Due mostre al Palazzo delle Esposizioni di Roma

A Roma retrospettiva di Rambaldi al Palazzo delle Esposizioni, due mostre per parlare di anatomia e meccanica della macchina umana.

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Mostre al Palazzo delle Esposizioni di Roma

“Sublimi Anatomie” è una mostra sulla rivelazione del corpo umano, tra passato e presente, tra pratiche artistiche e imprese scientifiche. Una storia secolare (e spettacolare) dell’osservazione del corpo che coinvolge i sensi (vista e tatto, soprattutto) e le tecnologie.
A Palazzo delle Esposizioni, opere, manufatti e documenti importanti che, tra Arte e Scienza, raccontano l’evoluzione dell’anatomia umana, in continuo dialogo con la ricerca artistica legata al corpo. Per l’occasione, ella rotonda del Palazzo (a ridosso dell’ingresso), è stato ricostruito il noto Teatro Anatomico, e, proprio partendo da questo spazio, tutto si trasformerà in uno locus dedicato al dibattito sulla visione e la “costruzione” dell’immagine del corpo, e in un atelier di disegno “dal vero”. Una quinta per le performance degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Qui, i professori terranno lezioni di disegno aperte al pubblico e a ingresso libero, per affrontare il vasto e affascinante tema del corpo umano. Nella fattispecie, il Teatro Anatomico restituirà centralità al corpo sensibile: non più cadaveri, ovviamente, ma modelli viventi. Le sei sale al pianterreno del Palazzo contano di restituire la “storia del corpo” con una selezione di oggetti e documenti di grande valore, scientifico e artistico. Dai manichini di Auzoux (ottocenteschi e in cartapesta) alle tavole anatomiche di Gautier-Dagoty, fino alle ceroplastiche di Pacini. Ma senza dimenticare la linea della ricerca contemporanea. D’altronde, l’Anatomia Artistica è una disciplina di studio di base in Accademia: la “simmetria segreta” che attiene al mistero del funzionamento del corpo, infatti, da sempre, rappresenta un elemento di grande attrazione per gli artisti. E, intanto, il secondo piano del Palazzo parla di un altro modo di intendere il corpo: i corpi che creano un ponte tra realtà e finzione; tra quello di carne e sangue e quello ricreato per l’universo cinematografico, fatto di fili, congegni e i materiali più disparati. “La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium” punta i riflettori sul lavoro di uno dei più grandi artisti italiani, vincitore di 3 premi Oscar. È questa la prima retrospettiva delle sue creature, icone di film indimenticabili: da E.T. ad Alien, passando per King Kong e Pinocchio. Rambaldi trasformò gli incubi (gli alieni, i mostri…) in creature capaci di suscitare emozioni nello spettatore. Lui, un visionario – un “handy man” – che, per abitudine, partiva dal disegno a matita per creare i personaggi leggendari che avrebbero fatto breccia nel cuore di tutti. Uno e poi un altro, dalla bassa ferrarese (era di Vigarano Mainarda) fino a Hollywood. Le sue macchine, tra umano e onirico, a tal punto sembravano vere che una volta si dovette perfino difendere in tribunale (fu poi assolto…). Rambaldi era un artista: creava effetti speciali per il cinema. La meccanica, sviluppata nell’officina paterna, gli illustrò come costruire meccanismi capaci di interagire fisicamente con gli attori su un set. Il suo percorso lo portò a costruire, con sempre maggiore perizia, tutto quello che registi come Ferreri, Argento e Visconti (prima) e Spielberg, Scott, Stone, Linch (poi), gli chiesero per le loro pellicole. Ma, una volta finite, le sue creature diventavano, in qualche modo (e a loro modo) le protagoniste di quei film. Attraverso materiali dall’archivio privato di Rambaldi (alcuni, inediti), l’esposizione pone l’accento sul valore pionieristico dell’opera di Rambaldi che porta alto il nome della tradizione artigianale italiana che da sempre distingue le nostre maestranze cinematografiche. La mostra, a cura di un appassionato Claudio Libero Pisano, si snoda in tre sale, allestite in maniera davvero suggestiva, con oltre 100 cimeli. Oggetti di scena, bozzetti, modellini: il bambolotto di “Profondo Rosso”; mano e braccio di King Kong; il burattino del Pinocchio di Comencini. Ma, soprattutto, la scultura di E.T. che, per tutti, è più di un semplice extraterrestre. Le sue collaborazioni oltreoceano, infatti, resteranno per sempre nell’immaginario collettivo della Storia del Cinema. Oggi, sono state le mani di Makinarium, factory italiana specializzata in effetti speciali (tra le più qualificate al mondo nel settore), che, con confessata emozione, hanno restaurato le opere del maestro. Loro, che si ricordano per il premiato “Racconto dei racconti” di Matteo Garrone, hanno raccolto l’eredità di Rambaldi.  C’è tempo fino al 6 gennaio 2020.

Info: www.palazzoesposizioni.it