Il nascente governo giallo-verde ridisegna la geografia politica italiana e apre una fase nuova rispetto alla II Repubblica. Lega e Movimento Cinque Stelle non sono forze alternative ma pienamente complementari, un blocco populista che ha trovato nell’ideologia sovranista un punto di saldatura. Anche se l’azione politica di questa nuova alleanza mostrerà presto i suoi punti deboli, incorrerà in incidenti di percorso, crisi interne, dovute sia alla sostanziale evanescenza di parte della sua classe dirigente, sia all’impossibilità di realizzare un programma irrealizzabile come quello votato dagli italiani il 4 Marzo, la luna di miele con gli elettori è destinata a durare, perchè la spinta che ha portato i cittadini a scegliere certe proposte politiche è ben radicata in una società che nella crisi ha rifiutato di assumersi collettivamente le sue responsabilità, scaricandole tutte su una parte della politica che ha governato negli ultimi 7 anni. Tutto ciò impone proprio a questa parte politica, in special modo al Partito Democratico, un supplemento di riflessione ed elaborazione, che a medio termine possa ridefinirne identità e progetto. Starà al Partito Democratico capire che i motivi della sconfitta non risiedono ne nelle divisioni a sinistra, ne nella sua ricomposizione si potrà edificare sic et simpliciter la rivincita. Il campo del centrosinistra non basta più, perchè il sovranismo è stato capace di calamitare a se il consenso di ampi strati sociali, soprattutto tra i ceti popolari, appartenenti storicamente sia alla destra che alla sinistra, e non basterà declamare di essere tornati a sinistra o a fare la sinistra per riconquistarli. Lo scontro sarà tra l’apertura e la chiusura, tra il contro e il per, tra l’et e l’aut, il dentro e il fuori, il merito e la coptazione, l’arruolamento e la mobilitazione. Su questo schema la riproposizione raccogliticcia di reduci e rottami politici, sigle e siglette sparse dopo le perenni deflagrazioni della sinistra italiana sarà solo una perdita di tempo e se oggi sembra promettere riscatti una simile strategia farà rimpiangere ai suoi propugnatori anche il misero 18% odierno. Per combattere e battere i sovranismi italiani, che si candidano a guidare l’Europa, serve un fronte repubblicano che si riappropri della bandiera del riformismo, a partire da quello istituzionale, e che attorno a ciò chiami a se le forze costituzionali per un nuovo patto sociale e nazionale. Se i gialloverdi rifiutano la politica tradizionale si dovranno richiamare in campo tutte le culture politiche storiche che hanno costruito l’unità nazionale e su questa base ridefinire una identità popolare che non abbandoni l’Italia all’odio ed al rancore sociale, al giustizialismo ed a un autoritarismo strisciante che ben presto si paleserà nelle azioni di un governo che per la prima volta si vede sorretto da due sole forze politiche che non hanno partecipato alla stesura della Costituzione. Una siffatta proposta politica dovrà nascere in mezzo agli ultimi, in quella parte di periferie abbandonate che ieri hanno creduto che nel sovranismo potessero trovare risposte ai loro bisogni, ma che ben presto ne saranno la prima vittima.
Un fronte repubblicano contro il governo gialloverde
L'unità a sinistra non basterà contro il sovranismo ma il Pd lavori alla costruzione di un fronte repubblicano che porti il riformismo a vivere tra gli ultimi