Coronavirus, documento politico del Pci Lazio

Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità

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Sanità

“Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.

Il Partito Comunista Italiano del Lazio, pur non potendo svolgere una discussione assembleare, con l’utilizzo degli strumenti telematici, ha prodotto un confronto da cui è scaturito un documento, ora approvato sulla vicenda Coronavirus. Ma, a partire da questo, i comunisti non si sono limitati ad affrontare l’emergenza, pure drammatica e con la quale misurarsi, anzi sono stati in grado di pensare al “dopo emergenza”. E’ infatti opinione basilare che da questa vicenda se ne può uscire in due modi: o riconfermando, dopo, tutto ciò che era prima e che ci ha condotto fin qui; oppure, come sostiene il PCI, rivoltare le linee politiche, mettere in primo piano non gli interessi ma la salute dei cittadini, salvaguardare i lavoratori e non i guadagni delle produzioni. Il Governo, assume schizofrenicamente provvedimenti che, spesso, contraddicono quanto fatto solo pochi giorni o poche ore prima. Non solleviamo questo per polemica politica spicciola, ma solo per evidenziare che se non c’è un disegno di un nuovo ordine delle cose, non si può avere linearità e trasparenza. I comunisti del Lazio, questo hanno scelto: di indicare un indirizzo generale per il dopo Coronavirus. E’ così che si potrà evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Confidiamo che i lavoratori, i cittadini, gli utilizzatori della rete, non accettino semplicemente il batti e ribatti quotidiano di teatranti al quale, appunto, noi non vogliamo partecipare. Invece, confidiamo proprio che tutti quelli a cui ci appelliamo lavoratori, cittadini, utilizzatori di internet, assumano la scelta di approfondire il nostro documento di analisi e proposta. Il fine? Quello dichiarato di verificare se ci sia consonanza, condivisione, e quindi sostegno alle proposte comuniste. Se fossimo in agibilità democratica “normale” faremmo questo convocando migliaia di assemblee nel Paese. Tutti sappiamo che non è possibile. Cerchiamo allora, noi di adempiere ad un compito morale, sociale, politico e di classe che ci siamo dati; a tutti voi chiediamo di verificare se ciò che state sperimentando sulla vostra pelle ha a che fare con problemi e soluzioni che i comunisti mettono a disposizione. Chi si ritroverà nei contenuti qui proposti, sappiamo troverà la forza per non abbandonarsi allo sconforto e, invece, riattivare l’antico motto, tutt’ora valido, che l’unione fa la forza, e che lo sfruttamento di pochi contro molti non va più accettato, né permesso.
(Su incarico del segretario regionale, Oreste della Posta, il compagno Angelo Dionisi, medico, già Senatore della Repubblica ha redatto la prima bozza del documento di analisi ed indirizzo politico del PCI Lazio; così come la compagna Sonia Pecorilli, assessore a Sermoneta e rappresentante sindacale nella sanità ha prodotto la prima stesura del documento sulla tutela della salute dei lavoratori della sanità allegato al documento politico. Ancor più pregnante ora, che in questi giorni vede a Livorno, due operaie della sanità licenziate per essersi ribellate a non avere protezioni individuali.).

PCI LAZIO. Documento di analisi ed indirizzo sulla politica sanitaria

I Comunisti del PCI Lazio vogliono innanzitutto esprimere vicinanza e cordoglio a tutte le famiglie colpite da lutti e sofferenze per la perdita dei loro cari a causa della pandemia da coronavirus che sta interessando drammaticamente il nostro Paese più che altri nel mondo. Questa maledetta pandemia, provocata da un virus (il coronavirus) finora sconosciuto che trasformandosi sarebbe passato da alcuni animali mammiferi all’uomo, si caratterizza per la sua drammatica espansione e per il suo enorme carico di morte per malattia polmonare, di sofferenza umana, di povertà economica e di relazioni, di turbamento diffuso, di paura. Il PCI del Lazio è consapevole che dopo questa pandemia nulla sarà come prima. Essa infatti sta già cambiando profondamente la nostra vita. Essa è destinata a mutare le abitudini, le culture, la gerarchia di valori, i comportamenti, gli affetti,le relazioni tra gli individui e tra le classi, le stesse relazioni tra gli stati e gli assetti istituzionali. I comunisti non vogliono aggiungere o diffondere ulteriori nozioni di natura tecnica oltre a quelle ampiamente e forse eccessivamente divulgate dagli organi di informazione ufficiali e dai social. Infatti, solo al fine di evidenziare come la prima linea della guerra contro la pandemia in atto è combattuta dal settore socio-sanitario, scegliamo di accompagnare la forte analisi dello stato attuale esposta in questo documento, da una nota che rappresenta la modalità non prevista e non attuata nei fatti da chi governa la sanità, mettendo a rischio salute e vite dei lavoratori proprio della sanità. Essi sono interessati soprattutto ad offrire ai cittadini ed ai lavoratori elementi di riflessione utili per la ricostruzione di una coscienza di classe che sia fondamento per la riconquista dell’egemonia culturale che permetta di comprendere e contrastare la natura dei processi sociali ed economici in atto e legittimare il ruolo di trasformazione delle classi popolari. Per questo essi vogliono indagare, senza pregiudizi di carattere ideologico, e stimolare una riflessione di massa sugli eventi che si sono verificati e che si stanno ancora sviluppando e sui fattori di crisi che si sono manifestati in relazione alla gestione della pandemia.

Il PCI:
• Pur rifiutando ogni ipotesi di deriva tecnocratica e riaffermando la difesa ad oltranza delle prerogative del Parlamento democraticamente eletto,auspica che le decisioni finora assunte e le prescrizioni che saranno in seguito imposte siano supportate dal parere degli epidemiologi, dei virologi e degli infettivologici e ritiene che le scarse conoscenze delle caratteristiche di un virus di nuova insorgenza e la imprevedibilità del suo comportamento non possano giustificare la contraddittorietà delle disposizioni emanate dal Governo e dalle autorità locali caratterizzate dall’alternarsi di allarmismi e rassicurazioni.
• Giudica indecoroso il perenne scontro tra i diversi livelli istituzionali dello Stato centrale e dei Governi Regionali ed il balletto di decisioni e prescrizioni annunciate e continuamente modificate più per motivazioni di carattere propagandistico ed elettoralistico dei vari inappropriati protagonisti che suggeriti da diversi espliciti e manifesti pareri scientifici necessariamente non univoci.
• A tal proposito i Comunisti del Lazio esprimono profonda preoccupazione per la debolezza dimostrata dalle nostre Istituzioni come conseguenza delle malaugurate riforme Costituzionali che, modificando il capitolo V, hanno delegato ai governi Regionali la Gestione del Sistema Sanitario. I comunisti preannunciano una ferma opposizione alla richiesta dell’autonomia differenziata da parte di alcune Regioni che porterà alla rottura dell’Unità nazionale ed a maggiore contrapposizione dei poteri.
• Giudica moralmente inqualificabili tutti coloro che hanno caldeggiato misure di prevenzione più blande mettendo nel conto migliaia se non centinaia di migliaia o addirittura milioni di morti di essere umani non solo anziani o fragili.
• ritiene che a tutto il personale sanitario del nostro Paese vada un grande riconoscimento non soltanto per l’impegno profuso generosamente nel contrastare una pandemia che mette a rischio la loro stessa salute ma per come da anni suppliscono con grande sacrificio e professionalità alle carenze del Sistema Sanitario impoverito negli ultimi decenni dalle politiche neoliberiste. Gli apprezzamenti non siano soltanto contingenti e di maniera ma siano l’avvio di una campagna culturale che rafforzi il rapporto di fiducia dei cittadini con tutti gli operatori che scontano troppo spesso le carenze e la disorganizzazione dei servizi.
La drammatica pandemia che si è abbattuta in poco tempo sul nostro Paese ha messo in evidenza le profonde carenze del nostro Sistema Sanitario anche in quelle Regioni dove sono state troppo a lungo coperte dalla retorica propagandistica. Si è dimostrata una Fake quella che voleva la Sanità Lombarda come tra i più efficienti sistemi del mondo capitalistico. La controriforma sanitaria del 1992 (legge 502 e seguenti) che, in periodo di crisi dei Partiti Popolari e soprattutto della cancellazione del P.C.I.e di forte egemonia neoliberista segnata dall’affermazione del berlusconismo, ha cancellato la riforma Sanitaria del 1978 (la famosa 833), ha portato alla aziendalizzazione del Sistema Sanitario piegato alla logica del mercato e del profitto, alla sua privatizzazione, alla cancellazione di 70000 (dicesi settantamila) Posti letto Ospedalieri, alla chiusura di numerosi ospedali, all’abbandono di ogni logica di programmazione e di adeguato finanziamento. In Italia 3,4 Posti Letto per 1000 abitanti, in Francia 7 per 1000 abitanti ed in Germania 8 per 1000 abitanti. Eccola la eccellenza lombarda: 1 posto di rianimazione per 4000 abitanti contro 1 ogni 2 o 3 mila abitanti delle altre regioni. Oggi assistiamo impauriti, allibiti ad uno scenario al quale i più non erano preparati. Per questo,
• Il PCI chiede con forza che la crisi e le difficoltà attuali divengano occasione per correggere le politiche antipopolari che hanno progressivamente tagliato diritti fondamentali dei cittadini e per fare una valutazione realistica dei danni prodotti dal liberismo e dalla controriforma sanitaria del 1992.
• Il PCI denuncia all’opinione pubblica le tragiche conseguenze della chiusura di tanti piccoli Ospedali, della riduzione dei Posti Letto Ospedalieri, del taglio dei servizi sanitari realizzati dai Governi Regionali che si sono susseguiti negli ultimi anni.
• Per questo il PCI chiede che vengano recuperati i valori e l’organizzazione della Riforma Sanitaria 833 del 1978, seppure corretta da elementi di maggiore razionalizzazione, e che si torni al Sistema Sanitario Nazionale gratuito ed universale.
• Il PCI aderisce correttamente alle prescrizioni ed invita tutti i suoi militanti ed i simpatizzanti e tutti i cittadini a tenere comportamenti coerenti con le indicazioni delle istituzioni e soprattutto coerenti con un forte senso civico e di solidarietà che deve essere posto alla base della ricostruzione dell’unità del popolo e della ricomposizione sociale e rileva con rammarico come le forze di Governo abbiano troppo spesso subito l’iniziativa dei partiti della destra e degli imprenditori che nella prima fase hanno invocato provvedimenti minimali anteponendo gli interessi economici ed i loro profitti al valore della salute e della vita.
• Il PCI pur apprezzando il fatto che in questa fase il Governo abbia scelto le ragioni della salute e della vita resistendo ad una vergognosa e forsennata campagna sviluppata da tanti organi di informazione a servizio degli interessi del capitalismo nostrano non può non rilevare la distanza di valori che hanno guidato i provvedimenti di alcune democrazie popolari come La Cina.
• Infine Il PCI, considerando che la pandemia da Coronavirus potrà comportare milioni di persone infettate, di cui circa il 10 % con malattia manifesta con necessità di assistenza in Centri di Rianimazione e di Terapia Intensiva di cui il nostro Sistema Sanitario non disporrebbe, oltre a circa 3,4 % di decessi, chiede che vengano adottati coraggiosamente tutti i provvedimenti capaci di contenere e rallentare la diffusione del virus e che vengano requisite e messe a disposizione della collettività sotto il potere delle istituzioni democratiche tutte la strutture sanitarie private convenzionate e non.
• Da più parti viene ripetuto che questa pandemia è come una guerra. E di guerra si tratta. Per i profondi cambiamenti che produrrà. Siamo consapevoli che come in ogni guerra saranno i più deboli a soffrire ed a soccombere ma soltanto se questi non sapranno cogliere l’opportunità di assumere le redini dello Stato sottraendosi alla suggestione della necessità di Poteri e di uomini forti ed autoritari. E sottraendosi anche al fascino irrazionale di superamento della democrazia a favore degli esperti e dei tecnocrati. Di una nuova classe dirigente c’è necessità ed urgenza che sia espressione degli interessi dei lavoratori e che ridisegni gli assetti di potere e l’architettura delle istituzioni , superando la divisione corporativa della società, ricostruendo l’unità del popolo sulla base della solidarietà e dell’uguaglianza. Si può e si deve uscire da questa drammatica pandemia con più Stato e più Democrazia. Se è vero che la Lombardia e soprattutto Bergamo e Brescia come altre città del Nord piangono il maggior numero di morti è perché milioni di cittadini sono ancora costretti a recarsi nelle fabbriche anche dove non si producono beni e servizi fondamentali. Ancora malattie e morti disuguali e segnate con il marchio di classe. I lavoratori immolati al Profitto ed alla ricchezza di pochi stanno già pagando il prezzo. Quando, con il sacrificio e la solidarietà ed il senso civico e responsabile dei lavoratori sarà vinta questa battaglia dovremo presentare il conto a lor signori e non permetteremo che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza democratica.

I comunisti a fianco dei lavoratori sapranno vigilare e contrastare ogni tentativo di involuzione democratica e di riduzione delle libertà democratiche e dei diritti individuali e sociali”. Dichiara il Pci Lazio