Festeggiata coppia di Marino insieme da sessantacinque anni

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Marzia e Lino Vanni 65 anni insieme

Domenica 12 gennaio u.s., giorno in cui i fedeli commemorano il Battesimo di Gesù, nella chiesa della SS. Trinità in Marino, circondati da familiari ed amici, i coniugi Marzia e Lino Vanni hanno ringraziato il Signore che ha concesso loro 65 anni di vita coniugale. Durante la cerimonia il Parroco Don Carmelo ha messo in risalto come una fede profonda e sincera abbia consentito loro di raggiungere questo traguardo. Anche l’Assessore alla Cultura, Arianna Esposito, presente alla cerimonia per l’amministrazione comunale, ha reso omaggio agli ”sposi” con un attestato ricordo e un bouquet di fiori per la signora Marzia, sottolineando come i due anziani coniugi siano un esempio non solo per la comunità parrocchiale ma per la città di Marino tutta.

“Il giorno successivo – scrive la psicologa Rosangela Sali – ho avuto modo di ripercorrere con loro alcuni momenti significativi della vita e di approfondire come hanno conciliato interiorità e spiritualità cristiana. Lino, riflessivo e pacato nei movimenti, si relaziona con ogni persona che incontra. Marzia, agile nel suo cappotto elegante, si muove quasi danzando. Varcata la soglia della chiesa, guarda in lontananza l’altare ed esclama: “Io ci sono!” La sua voce è musica. “ Io ci sono!” ripete con sorriso smagliante. “Prego per i vivi e per i morti e per e anime sante”. Originari delle Marche, Marzia e Lino vivono attorniati da figli e nipoti nella comunità di Marino. Le esperienze di vita condivise, anche nella memoria, vanno da Palermo a Roma ai Castelli Romani, scorrono dalla guerra alla pace. Lino racconta con lucidità la sua vita. Marzia intercala con vivacità. In guerra Lino si è trovato ad abbattere un aereo e ha gioito quando ha visto che il pilota lanciandosi si è salvato. Nel racconto c’è tutto l’orgoglio di un carattere che trasuda umanità. Marzia interviene: “Io prego per le anime vive e morte. Io ho sofferto, anche loro soffrono. Le anime sante mi fissano negli occhi. Io prego per loro giorno e notte.” Lino si riprende dal silenzio e continua a narrare la sua storia. Dagli 11 anni, ha amato ogni lavoro che gli è stato offerto, ma nella campagna ha trovato il suo regno. Guardiano in una villa, ha vissuto nel quotidiano la creazione della bellezza con la sua opera di contadino. Racconta che un giorno, ai proprietari che mostravano agli amici i filari di alberi ben curati e le magnifiche ortensie colorate, il figlioletto Renzo intrufolatosi tra loro, disse:”Papà alle ortensie gli recita il Padre Nostro! Per questo sono così belle!”. I Proprietari risero ma poi chiamarono in ufficio il contadino per parlargli. Lino si presentò un po’ timoroso pensando che qualcosa poteva andare storto.  Ascoltò le loro domande e con severa serietà sostenne la tesi del figlio: “Io lo dico davvero il Padre Nostro per le ortensie e per gli alberi. Non vedete che bel verde hanno?” Poi tornò al lavoro. Marzia riprende il suo spazio: “Io prego per i vivi e per i morti e per le anime sante. Bisogna pregare per i vivi perché hanno bisogno di molte preghiere”. Qui il silenzio – continua Rosangela Sali – diventa religioso poi Lino continua: “Con i miei figli sono stato severo, ma non li ho mai picchiati. Li ho orientati verso lo studio ma ho accolto di buon grado le scelte verso le quali si orientarono naturalmente. Ho curato i loro comportamenti e i loro sentimenti con l’esempio. Quando la sera torno dalla campagna e Marzia viene a sedersi accanto a me, sento una grande emozione. È la stessa che mi avvolse quando a una festa di paese lei salì sul calesse che guidavo. Ci restò tutta la vita!  Marzia solleva la sciarpetta argentea lavorata con le sue mani e Lino apre il giubbotto per mostrarmi la bella maglia verde lavorata da Marzia. Lungo il filare dei bottoni, un ricamo in tinta segna una linea retta che ricorda i filari alberati. Marzia prende la parola come un fiume: “Spesso le amiche mi domandano perché a 92 anni non ho le rughe. Io rispondo che Lino ogni mattina, prima di uscire, mi dà un buffetto sulla guancia sinistra e uno sulla guancia destra e le rughe si distendono. Certo Lino in campagna, da solo, mi dà pensiero allora io prego le anime sante perché gli stiano vicino e non lo facciano inciampare. Io a casa ho la badante e sapete cosa faccio? Prendo la scopa, la pianto ben fissa per terra, la ondeggio a sinistra e a destra e canto: “Fin che la barca va…”
A me che scrivo – conclude la psicologa – , la sua voce squillante ricorda il suono di un violino”.