Don Franco Monterubbianesi su legge regionale per la socialità

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Don Franco Monterubbianesi
Don Franco Monterubbianesi Fondatore Comunità Capodarco
Don Franco Monterubbianesi
Don Franco Monterubbianesi Fondatore Comunità Capodarco

“Siamo in un momento decisivo in cui – dichiara il fondatore della Comunità Capodarco Don Franco Monterubbianesi – il cittadino si deve fare uomo politico (anche attraverso i movimenti) per imporre ai politici il suo fare sociale come cambiamento della visione strategica, che i politici non hanno per gestire il bene comune.

Il terzo settore è l’organizzazione più profonda del cittadino sociale, politico. Esso rappresenta per l’Italia un valore purtroppo mai riconosciuto in pienezza. La legge 328 del 2000 lo valorizzava – continua la nota – ma essa fu solo un bel manifesto.

La Regione Lazio nemmeno l’applicò. Ora è giunto il momento. Il 12 settembre alla Regione, finalmente hanno capito il grande valore se la legge regionale sul sistema integrato degli interventi dei servizi del sociale nascerà il più presto possibile per colmare questo vuoto in bellezza. La relazione dell’assessore Rita Visini è stata profondissima al riguardo e si propone proprio questo rilancio con un welfare che nasca dal territorio fatto partecipe veramente. Noi di Capodarco – aggiunge Don Franco – siamo ansiosi di poter dare una mano a far si che la legge venga applicata veramente nella sua stessa ispirazione di fondo. Su due obiettivi primari citati dalla visini siamo pronti, per il nostro lavoro avviato già da tempo ai Castelli Romani a dare una mano concreta.

È il nostro lavoro di frontiera sul dopo di noi della disabilità. È la grande scommessa cui l’obiettivo dell’integrazione socio-sanitaria, che per ora è un insuccesso, si potrà realizzare se il dopo di noi viene gestito sul territorio dal sociale e non dal sanitario, con quel lavoro che le famiglie dei disabili, aperte alla collaborazione del territorio, si inventano già. Ma esse devono essere aiutate dagli enti locali per gestire il durante noi in funzione del dopo di noi. Quel vuoto che c’è dopo l’integrazione scolastica per i disabili deve essere colmato da tutto un processo in cui realtà residenziali, case famiglia, gruppi appartamento, fattorie sociali, laboratori sociali, imprese sociali giovanili ecc integrano il più possibile il disabile nella vita normale nel suo territorio.

Il sanitario ci offrirebbe le RSA, medicalizzate e burocratiche che spengono la vita dei disabili. Noi, terzo settore, e  le famiglie non le vogliamo le RSA. La legge, la Regione ci aiuti. Oltretutto si esce come ha detto il Presidente Zingaretti dal pesare sul sanitario e far così sprecare le risorse con risultati inutili.

L’altro obiettivo, quello della governance – aggiunge – perché i protagonisti siano sino in fondo e veramente gli enti locali, con uffici di piano ben organizzati, noi ai Castelli lo stiamo portando avanti cercando di rendere i vari Enti locali, e ci stiamo riuscendo, responsabili con noi della realizzazione delle case famiglia, dei laboratori sociali, per il durante noi e il dopo di noi. Cerchiamo di attivare tutte le risorse del territorio anche quelle economiche facendo si che gli enti locali ne siano i coordinatori, rendendo tutti più partecipi  a costruire il welfare comunitario, su tale problema angoscioso del dopo di noi. Questo coinvolgimento degli enti locali così virtuosi sia seguito dalla Regione attivando nella legge disponibilità concrete per progetti speciali ed innovativi  e credendo di più nella Fondazione che la Regione ha attivato per il dopo di noi che può essere uno strumento utile.

Dobbiamo costruire insieme un welfare dove famiglie e giovani del territorio si facciano più responsabili delle soluzioni – conclude – perché come dice la Visini nella sua forte relazione dobbiamo dimostrare finalmente che il sociale è il vero investimento per una società più armoniosa in cui, dice lei, il futuro è già iniziato nel presente, se ci apriamo alle sue istanze di umanità. Ora tutti a lavoro senza tergiversare”.