Elio e le Storie Tese alla Festa del Cinema di Roma

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Ritmo Sbilenco, docu-film su Elio e le Storie Tese
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Ritmo Sbilenco, docu-film su Elio e le Storie Tese

Elio e le Storie Tese sono i protagonisti di un docu – film diretto da Mattia Colombo e presentato alla Festa del cinema di Roma. Il film svela il lato nascosto, non illuminato dalle telecamere, di una band storica del panorama musicale italiano: non un reportage musicale, né un lavoro costruito su materiali d’archivio, bensì un’istantanea di quello che sono oggi Elio e le Storie Tese, dopo quasi trent’anni di carriera. «Non volevamo un film di repertorio che raccontasse in maniera didascalica, bensì una fotografia del presente. Non un concert-movie, per noi era più importante accompagnare lo spettatore nella creazione di un concerto. Abbiamo cercato di fare un film che non fosse destinato solo ai fan, ma che offrisse un punto di vista più libero rispetto alle informazioni che tutti conoscono bene. Un film che fa pensare, come un ritmo sbilenco: la musica, come il cinema, è intrattenimento, ma c’è anche un altro livello di lettura delle cose» ha dichiarato Colombo. Un progetto, quello di Ritmo sbilenco, nato da un percorso di alta formazione voluto dal laboratorio “OffiCine – fare e cinema”, in collaborazione con IED (Istituto Europeo del Design) e Anteo spazioCinema. «Ho rivestito il duplice ruolo di regista e coordinatore di un gruppo di filmmakers che hanno girato insieme alla mia troupe di professionisti – ha aggiunto il regista – Con il team di “Officine” volevamo un film musicale, visto che in Italia non se ne fanno tanti, e abbiamo pensato di girarne uno su Elio e le Storie Tese. Ci piacciono le sfide e abbiamo puntato in alto, non un film su un cantante ma addirittura su una band. Volevamo indagare il loro lato umano e ci siamo domandati: chi sono oggi gli Elio e le Storie Tese? Cosa fanno dentro e fuori il gruppo? Li abbiamo seguiti dall’ultimo Festival di Sanremo al tour estivo nei palazzetti». Supervisore artistico e garante del progetto è stato il regista Silvio Soldini, che ha accompagnato Colombo nei primi incontri con i musicisti, all’inizio non tutti disponibili: «Non hanno detto subito sì alla proposta di un documentario che li riguardasse. Elio è stato il primo a trovare il progetto interessante: gli piaceva  l’idea di potersi rivedere tra trenta o quaranta anni in un filmino come quelli che guardiamo da adulti e in cui ci rivediamo bambini. Gli altri poi lo hanno seguito – ha raccontato Colombo – È stato chiaro fin dall’inizio che il mio non sarebbe stato un metodo invasivo, mi interessava più il documentario di osservazione: abbiamo stabilito insieme quelli che potessero essere i momenti salienti della loro carriera artistica e della loro vita privata. É un film che coglie diverse sfumature, per questo è stato importante che loro si fidassero di me, e alla fine mi hanno concesso piena disponibilità».