Frascati vittima di uno sporco affare, il libro di Roberto Eroli

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Scuderie Aldobrandini
Scuderie Aldobrandini di Frascati
Scuderie Aldobrandini
Scuderie Aldobrandini di Frascati

«8943. Frascati…Vittima di Uno Sporco Affare» è significativo il titolo del volume che sarà presentato venerdì 11 dicembre 2015 nell’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini, dedicato al bombardamento di Frascati, a cura di Raimondo Del Nero, Dario De Sanctis, Roberto Eroli e Basilio Ventura e grazie alla preziosa documentazione di numerosi cittadini frascatani, testimoni in presa diretta di quegli anni complessi e terribili, che hanno aderito al progetto e hanno messo a disposizione preziosi ricordi e materiale anche inedito.

Il programma

L’evento conclude le celebrazioni annuali del 72° Anniversario del bombardamento dell’8 settembre 1943 e prevede un ampio programma che avrà inizio alle ore 10 con un’esposizione di auto e moto militari d’epoca in Piazza Roma, che successivamente sarà spostata nel cortile del complesso Museale delle Scuderie Aldobrandini. Alle ore 17 nell’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini ci sarà la presentazione del volume alla presenza degli autori, delle associazioni culturali Civitas Tuscolana e Amici di Frascati, che hanno collaborato alla realizzazione del volume, delle autorità locali. A seguire ci sarà la proiezione di un breve filmato inedito sull’arrivo degli Alleati sul territorio tuscolano, il cui titolo è: 8943, data del fatidico bombardamento di Frascati, il più importante dei Castelli Romani.

Il volume contiene oltre 1200 foto, documenti in parte inediti, 150 interviste di chi visse in presa diretta gli anni della guerra, il bombardamento prima e durante ed il nulla dopo. Nelle pagine si narra la storia di una cittadina dai primi del ‘900 al ’45 ed oltre. In un percorso chiaro e lucido. L’arrivo e il posizionamento nella cittadina dell’OBS, il Comando Supremo del Mediterraneo degli alleati tedeschi con a capo il famoso Generale Kesserling, che segnerà la “condanna” di Frascati. Nel libro si mette in evidenza l’epilogo della seconda guerra mondiale, “sporca e cattiva”, e l’arrivo degli Alleati, raccontati nel testo da diverse angolazioni, di cui la cittadina di Frascati ne è quasi un punto vitale e strategico, uno snodo importante a metà dell’Italia e degli italiani, dei tedeschi e degli Alleati.

“Per l’8 settembre bombardieri pesanti distruggeranno Frascati. Questo obiettivo è importante e deve essere distrutto”. Così si esprimeva il Generale americano Jimmy Doolittle, in quel 7 settembre 1943. Prima dell’inferno. Alle ore 12 circa dell’8 settembre il suono della sirena antiaerea segnò l’inizio della tragedia per la cittadina. Orario fatidico, questo, a dir poco fatale, se si pensa che nell’antichità classica l’ora delle 12.00 a.m. veniva considerata uno spazio temporale spartiacque, nel corso della giornata, in cui le porte del cielo e degli inferi si aprivano alla comunicazione dei due extramondi e delle loro divinità.

Inoltre si parla del “gioco” delle spie, del Re e dei Savoia, Badoglio e della sua numerosa corte, della liberazione di Mussolini, della lotta civile tra fratelli dello stesso sangue, della Resistenza, dei prigionieri italiani e frascatani in tutto il mondo, della fine. O dell’inizio. Morti oscure e confuse come quella del Generale Cavallero (suicidatosi o suicidato a Frascati?) vengono qui narrate in veste completamente inedita. Come, in una veste più specifica, viene esplicitata la “guerra parallela” e quella “psicologica” che ne segnano gli eventi e la storia dell’Italia stessa. Così da comprendere meglio ciò che forse la storia ufficiale ha voluto tacere o sottacere ed aprire una finestra su nuovi scenari politici e geopolitici mai considerati prima. Frascati è stata così “la vittima di uno sporco affare”, specchio del tempo di guerra, certamente privo di scrupoli sulle vite umane ed il loro sacrificio. Karl von Clausewitz definiva il coraggio “la prima qualità dell’uomo in guerra”. Possiamo aggiungere, a conclusione, che quel coraggio è stato anche e soprattutto di chi la guerra l’ha subita e certamente non voluta, affrontandola, però, con la dignità che rende l’essere, appunto, umano e civile.