Con Bordin scompare la voce della libertà

Il Direttore Andrea Titti ricorda la storica voce di Radio Radicale Massimo Bordin oggi scomparso all'età di 67anni

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Massimo Bordin

Aveva l’età di mio padre, l’ultima volta che ho ascoltato la sua voce dai microfoni di Radio Radicale è stato il 1 Aprile scorso, ma non era la solita voce: affaticata, rotta, sofferente, talmente sofferente da non produrre più neanche uno dei suoi proverbiali colpi di tosse. A mio padre, fumatore come lui, spesso rimproveravo di tossire come Massimo Bordin. Proprio lui, lo storico direttore di Radio Radicale, la voce di Stampa e Regime, la rassegna stampa di Radio Radicale, il contraltare di Marco Pannella nelle torrenziali conversazioni settimanali che dalle 22:00 alle 00:00 andavano in onda fino a quando il leader radicale è rimasto in vita, oggi è scomparso, si dice dopo lunga malattia.

Ero adolescente quando mi capitava di non andare a scuola e stare a letto la mattina, con la radio accesa, per ascoltare la sua voce che leggeva i giornali. Seguivo le notizie, affascinato da quella voce, che mi faceva capire come la trama di un film gli accadimenti apparentemente più complicati per chi come me era poco più di un bambino. Non ho smesso più di ascoltarlo, di seguire la sua trama quotidiana, quel suo modo di leggere, sempre pronto all’ironia, alle sue pause, ai suoi commenti sapidi, ai suoi flashback storico-politici che mostravano una infinita cultura. Bordin è stato uno dei più formidabili carburanti della mia passione per la politica e per il giornalismo, la sua voce mi ha accompagnato anche nei momenti più bui della mia vita, quando la politica ed il giornalismo non potevano essere le mie priorità, lui ha saputo tenermi accesa quella passione e quella voglia di sapere, di conoscere per deliberare avrebbe detto.

Una voce del mattino durante la settimana che si trasformava in notturna la domenica, quando si cimentava nelle conversazioni, a volte veri e propri scontri, con Marco Pannella, leader dei radicali nonché suo editore. Lo confesso, se per la rassegna stampa sono riuscito subito a comprenderne il linguaggio ed i contenuti, per le conversazioni con Pannella ci ho messo anni. Due ore filate di parole, aneddoti, racconti tra cronaca politica quotidiana e storia patria, oggettivamente intricati, ma una volta trovata la chiave di codifica del linguaggio pannelliano sono diventate per me imperdibili, anche nelle repliche notturne.

Bordin è stato un uomo libero, un radicale, un libertario, che ha declinato la libertà in ogni sua condotta. Mai volgare, allergico ai salotti televisivi dove i giornalisti man mano hanno preso il posto dei politici per commentare i fatti, nel suo lavoro non ha mai rinunciato ad esprimere la sua opinione ma non vi ha mai sacrificato la sua professionalità e correttezza. In una delle sue rare interviste ha definito il sostituirsi dei suoi colleghi ai politici nel commentare i fatti come lo “sputtanamento” del giornalismo.

Un capitolo a parte merita la sua vocazione garantista. Conduttore dello Speciale Giustizia, dove Radio Radicale usa trasmettere le udienze di tutti i principali processi che hanno segnato la storia italiana, Bordin è stato la memoria storica di tante vicende giudiziarie, dal caso Tortora al processo trattativa.

Con la sua scomparsa il giornalismo, la politica, l’Italia, perde una grande figura di uomo e professionista, una voce di libertà che ci mancherà terribilmente, mi mancherà terribilmente.

Non ho mai avuto modo di conoscerlo personalmente, ma mi ero ripromesso di invitarlo ad Albano per farlo conoscere agli studenti di Giornalista non per Caso, ma purtroppo non mi sarà più possibile. Voglio pensare che appena arrivato lassù, stara già stasera, verso le 22:00 conversando con Pannella, come ai vecchi tempi, tra una sigaretta e l’altra, un sospiro e l’altro, spaziando tutti gli argomenti della settimana politica, solo che noi non potremo più ascoltarli. Bordin ci lascia nell’incertezza di poter ascoltare ancora la sua Radio Radicale, che una scelta scellerata di questo governo vorrebbe spegnere: speriamo che la sua morte sia utile a far ripensare e cancellare questa scelta ingiusta e illiberale.

Di Andrea Titti