Europa, il fantagruppi parlamentari e la politica del buco della serratura

Sui fantagruppi impazza in queste ore, altro che fantaeuropeo di calcio, si gioca col pallottoliere continentale immersi in un clima - "infame" secondo la concezione craxiana del termine - "da finale di Coppa dei Campioni" citando il maestro Venditti.

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Giorgia Meloni alla Fiera di Roma durante il XIX Congesso della CISL, Roma, 25 Maggio 2022. ANSA/GIUSEPPE LAMI

I Patrioti di Orban, Le Pen e Abascal in ordine di importanza sono la grande sorpresa della formazione dei gruppi parlamentari a Bruxelles.

Nati dalle ceneri dell’ex gruppo di Matteo Salvini e company sono diventati il terzo in Ue facendo retrocedere al quarto posto i conservatori di Giorgia Meloni.

I commentatori italiani si dilettano da giorni in previsioni fosche per il presidente del consiglio italiano anche chi come Renzi ormai interpreta il ruolo del maestrino con la penna rossa.

Perchè Matteo Renzi ha tutti il diritto di criticare, dare patenti, giudicare e sferzare, ci mancherebbe altro.

Certo da chi ha visto l’elezione in Parlamento europeo col binocolo, ci aspetteremmo una certa prudenza. Capiamo l’orgoglio di essere nella fondazione di Tony Blair, un riconoscimento che non sarò certo io che ho sempre ammirato il talento del senatore di Pontassieve, a discutere, anzi.

Però il pensiero corre ai vecchietti che guardano i cantieri, gli umarell.

Una figura ormai mitologica e sinceramente il talento di Renzi sprecato nel martorizzare le scelte della Meloni ha quel retrogusto di cattivo (gusto) che non è degno di un politico che ha conquistato il 40% degli elettori.

Che poi sia al massimo 1-2 punti percentuali poco importa, ma ci sta la politica è “sangue e merda” come diceva il compianto Rino Formica, ministro socialista che conosceva la gestione del potere e che fosse in vita la potrebbe degnamente insegnare.

Ma torniamo al fantagruppi che impazza in queste ore, altro che fantaeuropeo di calcio, si gioca col pallottoliere continentale immersi in un clima – “infame” secondo la concezione craxiana del termine – “da finale di Coppa dei Campioni” citando il maestro Venditti.

E allora Meloni e i suoi quarti forse quinto gruppo con i polacchi che alzano il tiro, idem Bardella e Le Pen e via andare.

Quando si guarda al dito e non alla luna non si colgono le sfumature, i dettagli che ad un occhio attento e lungimirante fanno vedere “quello che ne rimane” del gruppo dei conservatori come di una forza che è pronta ad un opa credibile al Ppe.

Perchè la politica è fatta di fatica, di costruzione, di percorsi e non di scorciatoie.

La versione di Weber come novello Marchese del Grillo con l’imposizione di Von Der Layen si commenta da se – opinioni personali lo sottolineo – e vedremo l’aula cosa racconterà:

se di un fronte che regge, si sfarina o si barcamena.

La Meloni ha fatto una scelta difficile, non accarrozzarsi nessuno. Ha sempre fatto così, lo dice uno che non ha capito per anni il suo percorso.

Una scelta da governante che sceglie di fare un passo indietro ora per provare a farne uno in avanti nel futuro.

Potrebbe essere una Caporetto, ma potrebbe anche essere anche il seme che costruisce il futuro del centrodestra europeo.

Un centrodestra diverso, federato senza padroni, ma che contenga tutte le sue anime (perse), ma che da qualche mese ha un avversario vero che non sono i popolari, ma il fronte massimalista che ha trionfato in Inghilterra e ribaltato il risultato del primo turno in Francia.

2 forze maggioritarie che porteranno i popolari a essere soffocati, probabilmente. L’ultimo voto delle europee ha disegnato l’inizio di un percorso – generale – che vedremo come si svilupperà in futuro.