante il quale venivano sequestrate palestre alle famiglie malavitose della zona.

Oltre cento sono stati i beni sequestrati e affidati nel corso della permanenza del giudice Muntoni alla sezione Prevenzione del Tribunale di Roma.

Il dottor Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Legalità della Regione Lazio, intervenuto anche in rappresentanza del presidente della Regione, Nicola Zingaretti,  ha definito la legge sulla confisca e il riutilizzo “una delle più belle leggi, un vanto, nata da una intuizione di Pio La Torre, successivamente, nel 1996 portata avanti col contributo di Libera”.

“Un percorso – ha detto Cioffredi – fatto di grandi vittorie e grandi sconfitte. In Italia il 50% dei beni ancora non sono utilizzati. Stesse percentuali nel Lazio che dispone di 630 beni. Altre 1911 particelle catastali saranno assegnate a breve da parte dell’agenzia ai territori della nostra regione”.

“Quello che serve è costruire memoria, impegno sociale. Restituire beni alla collettività significa incrinare il prestigio criminale di cui i clan godono nel loro territorio. Motivo per cui non tollerano questo tipo di attività”.

Cioffredi ha quindi voluto ricordare come, proprio la Regione Lazio, di fronte al grido di dolore dell’Agenzia Nazionale, ha capito che l’attività di confisca e riutilizzo dovesse essere una priorità. In tal senso il presidente dell’Osservatorio per la Legalità ha voluto proprio sottolineare il coraggio del giudice Muntoni che ha firmato, a suo tempo, un protocollo d’intesa sull’assegnazione provvisoria, prassi che solo successivamente è entrata nel Codice Antimafia, prendendosi dunque una grossa responsabilità. Prima di allora era capitato che per un bene, dalla sequestra alla confisca, fossero trascorsi 24 anni”.

“Il Comune di Grottaferrata con questo convegno – ha aggiunto Cioffredi – ha messo in campo davvero tutti gli attori. E la coprogettazione è il modo per aiutare anche ad accettare meglio e a prendere coscienza della presenza delle mafie anche nel Lazio. Una ritrosia da superare per porre fine al ritardo in cui versa la nostra regione”.

Tra gli interventi vi sono stati poi quelli dell’avvocato Luca D’Amore, consulente in materia del Comune di Grottaferrata, già consulente della Regione Lazio e estensore del regolamento regionale sui beni confiscati alla criminalità organizzata, il quale ha sottolineato come il grande problema degli enti locali sia la mancanza di risorse.

D’Amore ha portato l’esempio di alcuni beni confiscati nel 2000 e assegnati nel 2010, dopo dieci anni, a pochi mesi dall’istituzione dell’Agenzia Nazionale e decisamente prima della prassi della assegnazione provvisoria praticata dal giudice Muntoni e poi recepita nel Codice Antimafia.

Il Comune di Grottaferrata da parte sua sul sito web istituzionale ha documentata e pubblicata tutta la storia e l’attualità dei beni confiscati (tre complessi immobiliari). Il mancato utilizzo decennale di due dei tre beni confiscati (La Bazzica e parte del complesso Agorà) ha portato al deterioramento. Un terzo complesso (villino con garage) presso il Colle delle Ginestre, rimasto occupato fino allo scorso mese di febbraio. con un intervento tempestivo del Comune può ora evitare le numerose criticità emerse per gli altri.

Il “buco normativo” e “il limbo” nel quale ad oggi si trovano gli enti locali di fronte proprio alle assegnazioni provvisorie è stato il centro dell’intervento dell’assessora al Patrimonio del Comune di Grottaferrata, Simona Caricasulo.

“Enti pubblici e terzo settore sono sottoposti a discipline completamente diverse” ha detto.

“Per questo si deve cominciare a ragionare su modifiche dei lacciuoli amministrativi nell’ambito della gestione. Se, infatti, io non posso gestire e neppure assegnare fondi per la manutenzione durante l’assegnazione provvisoria, in quanto quel bene non è mio, alla fine in preda al timore del danno erariale in troppi Comuni si arriva alla decisione di tenere quei beni chiusi. Anche con l’assegnazione definitiva, del resto, ad oggi sussiste un altro problema: quello su come finanziare il bene. Per questo occorre una triangolarità tra vari soggetti con una modifica nelle disposizioni contabili che ci consentano di agire anche in sede di assegnazione provvisoria, uno svincolo nell’utilizzo delle risorse finanziarie e la mappatura delle associazioni perché non vorremmo mai che, escludendo le associazioni direttamente conosciute sul territorio, il soggetto criminale provi a rientrare sul territorio proprio attraverso associazioni. Siamo disponibili ad aprire un tavolo di confronto”.

La professoressa Antonella Cosentino, docente di Economia delle aziende non-profit presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza, ha quindi riflettuto sulla gestione dei beni affidati, sui rischi e sulle potenzialità ponendo il focus della propria relazione proprio sulla centralità, anche per il terzo settore, di sviluppare una efficace gestione manageriale capace non solo di produrre capitale sociale ma anche un “equilibrio economico finanziario” da associare alla “rendicontazione sociale” che per questo tipo di attività assume certamente comunque una importanza anche maggiore rispetto a quella tradizionale. Il ruolo dello Stato con una presenza di sostegno, non vincolante deve esserci agendo nella coprogettazione, pronto a intervenire laddove l’ente necessiti di risorse delle quali certamente lo Stato può disporre”.

Sulla linea di una coprogettazione necessaria gli interventi dei rappresentanti del terzo settore. Con Daniele Bruno Del Monaco, della Legacoopsociali del Lazio che ha auspicato, agganciandosi alla legge regionale in materia, il coinvolgimento della “cittadinanza attiva in modelli di cooperative di comunità”, Marco Oliveri, presidente di Agci Lazio che ha fortemente sostenuto l’impegno dei comuni del Piano di Zona a fianco del terzo settore per una pianificazione più consapevole e mirata degli utilizzi ai quali vengono poi effettivamente destinati i beni confiscati.

Di “azioni di sistema necessaria ad uscire dal guado” ha parlato Marco Marcocci presidente di Confcooperative Lazio per puntare a  “invertire la tendenza, ricostruendo la comunità attorno a valori condivisi e percorsi formativi e culturali, attraverso l’informazione diffusa e la testimonianza”.

“Tenuto conto delle caratteristiche strutturali dei singoli beni e delle finalità autorizzate dall’Agenzia dei beni confiscati, il Comune di Grottaferrata ha ipotizzato di costituire un tavolo di lavoro con gli Enti del Terzo settore avvalendosi delle forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento ai sensi dell’art. 55 del codice del terzo settore” ha detto quindi l’assessora alle Politiche sociali, Tiziana Salmaso

“In questa fase organizzeremo degli incontri con gli enti del terzo settore e con la popolazione nonché dei sopralluoghi sui beni onde individuare concretamente i bisogni da soddisfare. Si passerà quindi – ha concluso l’assessora –  alla fase di co-progettazione vera e propria finalizzata alla definizione e alla realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento diretti a soddisfare bisogni definiti, alla luce degli strumenti di programmazione già espletati”.

Il sindaco Luciano Andreotti, concludendo, ha ripercorso il lavoro effettuato sui beni confiscati con tutte le criticità evidenziate, sottolineando però come: “Questo convegno era stato progettato già dalla fine del 2019 da me e dall’assessora Salmaso. A inizio 2020 ci eravamo già riuniti con le associazioni del terzo settore e l’avvocato D’Amore per avviare percorsi condivisi sulla destinazione e l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata presenti sul nostro territorio comunale”. Nel mezzo il buio della pandemia e la tragedia del Covid che ha portato via anche un autorevole membro di quel tavolo di inizio marzo 2020 a Grottaferrata: il vicepresidente Agci Lazio, Eugenio De Crescenzo, al quale il sindaco ha voluto dedicare il suo intervento.

“Con oggi abbiamo messo insieme tutti gli elementi utili a  seguire un progetto da condividere con la città, il terzo settore e da calare nei contesti specifici dei beni confiscati dei quali disponiamo. Non abbiamo più scuse per non operare e procedere alla restituzione dei beni confiscati alla città.  Facciamo i sopralluoghi per definire un quadro di operatività mirata su questi beni la cui restituzione e il riuso sono valori enormi per la comunità e un segnale molto forte in particolare per i giovani. I progetti ci sono e dobbiamo fare in modo che prima possibile questi beni possano effettivamente tornare alla città. Obiettivi necessari a far crescere la piccola città che è Grottaferrata ma anche il grande Paese che è l’Italia””. Lo rende noto il Comune di Grottaferrata