Giorgio Pasetto, un cattolico democratico che distingueva Roma dalla Provincia

E' venuto a mancare stamattina l'ex Presidente della Regione Lazio e storico dirigente DC Giorgio Pasetto

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Stamattina è venuto a mancare a Roma, a 81 anni, Giorgio Pasetto, probabilmente il politico di Anzio che ha fatto la carriera più illustre e lodevole a livello regionale e nazionale, almeno ai tempi della Prima Repubblica, figura storica della Democrazia Cristiana laziale e romana, ma anche convinto sostenitore della scelta “ulivista” nella Seconda Repubblica, al punto di ripartire con una seconda fase della sua vita politica che lo ha visto coordinatore regionale della Margherita, deputato prima e poi senatore fino al 2008 quando si è messo dietro le quinte per fare “il padre fondatore” del Partito Democratico.

Chi scrive lo ha conosciuto relativamente tardi, nel 2009, anche se aveva seguito da giornalista locale alcune sue iniziative convegnistiche con l’associazione che aveva patrocinato nella sua città di origine, “Anzio Futura”, con la quale aveva iniziato a teorizzare un possibile ruolo e un possibile sviluppo per l’area litoranea nel XXI secolo.

Chi scrive ha vissuto poi da militante e anche da dirigente il Partito Democratico di Anzio dal di dentro e ha avuto modo di confrontarsi sempre in maniera molto informale con colui che seppur residente a Roma, ritornava nel fine settimana nella città di Nerone per poter coordinare e dire la sua sulle decisioni che il PD del luogo di mare dove era nato avrebbe dovuto prendere.

Non sarò ipocrita: Pur apprezzando il Giorgio Pasetto che operava a livello nazionale e romano ( ebbi modo di condividere con lui nel 2018 una comune candidatura al Consiglio Regionale del Lazio, quella di Valentina Grippo), ho sempre espresso un disappunto per come interveniva o “non interveniva” sulle vicende di Anzio.

Sia se riguardassero il PD che l’intera vicenda amministrativa di questa città.

Forse non considerava il tessuto sociale e intellettuale della nostra città capace di recepire certi slanci coraggiosi che comunque molti dei suoi “allievi” hanno avuto  anche negli ultimi anni ( penso al bravissimo sindaco di Rignano Flaminio Vincenzo Marcorelli, per dirne uno).

Purtroppo distingueva Roma dalla Provincia o Roma Da Anzio e perciò si accontentava di immaginare che una “fusione fredda” DC-PCI nel PD locale  bastasse e che ogni altro elemento nuovo andasse vagliato al setaccio.

Era la sua convinzione. E fu anche questa estenuante sua convinzione condivisa da molti ideologi della fusione fredda anziate a fare sì che lo slancio non potesse mai arrivare o se arrivasse andasse sottoposto ad esami del DNA per verificarne la purezza.

Peccato. Questo non va però a sottrarre la stima per il suo lavoro per la difesa dell’ambiente nel territorio come nel caso della Riserva Naturale di Tor Caldara, da lui perorata quando era Presidente della Regione o comunque la sua visione “internazionale” e anche un “po’ alla Don Milani e un po’ alla Giorgio La Pira” di cui molti stanno parlando ora sui social.

Era anche un “atlantista” e non si sarebbe mai posto dubbi su quale parte stare in questi giorni.

Forse alcune sue considerazioni, specie quelle che patrocinò attraverso la associazione “Anzio Futura” a distanza di 20 anni, vanno ancora considerate e valutate, visto che il progetto alternativo  che all’epoca si contrapponeva, quello in fondo del centrodestra “eterno” che governa ad Anzio, come il Grande Porto, si sono incagliate negli ingranaggi delle crisi economiche mondiali e della instabilità italiana.

Che la terra ti sia lieve, Giorgio.