Foibe, Rugghia, “Impossibile essere di sinistra e giustificare chi nega le identità”

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Antonio Rugghia
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Antonio Rugghia

Per dieci anni Sindaco di Ciampino, poi deputato del centrosinistra nella 13 ma legislatura, eletto appunto nel collegio uninominale di Ciampino alla Camera, esponente dei Democratici di Sinistra, è l’On. Antonio Rugghia, ospite del convegno promosso da Meta Magazine, con il patrocinio del Comune di Frascati, sui temi delle Foibe e dell’Esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, che si terrà Giovedì 17 Marzo presso  la Sala degli Specchi di Palazzo Marconi, a rispondere alle domande di Andrea Titti sulle vicende che lo hanno portato a votare favorevolmente la legge istitutiva del Giorno del Ricordo in Parlamento.

 

Durante la tredicesima legislatura è stata approvata la legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, in omaggio alle vittime delle Foibe ed agli esuli italiani di Istria Fiume e Dalmazia. Quali sono
state le motivazioni che l’hanno spinta all’epoca a votare a favore?
“L’approvazione della legge ha dato vita a un lungo e appassionato dibattito che mi ha permesso di approfondire avvenimenti di cui avevo una conoscenza superficiale. Ho votato con convinzione per dissolvere la cortina fumogena che per molti anni ha coperto le atrocità delle foibe e l’esodo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Il voto e la discussione parlamentare, che pure ha avuto momenti di aspra contrapposizione, ha dimostrato la volontà di costruire una memoria condivisa come patrimonio comune del Paese, non più strumentalizzabile a fini politici. Ricordo che Luciano Violante, allora capogruppo dei deputati Ds, fu molto determinato ad ottenere un voto unitario del  Parlamento. Del resto fu proprio lui a criticare l’atteggiamento giustificazionista e reticente che la sinistra aveva mantenuto  per troppi anni su questa tragedia”.

Pensa che a oltre dieci anni dall’approvazione della legge quel testo sia stato completamente messo in pratica nel suo dettato?

“Penso che si dovrebbe fare molto di più, soprattutto nelle scuole, per mantenere vivo il ricordo delle sofferenze patite dalle popolazioni e delle atrocità che vengono commesse nel nome delle ideologie e delle ragioni dei vincitori sui vinti, come è avvenuto al nostro confine orientale dopo la prima e la seconda guerra mondiale. Mantenere viva la memoria serve a tenere alta la guardia, ad evitare che possano ripetersi gli stessi orrori, che nessuno possa subire violenze e per la propria appartenenza etnica, religiosa o politica. I fatti dei nostri giorni, l’esodo biblico di persone che fuggono dalla guerra e dal terrore, stanno a dimostrare come sia attuale l’impegno per costruire, soprattutto fra i giovani, la cultura della pace, della tolleranza e del rispetto dei diritti universali dell’umanità”.

Per chi come lei ha una storia di sinistra votare quel testo ha significato rinunciare ad una parte della sua identità?

“Per me non è possibile essere di sinistra e negare o giustificare violenze che hanno portato morte e disperazione, calpestato i diritti della popolazione inerme, tentato di cancellare l’identità di un popolo”.