Le due destre, le due sinistre, e Matteo Renzi

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Nell’era del virtuale sono sempre le piazze, le persone in carne ed ossa, a descrivere meglio la geografia politica di un Paese. E’ successo questo in queste ore in Italia, quando si sono palesate tre diverse manifestazioni, incaricatesi di dipingere un quadro politico reale che va oltre l’attuale stato dei partiti. Archiviate le ideologie, che anteponevano ai problemi reali degli individui i loro schemi, spesso basati su logiche legate a fattori esterni ai confini nazionali: est-ovest, comunista-anticomunista, nord-sud, religioso-ateo, sono le idee, le risposte ai temi del vissuto, il discrimine che condiziona la scelta elettorale delle persone. Con ciò non è vero che sono scomparse destra e sinistra, ma si intende che, entrambe queste culture politiche, debbano adeguare le loro ricette per la soluzione dei problemi della gente in base alle esigenze del tempo in cui la gente vive, perchè è su questo che periodicamente verranno giudicate, premiate o sanzionate, dai cittadini elettori. Non sono altresì scomparsi neppure i partiti, se si intende per partiti degli strumenti tramite i quali meglio dare risposte ai temi sociali, mentre sono da considerarsi residuati bellici, quei partiti che ancora si muovono secondo logiche ideologiche per cui, indipendentemente dalle risposte concrete che forniscono, si arrogano il diritto di rappresentare, loro unicamente, una cultura politica, di destra o di sinistra, non capendo che, ciò che è di destra o di sinistra, oggi viene ridefinito ogni giorno, attraverso le scelte e le azioni quotidiane che la politica offre ai cittadini. Si è passati dall’astratto al concreto, partendo dalla centralità delle cose e delle persone, cioè dal fare e da chi ne incarna lo spirito, interpretando in questo senso una leaderschip.

Detto ciò si può guardare con una lente diversa gli accadimenti di queste ore. Ci sono due destre e due sinistre, così come esistono due schieramenti politici più ampi che si dividono in base alla loro volontà, e capacità, di governo. Un’area fatta dalla protesta che si contrappone all’area della proposta, che a sua volta interpreta le risposte in base alle proprie culture politiche storiche, anch’esse in fase di ridefinizione al loro interno.

In Europa si fronteggiano due grandi bacini, quello federalista, e quello euroscettico, che di fatto si pone contro l’opzione di integrazione continentale. All’interno del primo raggruppamento è in atto un’ulteriore scontro tra l’opzione rigorista e quella espansivista, rappresentate rispettivamente dal blocco germanico e dall’asse euromediterraneo. Allo stesso modo in Italia, dopo il consolidamento del Movimento Cinque Stelle, emblema di quelle forze che sopravvivono solo se all’opposizione dei governi nazionali, siamo davanti al ridisegno ed al riequilibrio di tutte quelle forze che, di destra e di sinistra, si pongono come forze di governo.

E’ dentro questo perimetro che si gioca la partita, ciò che è fuori, di fatto non influisce e non influirà in alcuna scelta che concerne la vita degli individui. E’ qui che si decide, non se esiste una destra ed una sinistra, ma che destre e che sinistre ci sono e ci saranno. Non è Marine Le Pen che deciderà che Europa avremo nei prossimi decenni, ma a determinare sarà il vincitore tra la Germania e Paesi come l’Italia, la Francia, la Spagna.

Tornando entro i nostri confini di cortile, non sarà Grillo a decidere, perchè non vuol decidere, ma chi vincerà lo scontro che è degli ultimi 20 anni, ancora irrisolto, tra riformatori e conservatori. Se il berlusconismo ha fallito la prova di governo, rinunciando a qualsiasi “rivoluzione liberale”, i suoi avversari di ieri, sono tutti schierati contro colui che, a modo suo, nel centrosinistra, rappresenta oggi la medesima necessità, ossia Matteo Renzi. Contro Renzi sfila la Cgil e certa sinistra ex comunista, parti importanti della grande stampa radical chic, in maniera velata settori della magistratura, le grandi burocrazie statali e stataliste. Ecco quindi che ci si interroga: ma Renzi è di destra o di sinistra, ma soprattutto, cosa cela di inconfessabile il sostanziale accordo politico complessivo tra lui e Berlusconi? Noi crediamo, semplicemente, che non si celi altro che ciò che negli ultimi 20anni si doveva fare e non si è, colpevolmente fatto.

Ci sono due destre e due sinistre. Una sinistra che non ha ancora capito che il suo essere sostanzialmente cinghia di trasmissione esclusivamente di un certo mondo sindacale, assistito ed improduttivo, sempre a difesa di qualcosa o di qualcuno che già ha, dimentica di tutti coloro che non hanno nulla da difendere, aggrappata a slogan attorno a dei diritti che, essendo patrimonio di pochi, somigliano sempre più a privilegi, la rende da un lato anacronistica, dall’altro la condanna ad una condizione di eterna minoranza.

Così come esiste una destra che, sperperato tutto il patrimonio politico costruito grazie alla svolta di Fiuggi, che la aperta ad una logica di alleanze, nel quadro di un raggruppamento nazionale, sociale e liberale, ha deciso di rifluire sulle posizioni di 25 anni fa, che la vedevano isolata ed arroccata su posizioni estremiste ed antisistema. Temi come l’uscita dall’Euro, oggi rilanciati nella convention di Gianni Alemanno ad Orvieto, col supporto tecnico del Prof. Bagnai, così come l’estremismo etico rappresentato dal rifiuto di qualsiasi avanzamento in tema di diritti civili, qui coadiuvati da settori di Forza Italia in polemica con l’ultimo Berlusconi, sono la plastica rapppresentazione del medesimo complesso di inferiorità che attanaglia certa sinistra, per cui si ritiene di affrontare le sfide dell’oggi con risposte tratte dall’ideologia di ieri.

Entrambe queste destre e queste sinistre, non solo sono destinate alla sconfitta, ma si autoconfineranno in un eterno frazionismo al loro interno, perdendo via via pezzi di elettorato che, nel caso della destra, già hanno lanciato segnali chiari di rigetto.

Accanto a ciò fanno capolino due diverse risposte che, da destra e da sinistra, si mostrano in controtendenza con il proprio passato. Da un lato Renzi che ha rotto ogni tabù dalle sue parti, interloquendo, a modo suo, con ampi settori della società produttiva che prima vedevano solo un volto della sinistra, quello delle tasse e dello statalismo assistito, dall’altro Berlusconi che, con le ultime scelte in materia di coppie di fatto e di cittadinanza, mostra aperture che, se già nell’elettorato di centrodestra e di destra erano ampiamente maggioritarie, lo erano molto meno nelle classi dirigenti. Intendiamoci, l’analisi che ha portato il centrodestra italiano allo stato attuale è molto più complessa e merita un capitolo a parte, ma se ci limitassimo alla fotografia dell’attuale si aprono due strade.

La prima è quella per cui in entrambi i campi, obbligati dalle riforme costituzionali in atto, magari modificate più in senso presidenzialista e maggioritario nelle leggi elettorali, maturi la necessità di costruire un sistema basato su due grandi partiti, sul modello nord americano, all’interno dei quali, sulla base di regole, si confrontino e convivano entrambe le posizioni, quella più arretrata e quella più innovativa e, via via, quest’ultima detenga sempre il timone della nave.

Nella seconda ipotesi, qualora a prevalere nel percorso riformatore fosse una legge elettorale ed un sistema istituzionale più proporzionalista, le due destre e le due sinistre non potrebbero che spaccarsi ulteriormente al loro interno, portando le estreme sempre più fuori dal perimetro del governo e delle alleanze, favorendo invece, un connubio, non usiamo a caso questo termine in voga nell’Italia post unitaria, tra le due parti più riformatrici dei due fronti, saldando sempre più un elettorato che sembra già predisposto ad un simile scenario, soprattutto con quel 40% regalato non al Pd ma a Renzi alle ultime europee.

Con un Berlusconi ottuagenario, e con i dirigenti della ex An totalmente incapaci di fare politica senza il loro ex leader condannato dagli elettori e da alcune sue scelte al nullismo politico, il secondo scenario, quello di un sostanziale monopartitismo imperfetto, che oggi vede un Renzi trionfante, sembrerebbe ineluttabile, almeno nel breve periodo.