Conte, dal questo lo dice lei al vorrei vedere lei

Il Prof. Luca Andreassi critico in Zina Mista dopo l'ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

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Giuseppe Conte e Rocco Casalino

“Andrà tutto bene e presto torneremo a riabbracciare i nostri cari”. Era iniziata così, ormai quasi tre mesi fa. “Andrà tutto bene, si riapre tutto affrontando un rischio calcolato” E così finisce. Speriamo.

Stessi toni rassicuranti. Stessi toni autoreferenziali. Stessi toni autocelebrativi.

Meticolosa attenzione a spiegare chi, cosa, perché, i centimetri quadrati del ristorante, i decimetri quadrati dell’ombrellone, i metri lineari nei negozi. Diecimila comandamenti che, nella maggior parte dei casi, non verranno rispettati per l’impossibilità tecnica a farlo.

Nel mezzo, tra la prima e l’ultima conferenza stampa del nostro Premier, come se nulla fosse accaduto. Come se non avessimo contato oltre trentamila morti, come se non ci trovassimo di fronte alla più drammatica crisi economica del dopoguerra.

Toni rassicuranti che stridono con le file alla Caritas e ai banchi di pegno, con gli esercizi commerciali che non riusciranno a riaprire, con le aziende alla canna del gas, anche perché i soldi promessi dallo Stato non arrivano.

A tutti loro, come peraltro ai nostri bambini, unici a non beneficiare delle riaperture visto che le scuole restano blindate, neanche un cenno. L’atmosfera famiglia felice del Mulino Bianco sarebbe stata rovinata.

E se ci sono ritardi, problemi di liquidità, la responsabilità mica è delle regole labirintiche imposte dal Governo ma è colpa della burocrazia. Mica è colpa del già annunciato urbi et orbi ma mai pubblicato Decreto Rilancio, ovvero del Decreto Aprile che poi è diventato Maggio ed a cui, ad un certo punto, per sicurezza, hanno definitivamente cambiato nome.

Senza parlare del Decreto Semplificazione su cui si “lavora senza tregua”, ci dice il Premier. Onestamente non pretenderemmo neanche di conoscere testo, ci accontenteremmo di conoscere la strategia, quali siano le scelte di fondo e l’idea che ha il Governo della ricostruzione nazionale.

E guai, poi, a toccare gli esperti! Deve essere sfuggita al controllo di Rocco Casalino una domanda (dall’inizio della pandemia, infatti, in nome di un conclamato pensiero unico, solo domande ossequiose poste in modalità da poter dire quanto fosse bravo il Premier e la sua squadra). Domanda in cui si chiede dell’operato di Arcuri.

Ed è nella sorpresa del Premier, nella risposta non preparata, che si cela la verità.

Una risposta in due fasi. Nella prima un grande classico. “Avrei voluto vedere voi al posto di Arcuri”. I fan dell’avvocato del popolo ce lo dicono dall’inizio. Non appena si sia provato a far notare qualcosa che non andava la risposta non era mai nel merito ma sempre “Avrei voluto vedere te al posto di Conte”.

E poi, la seconda parte della risposta, in cui assunto un contegno professorale, il Premier sottolinea che gli errori di Arcuri non derivano da sue responsabilità ma dalla situazione che ha trovato.

Ecco, glielo dico da consulente, Professor Conte. Quando un’azienda mi propone un lavoro, prima di accettarlo, valuto la fattibilità dell’obiettivo richiesto in relazione alle condizioni di partenza. È la prima cosa che si fa.

E, se dopo aver accettato l’incarico, commetto un errore clamoroso e mi azzardo a giustificarlo dicendo che sia conseguenza delle difficili condizioni iniziali, vengo immediatamente licenziato. Arcuri non è un politico. È un tecnico, un consulente. Pagato per raggiungere un obiettivo a partire da una certa condizione di partenza.

Ed andrebbe licenziato. Tanto più che è pagato con soldi pubblici.

Quegli stessi soldi pubblici che tanto farebbero comodo al nostro Paese.