Donne scatti brividi pause e trapassi

Sabrina Casani illustra la lunga ricerca sulla donna e sul rapporto delle donne con la scrittura all'interno del nostro spazio dedicato al tema

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La Donna e la scrittura

Ho fatto una lunga ricerca sulle donne e il loro rapporto con la scrittura, in ogni epoca spiccano personalità femminili conturbanti e ognuna di esse muove un filo conduttore che ho trovato molto simile, quasi fosse un unico lungo proseguo che vibrando definisce telegraficamente un messaggio, tutto questo nonostante i diversi momenti storici o anche i differenti ambienti e contesti.

Personalmente ho sempre trovato irritante l’ostentazione femminista relativa a una qualche superiorità intellettiva o emozionale, credo invece che l’uomo e la donna siano semplicemente diversi, si muovono e muovono il proprio pensiero seguendo una struttura dissimile e spesso contrastante, ma nulla toglie che di fronte, l’uno all’altra, ci vediamo specchiati al contrario, eppure l’immagine è sempre quella:

l’essere umano unico.

“Il mondo femmineo dell’intuizione, questo più rapido contatto dello spirito umano con l’universale, se la donna perverrà a renderlo, sarà, certo, con movenze nuove, con scatti, con brividi, con pause, con trapassi, con vortici sconosciuti alla poesia maschile”

Sibilla Aleramo

Marta Felicina Faccio, in arte Sibilla Aleramo, è nata nel 1876 a Roma, scrittrice e poetessa. Poco più che bambina fu violentata nella fabbrica dove lavorava e successivamente costretta ad un matrimonio riparatore conducendo una squallida convivenza per molti anni… Poi disse basta, dopo un tentativo di suicidio, dopo aver toccato il fondo della desolazione decise di dare valore a sé stessa e a tutte le donne dell’epoca. Cominciò scrivendo per vari giornali e affiancandosi al movimento femminista nel pieno del fermento in quell’epoca, movimento che alla fine essa stessa definirà “una breve avventura, eroica all’inizio, grottesca sul finire”.

Ebbe innumerevoli relazioni con uomini, ma anche con donne, la sua vita divenne un indomabile vortice e a briglia sciolta lei la divorò , oltre ogni convenzione sociale. Ci lascia molte splendide opere, ci lascia il graffio della ribellione femminile, irruente al principio, moderata e consapevole alla fine.

Questo è stato solo l’inizio della mia ricerca, tanti altri nomi sono spuntati e, devo essere sincera, alcune neanche le conoscevo… Beata ignoranza! La mia ovviamente, ma con il tempo le lagune della conoscenza possono essere colmate, purtroppo nutro seri dubbi per quelle della stupidità, ma questo è un altro discorso e ricordo la mia professoressa che mi denunciava sempre il fatto di divagare e andare inevitabilmente fuori tema, quindi, detto questo, torniamo al filo del discorso che era, per l’appunto, il filo conduttore della scrittura femminile.

Quindi ecco, la maggior parte sono anche morte suicide, Sylvia Plath con la sua “poesia confessionale”, Sarah Kane scrittrice e drammaturga dai temi teatrali grotteschi e scandalosi e tante altre sono sprofondate nel turbinio emozionale, come anche la nostra amata Alda Merini in bilico tra depressione e estasi.

E il filo dov’è?

Come scriveva Sibilla Aleramo, poc’anzi citata, è l’intuizione, il rapido contatto con l’universale. Una scrittura maschile, ho notato, ha un fine, una logica focalizzata sulla reale e concreta associazione col mondo circostante, ha perfino una struttura impostata appositamente per catalogare e analizzare con meticolosità l’autentico e tangibile, perfino l’etereo riesce abilmente a traslare nel solido e fondato. Antropologia forse.

La donna, invece, è imprevedibile, brividi e scatti, struttura emotiva che nei suoi sbalzi coglie frammenti fulminei e che a sua volta adopera per entrare in contatto con l’astrattezza dell’universo.

Quando si tratta di scrivere importante è la forma, ma essa stessa rivela tutto un inconscio di chi la utilizza. Bisogna leggere ad alta voce, dobbiamo imparate a recitarle le poesie, o i pensieri degli scrittori, quasi fosse uno spettacolo teatrale, dobbiamo imparare ad immedesimarci con ciò che leggiamo, altrimenti tutto rimane circoscritto nello sterile indottrinamento così ambito dai saccenti.

Qualità, non quantità!

La punteggiatura, le pause, i capoversi… Questa è l’enfasi dello scrittore che sgorga diretta dall’anima. Vi sta parlando in quel momento, anche a distanza di secoli. Ascoltate.

Una poetessa mi rimase nel cuore proprio per questa prerogativa:

Emily Dickinson

L’eremita, l’anticonformista, la pura vestita di bianco, colei che fece del femminismo leggiadria e classe.

Il trattino, questo:

“ – ”

Questa era la sua anima tra parentesi, scriveva e di punto in bianco racchiudeva il sottopensiero tra due trattini, come a dire: “Ti parlo, ma così puoi anche sentire quello che penso”.

Parole celate e protette dalla punteggiatura più futuristica.

“Ho preso un sorso di vita

-Vi dirò quanto l’ho pagato-

Il prezzo di mercato dicono.

M’hanno pesata, Granello per Granello

-Bilanciata Fibra con Fibra,

Poi m’han dato il valore del mio Essere-

Un solo Grammo di Cielo!”

Emily Dickinson

Poesia che senza i “trattini” non esternerebbe l’ardore della sua anima e il forte rammarico di fronte ad una società che non concedeva il giusto valore alla sua opera e che, per questo, decise di allontanare chiudendosi nelle sue stanze fino alla morte.

Emily è figlia di aristocratici, nata e morta nella sua stanza dove però è riuscita a creare un universo talmente ampio e colossale da arrivare fino a noi, ad anni luce di distanza, in un solo “scatto”, una pausa tra punteggiatura audace.

Emily Dickinson: 1830- 1886 Amherst.

Amante della natura, ossessionata dalla morte, amante platonica che mai si sposò, nonostante il suo ardore che spesso sfociava negli scritti. Amava Emily, ma amava con una semplicità e purezza, con una devozione unica inchinandosi proprio all’amore stesso nella sua essenza.

Ciò che mi esalta più di tutto negli autori sono le biografie e in particolare modo le epistolari, sì perché chi è impossessato da questo demone non limita il suo essere in componimenti poetici o letterari, ma cerca condivisione in colloqui o, meglio ancora, lettere… Cerca simili con cui esternare il proprio essere senza vincoli o incomprensioni.

Le epistolari di qualunque artista sono l’essenza della propria arte, il fulcro da cui nasce l’opera finita.

Consiglio un piccolo libricino relativo alla Dickinson:

“Dickinson

Un vulcano silenzioso, la vita.”

L’Orma Editore

Una stupenda raccolta di lettere della poetessa che, nell’insieme, delinea gli aspetti più intimi di questa, quasi mitologica, donna. Se avete modo leggetelo, anzi, recitatelo!

Concludo, a fine di non diventare contorta o tediosa, che una donna, in qualunque ambito, deve saper dare valore alle proprie innate prerogative e non voler competere o somigliare al sesso opposto, la completezza è questa. Così come nella letteratura ciò che manca all’uomo può essere integrato dalla donna… Magari tra i “trattini”.

A seguire una lettera di Emily, tratta dal libro prima citato.

“Caro amico,

una Lettera la sento sempre come l’immortalità perché è la mente da sola

senza compagno corporeo.

Nella nostra conversazione, a causa dell’atteggiamento e del tono, sembra

esserci un potere spettrale nel pensiero che cammina da solo – Vorrei

ringraziarla per la sua grande gentilezza, ma non cerco mai di sollevare

parole che non posso sostenere. […] “

Dickinson

(A: Thomas Wentworth Higginson – Giugno 1869)

A questo punto ci salutiamo, ho appena piazzato un bello specchio di fronte a me, fatelo anche voi al fine di renderci pronti ad osservare l’altra parte senza timori.

A tal proposito, il mio specchio suggerisce di immergermi nella scrittura maschile e già mi balza in mente l’argomento della prossima settimana. Edgar Allan Poe, analitico e allo stesso tempo introspettivo, investigatore del lato oscuro…

Procedo e vi saluto.

Sabrina Casani