Da Tora Bora
Saluti dall’Afganistan, saluti da Eretico.
Sento nell’aria una vecchia canzone tra le montagne afgane:
“Il pueblo unido non sarà vensido… Il pueblo unido non sarà vensido”
E’ un tormento più che un grido di battaglia questa bellissima canzone incisa dagli Inti Illimani e il pensiero corre ad una Roma romanista accaldata e furente.
I fatti sono noti a chi segue il calcio italiano e romano in particolare anche da quest’eremo nel profondo “far east”.
La “Rioma”, usando un gergo che il “meraviglioso pubblico” (cit.) mi perdonerà, soprattutto quello romanista, ha acquisito un talento cristallino chiamato ad una grandissima carriera (lo dico con il cuore, pur se batte per colori calcistici “distinti e distanti” e a tinte bianconere) come Gerson. Sabatini, il direttore sportivo della Roma l’ha scippato sicuramente al grande Barca, fresco campione d’Europa (ahimè) che avrebbe (dice radio mercato) pagato una specie di caparra solo qualche mese fa e forse anche alla Juve che si era interessata al talento carioca anche per farlo divenire simbolo FCA e Juventus sul mercato brasiliano e sudamericano in generale.
Il ds giallorosso ha fatto di più per convincerlo che il Cupolone era meglio delle Ramblas e della città sovrastata da Superga: gli ha regalato una maglietta di Francesco Totti con il suo nome dietro la schiena, che per divertissement, che i romanisti sopporteranno, chiamerò per brevità “O’Tappetano”. Lo sventurato, Gerson, ha avuto l’ardire di mostrarla sul suo twitter e mal gli e ne incolse. Polemiche, accuse, radio romane impazzite, siti riomanisti e non solo scatenati come i tifosi secondo il meraviglioso fenomeno tutto romano del “fomento” di cui opinion leaders come Marione, Max Leggeri ecc. sono portabandiera e grandi ayatollah.
Perché il problema non è Francesco Totti, che si avvia all’ultimo anno di ricami e magie. Totti capito il pericolo di bruciare il giovane e futuro compagno di squadra, ha scelto GIUSTAMENTE di scrivere una bella lettera tramite la rete in cui invitava a far sognare a chiunque, anche a Gerson la 10 giallorossa, quando per lui sarà in caso di appendere le scarpette al chiodo.
Oltre cinquantanni fa fu Giampiero Boniperti a salutare all’improvviso e ancora giovane la compagnia stufo di giocare e tronfio di trofei con la giuventus (questa volta mi perdoneranno gli juventini e il grande Abbatantuono che cito con deferenza). Purtroppo i tottisti di professione ragionano come i khomeinisti dell’Iran degli anni Ottanta: come con Salman Rushdie autore dell’infausto per lui “Versetti Satanici” Gerson ha subito una specie di fatwa sportiva. Non si può disturbare il manovratore, già che Totti sia di fatto riserva del tridente Dzeko, Salah Iago Falque al pari di Florenzi, tranne che trovi altrove sul campo collocazione tattica, e Ljaic è reato di lesa maestà. La rivoluzione tottista è sopportare, ma urlare come la canzone degli Inti Illimani “Il pueblo unido non sarà vensido… Il pueblo unido non sarà vensido”.
Nulla di grave, nulla di cui vergognarsi. La cosa mi fa scappare un sorriso nel caldo afgano e mi fa capire, se non fosse chiaro, perché a Roma è impossibile vincere e non per le motivazioni dettate alle cronache anni fa dal Leader Maximo D’Alema.
Ripeto nulla contro Totti che già ha i suoi problemi legati agli acciacchi all’età e a vicende extrasportive.
Ho scritto e straparlato anche troppo,
in Italia si conclude il Ferragosto e per chi lavora continua il fine settimane, mentre per chi è in vacanza le ferie continuano mi auguro più a lungo possiibile.
Magari mi sbaglio, magari Gerson sarà un pippone alla Pancev interista e Totti non si ritirerà tra dodici mesi, ma continuerà a giocare da fermo alla Gheorghe Hagi.
Vedremo intanto chiudo gli occhi e sento un grido da Trigoria e nell’etere romano: Viva viva ‘o Tappetano,
Saluti da Tora Bora, saluti da Eretico.