Eva No Duerme, alla Festa del Cinema ritorna Evita

0
3748
eva
Eva no duerme
eva
Eva no duerme

Forse non tutti sanno che ne è stato del corpo di Eva Peròn, First Lady dell’Argentina dal 1946 al 1952. Di questo tratta Eva no duerme, film presentato dal regista argentino Pablo Agüero nella quinta giornata della Festa del Cinema di Roma. Eva, la figura politica più amata e odiata dell’Argentina, seconda moglie del Presidente Juan Domingo Peròn, muore nel 1952, a soli 33 anni. Un esperto deve imbalsamarla e dopo anni di duro lavoro riesce a ottenere un risultato notevole. Nel frattempo i militari hanno preso il potere e l’intenzione della dittatura è di cancellare completamente la memoria popolare di Evita. Il suo corpo scompare per 25 anni: la sua salma, imbalsamata e sottratta dai militari, viene nascosta in Vaticano e riportata in patria, per poi sparire definitivamente sotto una colata di cemento. Durante questo quarto di secolo, Evita, anche da morta, rimane una delle più potenti figure politiche del paese.

Il regista Agüero ha illustrato ai giornalisti le fasi della realizzazione del film:

Perché ha deciso di raccontare una storia di cui nessuno aveva mai parlato?

Agüero: “E’ una storia incredibile nel vero senso della parola, si fa difficoltà a crederci, ed è anche piena di conseguenze politiche. Ho impiegato tra i cinque e i sette anni per realizzare il film, svolgendo ricerche. Prima ne avevo scritto una versione grottesca, felliniana, poi una versione documentaristica. Ma ancora non riuscivo a trovare il tono giusto. Infine, passando da una soluzione all’altra, ho trovato una dimensione originale in cui lavorare, quella onirica”.

Quali sono state le fonti su cui si è basato?

Agüero: “Nei cinque anni trascorsi a documentarmi ho ricostruito tutti i fatti accaduti. Proprio su questi mi sono basato per darne una mia visione, visto che i protagonisti stessi della storia tendevano a darne ognuno una propria versione politica”.

In riferimento alla tecnica di ripresa da lei privilegiata, abbondano le riprese lunghe.

Agüero: “Per me nel cinema bisogna ricreare la fascinazione di un prestigiatore, volevo riprodurre lo stesso effetto nello spettatore. Abbiamo girato il film in venti giorni, per otto ore al giorno: c’erano giorni in cui non riuscivamo a girare neanche un’inquadratura. Avercela fatta è un miracolo, ed è stato grazie al coordinamento straordinario tra tutti i membri del cast tecnico”.

Nel film vediamo varie città, non solo Buenos Aires.

Agüero: “Ho voluto dare alla storia un carattere internazionale, come se Evita fosse un personaggio cosmopolita. All’epoca della Guerra Fredda, il mondo era già globalizzato. Nei personaggi c’è un riflesso astratto di questa globalizzazione”.

Cosa rappresenta Evita per le giovani generazioni argentine, è ancora la madre delle rivoluzioni, un simbolo di giustizia sociale?

Agüero: “in Argentina Eva Peròn è l’emblema di un programma politico, della ridistribuzione della ricchezza operata in modo demagogico. Il 60% della popolazione la vede ancora come un simbolo di giustizia sociale, ma non mi sono interrogato su questi aspetti della sua figura. Non ne ho tracciato una biografia, bensì una “necrografia”. Credo di aver creato un nuovo genere”.

Avete usato un’attrice per il cadavere di Evita?

“Sì e questo ha scatenato diverse reazioni. Ad esempio, al Festival di San Sebastian, in Spagna, un uomo piangeva dicendomi “Evita è viva”. In questo film la morte e la vita interagiscono”.

Il cinema spagnolo ha riscosso un grande successo negli ultimi anni, nei festival di tutto il mondo. Sentite di attraversare un momento speciale?

Agüero: “Sì e no. Dal punto di vista sociale, non appartengo alle élites cinematografiche di Buenos Aires: per la mia condizione sociale sono un outsider. È anche vero che i conflitti sociali sono il territorio di eccellenza da cui attinge il cinema latino – americano. In questo mi riconosco”.

Quali progetti ha in cantiere?

Agüero: “Rifletterò sulla femminilità. Sto lavorando sul tema della caccia alle streghe nell’ Europa del diciassettesimo secolo e lo affronterò da una prospettiva diversa, spostandolo nella