Galofaro “I Cinghiali catturati vivi a Frascati potranno essere abbattuti in Maremma?”

Nota di Carmelo Galofaro Presidente circolo ANLC Frascati (Associazione Nazionale Libera Caccia)

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“I Cinghiali catturati vivi a Frascati potranno essere abbattuti in Maremma?

In qualità di Presidente del circolo locale dell’Associazione Nazionale della Libera Caccia ho appreso dal giornale “Il Mamilio” che a prelevare gli 11 cinghiali di Villa Sciarra a Frascati sono stati degli operatori dell’Azienda Agrituristico Venatoria “Campo alla Pigna” di Ribolla (Grosseto), gli ungulati sono stati catturati vivi al costo di 11.000 euro – 1.000 euro a cinghiale.

Da quanto risulta dall’articolo, accertato il loro stato di salute, i cinghiali sono stati trasportati in un allevamento in Maremma, immagino quindi che siano stati portati nella stessa azienda “Campo alla Pigna” che li ha prelevati, trattandosi quindi di un’azienda venatoria i cinghiali dovrebbero essere oggi in un’area recintata in attesa che un collega cacciatore li abbatta.

Pur volendo riconoscere il buon operato della commissaria straordinaria Moscarella, che è riuscita a trovare una soluzione ad un annoso problema a cui gli enti sovracomunali non sono stati in grado di dare risposte, a nome di tutti i miei associati e dei tanti altri cacciatori del territorio mi domando: come è possibile che l’abbattimento del cinghiale non è accettato nel territorio dei Castelli Romani e diventa una soluzione se avviene in Maremma? Si tratta esattamente dello stesso cinghiale.

Del resto mi sorge un’altra riflessione: perché invece di mandare gli ungulati in Maremma il Parco dei Castelli Romani non utilizza la stessa politica del Parco naturale della Maremma in cui sono presenti politiche di contenimento del cinghiale anche attraverso abbattimenti selettivi? È mai possibile che il Parco dei Castelli Romani denunci l’inefficacia del sistema adottato nel Parco naturale della Maremma e poi proprio alla Maremma si rivolgono i Comuni dei Castelli Romani per risolvere il problema reale della presenza incontrollata e incontrastata dei cinghiali.

Si legge sul sito del Parco dei Castelli Romani: «la caccia non sembra un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali all’agricoltura, anzi, attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro e l’aumento della fecondità, potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi».

https://www.parcocastelliromani.it/inners/pages/cinghiali,-fra-leggenda-e-realt%C3%A0,-fra-credenze-e-dati-scientifici

Tuttavia i comuni in mancanza di alternative realistiche si debbono affidare ad aziende venatorie, credo che sia il momento di guardare in faccia la realtà e rendersi conto che i cinghiali prelevati non sono che una piccola parte della popolazione, ogni femmina della specie può partorire due volte l’anno, arrivando a generare fino a 12 cuccioli ogni volta, con tale crescita esponenziale della specie i luoghi appena liberati (al costo di 1.000 euro al cinghiale) verranno presto ripresi da altri gruppi di cinghiali, serve un intervento serio e continuativo in linea con i dati forniti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale), che ha dichiarato che dal 2010 ad oggi questa popolazione di ungulati è passata da 500.000 a un 1.000.000 di esemplari (è raddoppiata). Ancora più significativo è lo studio dell’INFS – Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Monaco et al. 2003) contenente le linee guida per la gestione della specie a livello nazionale, in tale documento si può leggere che è necessario «individuare una strategia di gestione corretta che consenta l’utilizzo delle popolazioni di cinghiale intese come una risorsa naturale rinnovabile (riorganizzazione e controllo adeguato dell’attività venatoria)».

È il momento di finirla con la persecuzione morale dei cacciatori, quella venatoria è una nobile arte che affonda le sue radici nella storia dell’umanità, ha illustri letterati come Ernest Hemingway o Erri De Luca che l’hanno analizzata a fondo, è stata al centro di un trattato dell’Imperatore Federico II (De arte venandi cum avibus), è praticata principalmente da persone che amano e rispettano la natura. Che ci siano persone che sbagliano nel loro approccio alla caccia non è mia intenzione negarlo, ma un ridotto numero di praticanti non può essere considerato esemplificativo della categoria. Andare a caccia significa passeggiare per i boschi, essere a contatto con la natura e ammirarla rispettandone un sano equilibrio; quello che oggi i cinghiali minacciano a discapito della biodiversità del sottobosco, della riproduzione di diversi ovipari di cui mangiano le uova, delle colture agricole e dell’incolumità dei cittadini nei centri urbani.

Oggi il cinghiale potrebbe diventare un’opportunità, la sua carne è abbondante e sanissima e se fosse inserita in una filiera controllata potrebbe rappresentare una bella fonte di reddito; il vero problema è che in Italia i macelli autorizzati a trattare il selvatico sono pochi e nei supermercati la maggior parte della carne di cinghiale in vendita viene dall’estero, mentre qui la specie prolifica in modo incontrastato.

Con lo spirito altruistico che contraddistingue i cacciatori, voglio dire al Presidente Gianluigi Peduto che il mondo della caccia è a disposizione dell’Ente Parco per contenere il proliferare incontrollato dei cinghiali che, come sottolineato dall’INFS, sono una risorsa rinnovabile.  Ci tengo a precisare che ci mettiamo a disposizione gratuitamente”. Lo dichiara Carmelo Galofaro Presidente circolo ANLC Frascati (Associazione Nazionale Libera Caccia)