Claudio Comandini, scrittore, da tempo fornisce attenzioni alle vicende del territorio tuscolano cercandone gli agganci con una storia più ampia. Su Scritture, rivista online da lui diretta, è disponibile «La storia e i giorni. Le bombe su Frascati e la distruzione di Tuscolo» (https://www.scritture.net/mag/storia-bombe-frascati-distruzione-tuscolo/index.html), un testo utile e puntuale per favorire la comprensione di circostanze ed eventi che segnano questa importante data dell’8 settembre, le cui evenienze sono poi integrate in discorso più ampio che coinvolge anche la distruzione di Tuscolo avvenuta nel medioevo nonché la valutazione dei difficili equilibri del presente.
Può parlarci di questo scritto e di come è articolato?
‘In questo studio ho messo in rapporto tra loro due eventi quali la distruzione di Tuscolo del 1191 e i bombardamenti su ⬆ Frascati dell’8 settembre 1943, ricostruendone dinamiche e contesti in maniera documentata e critica. Quanto va definitivamente compreso, finalmente fuori da ogni semplificazione, è che ambedue i drammi fanno riferimento ad una storia molto ampia e di rilevanza internazionale, che la città ha subito per propria particolare esposizione e fragilità. È grottesco che nella memoria pubblica gli eventi oscillino perlopiù tra riduzione localista e pruriti nostalgici, senza focalizzarne in nessun modo la portata. Come se le lotte tra papato e impero fossero un rodeo da sagra popolare e la II guerra mondiale si fosse combattuta tra i vicoli del paese. Eppure, tali aspetti di esposizione e fragilità sono riscontrabili anche in altri periodi della storia della città e sono peraltro alla base anche dell’ingovernabilità della Frascati del presente, dove una predominante visione provinciale non permette di affrontare neanche l’ordinaria amministrazione. Così, non c’è poi da stupirsi che la viabilità venga ridotta a una giostra. Dobbiamo riguadagnare un orizzonte diverso’;
Come superare l’oblio e la nevrosi che a suo dire caratterizza la città e il territorio?
‘Proprio una lettura degli eventi che sappia utilizzare adeguatamente gli strumenti della storia, della geopolitica e della filosofia può permettere di focalizzate tanto la chiave della passata grandezza della città, che va finalmente compresa nei suoi elementi strutturali, quanto la possibilità di un suo rilancio al presente, che deve partire dal dotarla di istituzioni culturali definitivamente all’altezza dei potenziali. Al riguardo, un centro documentario internazionale e un’esposizione permanente dedicata all’8 settembre rappresenterebbero una misura idonea, ma è l’intera strutturazione del territorio a necessitare di un aggiornamento. Chiaramente, servono le giuste professionalità per realizzare tali percorsi: a quanto pare, in 75 anni tale eventualità è stata purtroppo di continuo repressa, lasciando spadroneggiare atteggiamenti di malinconia irrisolta e sciacallaggio emotivo. Ciò non ha permesso nemmeno di elaborare adeguatamente il lutto della città, costretta ad una piccolezza chiusa in confini in qualche modo ancora sotto assedio. E così, tra immobilismo e crolli, qui come altrove, nessuno sembra in grado di fare nulla. Eppure, a saper guardare, le soluzioni sono a portata di mano. Non possiamo però attendere ancora’.